Punto di vista

Pesticidi, coloranti, dolcificanti artificiali: veleni nel piatto


Le sostanze potenzialmente nocive ma ancora ammesse

veleni nel piatto - edizioni punto d'incontro

Come diceva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, “Siamo quello che mangiamo”.

Peccato però che spesso nel cibo si nascondano alcune sostanze che costituiscono un pericolo: ormoni e antibiotici nella carne, mercurio nel pesce, residui di pesticidi in frutta e verdura… Molte di queste le conosciamo e sappiamo che possono essere dannose; ma ce ne sono invece molte altre di cui si parla poco o niente, non si fa informazione e quei pochi studi che vengono pubblicati nascondono spesso conflitti di interessi, tanto da risultare poco attendibili.

Intorno a questi temi ruota un interessante saggio che ho letto di recente, “Scelte alimentari non autorizzate” di Marco Pizzuti: ho deciso di contattarlo e di rivolgergli qualche domanda per approfondire alcuni degli argomenti che ha trattato nel suo libro.

marco pizzuti

Comincio proprio da quegli ingredienti che conosciamo poco e che in etichetta sembrano incomprensibili: sigle come E127 o E133. I codici alfanumerici che iniziano con la lettera E indicano sempre additivi alimentari come coloranti, conservanti, addensanti, esaltatori di sapidità. Su alcuni di essi si sono fatte diverse ipotesi di effetti tossici: i coloranti causerebbero nei bambini iperattività e disturbi dell’apprendimento, il glutammato (utilizzato soprattutto nei dadi per il brodo) è stato associato alla comparsa di malattie neurodegenerative, l’aspartame, famoso dolcificante artificiale, è da sempre accusato di essere cancerogeno… eppure tutti questi additivi sono autorizzati dall’Unione Europea. Com’è possibile?

La documentazione di sicurezza prodotta dall’industria sugli alimenti viene valutata da esperti imparziali?

«Purtroppo, l’industria esercita notevoli pressioni sui gruppi di lavoro incaricati di esaminare le relazioni scientifiche di sicurezza che riguardano i suoi prodotti. Molto spesso infatti, questa delicata funzione pubblica di controllo viene assolta da esperti che nel privato vengono chiamati a collaborare con gli stessi produttori e secondo l’ultimo rapporto di Coldiretti, ben il 58% degli esaminatori dell’EFSA (l’agenzia europea per il controllo sugli alimenti) è in conflitto d’interessi. Di conseguenza, le agenzie di controllo sono particolarmente indulgenti nell’approvare sostanze nocive a basso costo che rendono gli alimenti più appetibili o duraturi. Il modo in cui vengono autorizzate quindi, è scarsamente oggettivo e dipende sempre da un braccio di ferro tra l’industria e gli organi di controllo con risultati molto diversi da Paese a Paese. Così ad esempio abbiamo un dolcificante artificiale tossico come il ciclamato di sodio (E952) che viene vietato negli USA mentre nello stesso tempo è autorizzato in Europa, dove lo troviamo persino nella Coca-cola Zero.
Il filtro del controllo pubblico sugli additivi, insomma, fa acqua da tutte le parti: basti sapere che secondo gli esperti basterebbe mettere fuori legge 6 coloranti attualmente in commercio per eliminare il 30% dei casi di iperattività e di disturbi dell’attenzione dei bambini. L’aspartame è il dolcificante emblema di questa situazione, venne approvato con studi definiti aberranti dagli stessi esperti dell’FDA e venne proibito nel 1980. Nel 1981, però, la Casa Bianca sostituì il direttore dell’FDA e l’aspartame venne nuovamente autorizzato come “assolutamente sicuro” sulla base della stessa documentazione spazzatura precedentemente prodotta dall’industria. Di recente, la tossicità dell’aspartame è stata dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio dagli studi svolti dall’Istituto Ramazzini (famoso centro di ricerca sul cancro), ma sia l’FDA che l’EFSA si sono rifiutati di prenderlo in considerazione con ogni genere di pretesto.»

additivi - scienza del cibo

Foto: www.scienziatodelcibo.it

Altre sostanze che finiscono nel cibo sono i pesticidi: il loro uso contamina ortaggi, cereali e tutti i prodotti che vengono coltivati. Non contaminano solo la superficie: se ne trovano tracce anche all’interno. Sono sicuramente dannosi per l’ambiente. Ma per la salute?

«L’uso dei pesticidi si è rivelato un fallimento perché lo sviluppo di resistenze da parte di insetti, funghi e piante infestanti, costringe gli agricoltori ad aumentare continuamente le dosi di veleno che poi finiscono nel nostro piatto. Il glifosato ad esempio, è il pesticida cancerogeno della Monsanto più usato al mondo e un terzo delle donne USA se lo ritrova persino nel latte materno. Con i pesticidi la terra diventa sterile perché vengono sterminati i microrganismi che producono le sostanze necessarie alle radici per assimilare le sostanze nutritive di cui hanno bisogno. Le colture crescono ugualmente perché vengono innaffiate continuamente ma i loro prodotti, seppur di grandi dimensioni e di bell’aspetto, sono letteralmente annacquati, quasi insapori, scarsamente nutrienti e imbottiti di sostanza tossiche. Basti sapere ad esempio che per disporre dello stesso contenuto di vitamine di un’arancia biologica dei nostri nonni, oggi ne servono 8! (Ne avevamo già parlato qui).
In conclusione, contrariamente a quanto sostiene l’industria, il biologico non è una moda ma il risultato di una maggiore consapevolezza dei consumatori. I pesticidi hanno fatto il loro tempo.»

Alcune sostanze potenzialmente nocive sono considerate sicure sotto una certa soglia: cosa si intende con dose giornaliera accettabile e limiti massimi residui?

«Le sostanze riconosciute come nocive vengono ammesse secondo il principio della DGA (dose giornaliera accettabile) e degli LMR (limiti massimi residui), determinati in base al parere di EFSA.
Il problema, anche in questo caso, è l’eccessiva indulgenza degli esperti nei confronti dell’industria, con cui fin troppo spesso hanno stretti rapporti di collaborazione a vario titolo. Per DGA e LMR inoltre non si intende un quantitativo innocuo, ma solo il quantitativo considerato come rischio “accettabile”. E per dimostrare quanto sia opinabile e scarsamente oggettivo il sistema delle loro determinazione, dobbiamo sapere che fino al 2008 gli stati membri dell’UE avevano legislazioni molto discordanti tra loro. Così quando la normativa è stata “armonizzata per assicurare a tutti i cittadini dell’Unione la stessa tutela”, invece di fare una media tra tutti i differenti LMR, i legislatori pro-industria hanno adottato gli LMR dei paesi più permissivi con il risultato che stati come Austria e Germania con leggi particolarmente attente alla salute e all’ambiente, hanno visto aumentare gli LMR ammessi fino a un migliaio di volte per ben il 65% dei pesticidi! La DGA infine, è calcolata sulla tolleranza di un uomo adulto (senza tenere conto dei bambini e delle donne in gravidanza) e non esiste alcuno studio sull’effetto cocktail dei pesticidi e delle altre sostanze nocive che spesso troviamo insieme in molti prodotti. Ciascuno di noi infatti, porta nel sangue le tracce di almeno 4-5 pesticidi diversi e una dose così alta di conservanti che il corpo dei nostri defunti rimane come mummificato (i veleni assimilati impediscono i normali processi biologici di degradazione), mentre i cimiteri sono in emergenza perché non sanno più come trovargli posto!»

Ma come si riesce a dimostrare la tossicità di una sostanza?

«Purtroppo è quasi impossibile. L’industria agroalimentare può produrre gli studi “scientifici” spazzatura che vuole, in quanto dispone di ingenti risorse finanziarie mentre le ricerche accademiche realmente indipendenti, devono fare i conti con la scarsità dei fondi e la diffusa corruzione degli organi di controllo pubblici. Con questo sistema infatti, i produttori della benzina al piombo e del tabacco sono riusciti a negare per decenni ogni associazione dei loro prodotti con il cancro. Inoltre, gli effetti collaterali dei prodotti tossici immessi sul mercato non sono mai acuti e immediati e quindi, potendosi manifestare dopo anni o decine di anni è sempre molto difficile dimostrare il nesso di causa-effetto.»

 

La migliore soluzione come sempre è quella di limitare il cibo industriale, alimenti pronti e confezionati, e preferire prodotti biologici, nelle cui coltivazioni tante sostanze come i pesticidi di origine chimica non sono ammesse.

E speriamo che un giorno le cose cambino, che la salute pubblica venga prima di tutto.

Foto copertina: www.edizionilpuntodincontro.it

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