Punto di vista

5G: dobbiamo preoccuparci?


Di cosa si tratta, quali cambiamenti comporterà e il dibattito sui rischi per la salute

L’Italia si sta preparando all’avvento del 5G, l’ultima rivoluzione tecnologica in fatto di rete mobile, ovvero quella che permette la comunicazione di smartphone, tablet e molto altro (pensate a tutti i moderni elettrodomestici che si possono monitorare attraverso un’App). 5G sta infatti per “quinta generazione”, e presto renderà obsoleta l’attuale 4G, promettendo tempi di navigazione molto più rapidi anche con il numero sempre crescente di dispositivi connessi. Il cambiamento sta in una tecnologia completamente diversa: se ora le comunicazioni avvengono soprattutto grazie all’hardware dei vari smartphone, con il 5G passeranno invece attraverso una nuova rete di antenne, molto più innovative, che faranno quindi tutto il lavoro di trasmissione dati al posto dei nostri dispositivi. Se da un lato sembra una bella evoluzione, che alleggerisce il compito agli smartphone accorciandone i tempi di risposta, dall’altro potrebbe esserci il famoso rovescio della medaglia.

Foto: altroconsumo.it

Proprio queste nuove antenne che andranno a diffondersi sul nostro territorio, e le frequenze molto più alte a cui viaggeranno, sono finite “nel mirino”, destando preoccupazione tra i cittadini e anche tra alcuni ricercatori per i possibili effetti negativi sulla salute. Nel 2017, ad esempio, l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente chiese una moratoria per sospendere la sperimentazione approvata dal Ministero dello Sviluppo Economico: vennero installate migliaia di antenne in tre raggruppamenti urbani, Milano, Prato-L’Aquila e Bari-Matera, senza controlli da parte degli enti ambientali e sanitari e senza aver informato degli eventuali rischi i 4 milioni di cittadini che si sono trovati a fare da cavie a loro insaputa.

Ma andiamo con ordine e facciamo un quadro completo della situazione.

5G: A CHE PUNTO SIAMO IN ITALIA

Foto: agi.it

Non si sa ancora il numero di queste “microcelle” (le piccole antenne per supportare il 5G) che verrebbero collocate in Italia, certo è che si andrebbero a sommare alle già presenti 60mila reti wireless, distribuite tra le famose compagnie telefoniche, dell’attuale tecnologia.
Al momento l’implementazione del 5G è ancora in corso e in funzione solo in alcune città: il bando d’asta per il diritto d’uso delle frequenze (assegnate a Iliad, TIM, Fastweb, Wind Tre e Vodafone) si è concluso il 2 ottobre 2018, e il 5G è attivo dal 5 giugno 2019; gli operatori hanno già lanciato sul mercato servizi tariffari e smartphone compatibili (molto costosi), ma il percorso è ancora lungo e si prevede che la copertura aumenterà gradualmente nei prossimi anni. Insomma, dobbiamo attendere il 2022 perché la nuova tecnologia sia disponibile in tutta Italia.

 

LE ANTENNE SONO UN PERICOLO PER LA SALUTE?

Foto: ilsalvagente.it

Gruppi di cittadini e anche alcuni parlamentari si sono esposti in prima fila per chiedere uno stop all’avvento del 5G. L’elettromagnetismo ad alta frequenza è classificato da IARC come un possibile cancerogeno, quindi una rete così fitta di antenne con frequenze più elevate ha fatto sorgere varie preoccupazioni.
Una delle ricerche più famose a livello internazionale è quella realizzata dall’Istituto Ramazzini, che ha messo sotto la lente d’ingrandimento l’effetto delle onde elettromagnetiche generate dai ripetitori (al link trovate il comunicato ufficiale): il risultato è stato il riscontro di un aumento di tumori cardiaci e al cervello nei ratti. Ovviamente c’è chi dall’altra parte obietta, sostenendo che le onde elettromagnetiche prese in considerazione nella ricerca sono quelle generate dalle frequenze delle precedenti tecnologie (2G e 3G), e che paradossalmente gli effetti negativi del 5G potrebbero essere inferiori.
Come? La rete di supporto del 5G ha sì una frequenza più elevata, e verrebbe diffusa più capillarmente sul territorio, ma le micro antenne emettono segnali di potenza più bassi rispetto agli attuali ripetitori: le onde elettromagnetiche che si generano sono molto più piccole, e non riuscirebbero a propagarsi nei tessuti delle persone esposte ma si fermerebbero a un livello più superficiale della pelle.
Inoltre, siamo anche tutelati dalle norme italiane, che prevedono limiti di sicurezza molto più restrittivi degli altri Paesi sull’emissione di onde elettromagnetiche: 6 volt/metro, contro la media europea di 60 volt/metro.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità le antenne del 5G sarebbero pur sempre meno pericolose dei cellulari che continuiamo a usare nonostante gli studi scientifici condotti finora si siano concentrati sui possibili effetti cancerogeni delle onde elettromagnetiche emesse dai cellulari, e non dai ripetitori.

 

È vero che al momento non ci sono dati certi sui pericoli per salute (sono ancora incerti quelli sui primi telefonini!) e probabilmente occorreranno diversi anni per studiare e scoprire gli effetti dell’esposizione a queste nuove onde. Ma in nome del famoso principio di precauzione, non sarebbe meglio andarci cauti?
Voi cosa ne dite, che sarebbe meglio procedere per gradi oppure siete d’accordo con chi afferma che la paura è ingiustificata?

 

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