Punto di vista

10 motivi per crederci


 

Gli analisti ci dicono che l’Italia è sì in crisi, ma ha anche ottimi motivi per sperare in un futuro migliore.

 MADE IN ITALY

In un rapporto di Symbola, Fondazione per le Qualità italiane, firmato dal suo presidente Ermete Realacci, ho trovato conferma di quanto penso da un po’: siamo stati in crisi per almeno 4 anni, lo saremo per almeno un altro paio forse, ma, se mettessimo la testa a posto, il nostro paese e gli italiani hanno risorse insospettabili su cui fare affidamento per essere ottimisti.

Il rapporto “2015: l’Italia in 10 selfie” si apre con una citazione di Sun Tsu, stratega cinese di qualche millennio fa, il cui succo è: “E’ proprio nelle occasioni in cui c’è tutto da temere che non bisogna temere niente”. Attenzione, non significa che non abbiamo nulla da perdere, ma solo che non dobbiamo piangerci addosso perché il tempo della disperazione, forse, non è ancora venuto.

Non dimentichiamoci,  per esempio, che il Bel Paese  è uno dei soli 5 paesi che esporta più di quanto produca nel settore manifatturiero per un valore superiore ai 100 miliardi di dollari, mica noccioline! Gli altri 4 sono Corea del Sud, Giappone, Germania e Cina. Peggio di noi fanno Francia e persino USA, tanto per intenderci.

Su un campione di circa 5000 di prodotti, le aziende italiane si sono dimostrate dei veri campioni dell’esportazione piazzandosi prime, seconde e terze in 935 casi. Insomma: il famoso detto “il made in Italy tira”, che in genere viene usato un po’ a spropositoi, nella realtà dei fatti dimostra che i nostri marchi si difendono ancora bene nel mondo globalizzato. Nonostante la disorganizzazione, la burocrazia e il fisco molti imprenditori italiani sopravvivono alla grande nella giungla planetaria.

Il debito pubblico è osceno, ma quello privato, quello basato sulla capacità degli italiani di gestire il proprio patrimonio, è uno dei minori al mondo. Già, perché nonostante lo stato in sofferenza cronica, imprenditori e famiglie tengono in piedi (miracolosamente) la baracca.

Dalla pasta ai pomodori e altri ortaggi, dall’aceto e l’olio d’oliva, ai fagioli e alle ciliegie: l’Italia è un produttore agroalimentare temibile. Sono ben 77 i prodotti in cui l’Italia si piazza sul podio per produttività e siamo il  Paese più forte sul pianeta per prodotti ‘distintivi’, con 269 prodotti Dop, Igp e Stg ).

 Siamo i numero 2 al mondo per esportazione di meccanica dietro solo ai “super tedeschi”.

L’Italia è uno dei paesi che più ha scommesso nella green economy con oltre 3500 aziende che hanno aumentato così esportazioni, grado di innovazione e fatturati.

A proposito di green: l’industria italiana (sì quella del Paese che vanta la “terra dei fuochi” tra le sue attrazioni) è tra le più rispettose dell’ambiente con sole 104 tonnellate di anidride carbonica per milione di euro prodotto (la Germania ne immette in atmosfera 143, il Regno Unito 130) e 41 di rifiuti (65 la Germania e il Regno Unito, 93 la Francia).

E paradossalmente, visti i tanti scandali, siamo campioni europei nell’industria del riciclo:  nessuno fa meglio. Nessuno.

Il nostro è il Paese che ospita più bellezze artistiche al mondo e siamo quello che le sfrutta forse peggio, economicamente. Ma, dalla cultura, in generale, gli italiani riescono a ricavare 80 miliardi di euro all’anno… 80 miliardi chiudendo i musei la domenica….

L’Italia è anche il paese più visitato da turisti extra UE dell’intera Unione. Essendo anche il paese con il maggior numero di siti Unesco al mondo mi pare logico. Meno logico pensare al fatto che la cultura del turismo in Italia sia ancora ai primordi. In molti sensi.

Quest’ultimo punto è quello che mi ha stupito di più: l’Italia è al secondo posto dietro agli USA nel cosiddetto reshoring. Termine che ho scoperto pochi minuti fa ma che, in soldoni, significa il rientro in patria di aziende che avevano delocalizzato, per esempio in Cina o in Est Europa. Il rapporto dice che quelle che rientrano sono soprattutto imprese basate sulla produzione di qualità…

Dieci aspetti che ci d dovrebbero far sentire il petto un po’ meno appesantito dalla depressione.  Eppure, adesso che sto chiudendo questo pezzo, mi sento anche un po’ arrabbiata: forse basterebbe poco, veramente poco, per essere un grande paese.

 

Per approfondire ecco l’analisi di Symbola: l’Italia in 1o selfie

 

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2 Comments

  • Reply
    Fabrizio Casati
    27 Gennaio 2015 at 20:05

    Ciao Tessa sei meravigliosa, di una bellezza infinita. Ti amo !!!!!!!

    • Reply
      tessa
      3 Febbraio 2015 at 18:14

      grazie…

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