Punto di vista

Casa, benessere e inquinamento: la situazione in Italia


Come noi italiani intendiamo il concetto di benessere e qual è la realtà

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Ieri ho partecipato a una conferenza organizzata da Mitsubishi Eletric, in cui si commentavano i dati di una recente indagine: “I love ME”, che ha analizzato come gli italiani interpretano il concetto di benessere in casa”.

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Sicuramente, lo reputano molto importante, perché gli intervistati hanno risposto quasi all’unanimità (il 93% di loro) che l’ambiente domestico influisce più o meno positivamente su salute e umore; anche altre indagini infatti rivelano che gli italiani sono soddisfatti della propria casa, un po’ meno di tutto quello che accade fuori, come lavoro, crisi economica, situazioni politiche.

Insomma, pensiamo a rendere la nostra casa un luogo migliore e il resto lasciamolo fuori dalla porta.

Tant’è che l’87% degli intervistati si dice disposto a investire per migliorare l’ambiente tra le quattro mura: ma in quanti sanno come rendere effettivamente migliore la propria casa? Alla domanda su quali aspetti considerassero più importanti, la maggior parte ha risposto “mantenere l’ambiente pulito e ordinato”. Nulla da obiettare sull’ordine, ma le pulizie domestiche invece nascondono spesso un grande problema: quello dell’inquinamento indoor. Anche un opuscolo dell’Istituto Superiore di Sanità, “L’aria della nostra casa, come migliorarla?”, inserisce tra le regole base quella di preferire prodotti naturali come aceto e bicarbonato e limitare il più possibile candeggina, ammoniaca e altri detergenti aggressivi; i prodotti in commercio contengono spesso sostanze pericolose che alla lunga possono portare a effetti collaterali come dermatiti, asma e altri ben più gravi. A giudicare però da quello che si trova nei supermercati direi che questi prodotti nocivi sono molto amati dagli italiani…

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Foto: www.lifegate.it

I tre quarti degli intervistati crede che la qualità dell’aria della propria casa sia buona, eppure molti dati dicono che è mediamente 5 volte peggiore di quella esterna, tanto che l’ISS ha stimato in 200 milioni l’anno i costi sanitari per le patologie legate all’inquinamento domestico.

Poco tempo fa ho svolto un’analisi sulla qualità dell’aria della mia casa, tramite un dispositivo elettronico in grado di rilevare le principali fonti d’inquinamento; sono stata piuttosto sollevata quando il report mi ha assegnato ottime valutazioni in tutti i parametri, perché abitavo in un appartamento in centro a Milano, una zona piena smog. Questo dimostra che spesso quello che incide di più sono le nostre scelte quotidiane, quelle piccole azioni a cui non si dà peso: il mio “segreto”, semplicemente, è arieggiare, utilizzare prodotti ecologici per la pulizia, vernici naturali e senza formaldeide se devo ridipingere le pareti, e poi tante piante in grado di assorbire gli inquinanti e depurare l’aria, come aloe, falangio, ficus, dracena, felce.

Prodotti chimici e abitudini scorrette possono avere un impatto negativo sulla salute, oltre che sull’ambiente, e sembra che gli italiani ne siano poco consapevoli: meno della metà degli intervistati dall’indagine “I love ME”, si preoccupa della qualità dell’aria, ancora meno (appena il 17%) dell’inquinamento ambientale prodotto da impianti di riscaldamento e simili.

Gli esperti sono concordi nell’affermare che bisogna agire in fretta per ridurre i consumi energetici e promuovere le fonti rinnovabili; solo per quanto riguarda gli impianti di riscaldamento, Assotermica sostiene che in Italia vengono ancora utilizzati 19 milioni di apparecchi e caldaie con scarso rendimento, alti consumi ed emissione di inquinanti ancora più elevata. Gli impianti termici più diffusi, oltre la metà, sono le caldaie autonome, seguite da quelle centralizzate (25%); decisamente in minoranza altri sistemi come la pompa di calore, che sarebbe invece molto conveniente per il risparmio energetico (richiede solo un quarto dell’energia elettrica), attinge a fonti rinnovabili ed è utile sia per riscaldare che per raffrescare. E qui andiamo su un altro tema molto sentito: il fresco. Questi ultimi anni, con estati sempre più torride, è notevolmente aumentato l’uso del climatizzatore, che si trova nel 65% delle case degli intervistati da Mitsubishi Electric. Un altro 27% non ce l’ha, ma lo vorrebbe e solo l’8% degli intervistati afferma di non averlo e di non desiderarlo.

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Un altro dato che emerge dalla ricerca fa riflettere: in molti, il 61%, sono convinti che la propria casa abbia un buon isolamento termico. Eppure, il rapporto di Legambiente “Case colabrodo” dipinge una realtà diversa: spendiamo tra i 1.500 e i 2.000 euro all’anno per riscaldamento e raffrescamento, cifra che potrebbe essere ridotta fino al 50% con interventi di efficienza energetica negli edifici e con nuovi impianti.

Infine, in molti pensano che una casa ecosostenibile sia più sicura anche per la salute, ma pochi agiscono di conseguenza: le soluzioni alternative sono poco conosciute, come l’isolamento termico delle pareti, la scelta di materiali edili che non contengono COV, i pannelli fotovoltaici.

Il quadro che viene fuori è che c’è ancora molto strada da fare, prima di tutto in quanto a consapevolezza, perché spesso le convinzioni non rispecchiano la realtà dei fatti. Passare dalla teoria alla pratica si può, le possibilità di migliorare le abbiamo: dobbiamo solo imparare a conoscerle e sfruttarle.

Se siete interessati ad approfondire i dati della ricerca “I love ME”, potete navigarli attraverso l’app sviluppata da Qlik per Mitsubishi Electric. Grazie a quest’applicazione interattiva potete combinare i dati delle diverse tab, selezionando parametri o campi specifici, per comparare le risposte.

 

Avviso di trasparenza: i contenuti di questo post sono legati a collaborazione commerciale.
Le aziende e i prodotti con cui è stato realizzato, sono selezionati in coerenza con i miei gusti e valori.

Tessa Gelisio

 

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