Punto di vista

Stop ai microgranuli!


Tutte le insidie che nascondono le microparticelle, così piccole e così dannose

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Scrub per viso e corpo, bagnoschiuma esfolianti che rinnovano immediatamente la pelle, dentifrici che sbiancano i denti dal primo lavaggio… le pubblicità hanno sempre vantato i “miracolosi” effetti dei microgranuli: e così questi prodotti, che ci sembrano migliori degli altri, fanno parte da anni della nostra beuty routine. Solo in Europa, dal 2012 abbiamo usato 4.300 tonnellate di prodotti con microgranuli.

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Foto: www.rinnovabili.it

C’è ovviamente il rovescio della medaglia. Queste microsfere sono in realtà particelle di plastica, oltretutto di derivazione petrolifera, così piccole che nessun filtro le può trattenere: dal lavandino o doccia di casa nostra arrivano alla rete fognaria, poi in fiumi, laghi, e infine in mare. Il problema sta letteralmente venendo a galla: l’80% dei rifiuti nel mar Mediterraneo è dato dalla plastica (ricordate? Ne avevamo parlato questa estate), ma queste microparticelle sono ancora più pericolose dei rifiuti tradizionali perché, oltre a non degradarsi, vengono facilmente ingerite dai pesci, entrando nella catena alimentare e finendo anche sulle nostre tavole. Un problema che non riguarda solo l’Italia: secondo le ricerche dell’Università di Plymouth, il 36% del pesce inglese contiene microgranuli, mentre l’Università del Wisconsin ha scoperto che la famosa area dei Grandi Laghi ormai è sommersa dalla plastica, con un milione di particelle per km quadrato. Sembrano cifre da capogiro, ma se pensate che un solo prodotto da 150 ml contiene circa 3 milioni di particelle, è facile immaginare come basti davvero poco per fare questi numeri.

microplastics - www.bioecogeo.com

Foto: www.bioecogeo.com

Oltre al danno ambientale (non da poco comunque, visto che cercare di risanare l’inquinamento della plastica ci costa circa 13 miliardi di euro l’anno), c’è anche il problema della salute.

Il pesce rischia di essere un alimento contaminato, con tutti i rischi per chi lo consuma. Alcuni studi sono ancora in corso, ma secondo gli esperti dell’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) pesci, molluschi e crostacei che hanno ingerito microgranuli sarebbero probabilmente tossici per l’uomo a causa degli agenti inquinanti della plastica, che dal nostro stomaco, una volta digeriti, si diffondono anche a cellule e tessuti. Anche un recente studio australiano, del Royal Melbourne Institute of Technology, ha dimostrato che i pesci assorbono e rilasciano le sostanze chimiche delle microparticelle.

Foto: www.ilfattoalimentare.it

E a tutto questo poi aggiungiamo gli effetti nocivi dell’utilizzo dei cosmetici contenenti microgranuli. Abbiamo parlato spesso degli ingredienti che sarebbe meglio evitare, in creme e bagnoschiuma ma anche nei dentifrici: questo perché la pelle non è impermeabile, sostanze potenzialmente dannose vengono assorbite facilmente; per non parlare poi del dentifricio, che almeno un po’ viene deglutito quando ci laviamo i denti, e con lui milioni di particelle in plastica.

Cosa fare allora per evitare questo “flagello”?

Le istituzioni di tutto il mondo si stanno muovendo. Si stanno prendendo provvedimenti in Paesi come Regno Unito, Canada e Australia, ma gli apripista sono stati gli USA, con Barack Obama che ha da poco firmato una legge per metterli definitivamente al bando: dal 2017 non verranno più utilizzati nelle produzioni di cosmetici, mentre dal 2018 sarà vietata la vendita di prodotti che li contengono.

Anche da noi in Italia qualcosa di muove: le ARPA (Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale) chiedono da tempo una legge come quella degli Stati Uniti per prevenire l’inquinamento dei nostri mari. Intanto, l’associazione ambientalista Marevivo ha lanciato una petizione, proponendo una legge che vieti l’utilizzo e la commercializzazione di prodotti contenenti microplastiche, che ha avuto come primo firmatario il Presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci (a proposito, se volete firmarla, la trovate qui).

Nel frattempo, noi possiamo come sempre fare la nostra parte, iniziando dalle scelte di ogni giorno: per esempio, evitando di comprare prodotti a base di microgranuli.

microbeads_ban - greenme

Foto: www.greenme.it

Non è così semplice, visto che sono più diffusi di quanto credessi: Greenpeace ha stilato una classifica dei 30 marchi internazionali di prodotti cosmetici che ne fanno più uso; compaiono anche le italiane Dove e Mentadent, che però si sono impegnate ad eliminarli gradualmente dalle proprie produzioni.

Controllando l’inci dei cosmetici occhio a queste sigle:

  • Polypropylene (PP)
  • Polyethylene (PE)
  • Polyethylene Terephthalate (PET)
  • Polymethyl methacrylate (PMMA)
  • Nylon

Indicano tutte particelle in plastica; le prime due sono le più frequenti, ma non mancano neanche le altre.

Oppure, seguite la soluzione più sicura ed economica: il fai da te. Vi ho proposto spesso ricette di cosmesi “casalinga”, anche per realizzare dentifrici o scrub, tutti naturali.

Combattiamo i microgranuli: salviamo il mare e la nostra salute!

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