Punto di vista

Acqua minerale VS rubinetto: chi vince la sfida salute e sostenibilità?


Un confronto fra caratteristiche, parametri di legge sulla qualità e impatto ambientale

Che l’acqua sia fondamentale per la salute, e che dobbiamo berne almeno 2 litri al giorno, lo sappiamo. Quello su cui è facile avere dubbi è quale acqua scegliere.
Certo le tante pubblicità che vediamo, che vantano proprietà quasi miracolose, non aiutano: molto di tendenza in questo periodo sono ad esempio le acque funzionali, addizionate di vitamine e sali minerali, i cui reali benefici sono tutti da dimostrare; e siamo già fortunati se sono innocue, perché molte vantano di essere a zero calorie ma sono addizionate da edulcoranti artificiali non proprio amici della salute (come spiegato dall’esperta nel post sulle cosiddette bibite light)!

Ma le geniali operazioni di marketing riguardano anche le “semplici” minerali. “Puliti dentro e belli fuori” vi ricorda qualcosa? CoGeDi, l’azienda produttrice dell’acqua Rocchetta, è stata multata quattro volte in pochi anni per pubblicità ingannevole, l’ultima volta per lo slogan utilizzato per questo e l’altro suo prodotto, l’Uliveto, che recita “Acque della salute”: Rocchetta probabilmente depura e stimola la diuresi, ma non più di una qualsiasi acqua, compresa quella del rubinetto.

Foto: distribuzionemoderna.info

Eppure, chissà perché noi italiani dell’acqua che proviene dagli acquedotti ci fidiamo poco: siamo in testa alla classifica europea per consumo di acqua in bottiglia, con 224 litri e costi fino a 110 € pro capite l’anno. Nel nostro Paese spendiamo in acqua minerale la stessa cifra destinata ai cosmetici! E il motivo non è nemmeno legato alla preferenza per le bollicine: il 69% di chi acquista acqua in bottiglia la sceglie naturale, esattamente come quella che sgorga, gratuitamente, dal rubinetto.
L’acqua pubblica non viene pubblicizzata come un prodotto di bellezza o particolarmente utile per la salute, così non regge la competizione con le acque minerali ed è facilmente vittima di pregiudizi e falsi miti: viene snobbata dalla maggior parte delle persone per il sapore meno gradevole e considerata meno sicura dal punto di vista igienico-sanitario.

Eppure c’è un altro motivo per cui andrebbe rivalutata, un punto su cui si battono anche molte associazioni come Legambiente. Se le bottiglie di vetro, soprattutto con la formula del vuoto a rendere, sarebbero una soluzione tutto sommato a basso impatto ambientale (anche se rispetto all’acqua di rubinetto bisogna considerare il fattore trasporto), viene acquistata per lo più acqua in bottiglie di plastica: secondo i dati più recenti di Mineracqua e Corepla, nel 2018 sono state prodotte 320mila tonnellate di bottiglie in PET, di cui 30mila tonnellate, invece che essere riciclate, sono state disperse nell’ambiente (e comunque il riciclo non è sempre la soluzione, come spiegato in questo post su dove finiscono i nostri rifiuti in plastica). Ci si preoccupa tanto dell’emergenza mondiale che è diventato l’inquinamento da plastiche e microplastiche, soprattutto in mare, ma non si è disposti a ridurne l’utilizzo: un po’ contraddittorio, no?

Foto: lifegate.it

Attenzione poi ai vari spot pubblicitari delle acque imbottigliate che promettono la riduzione della plastica, perché anche qui non mancano i casi di denunce all’Antitrust. San Benedetto è stata accusata di greenwashing, per via della definizione “amica dell’ambiente” riferita alla bottiglia e diciture in etichetta secondo cui avessero ridotto la plastica del 30%; peccato che, si è scoperto, l’azienda non abbia mai fatto nessun tipo di test per provare quanto affermava.

Se dal punto di vista ambientale (ed economico) è piuttosto chiaro quale sia la scelta migliore tra acqua di rubinetto o imbottigliata, vediamo le differenze da quello invece della qualità e della sicurezza per la salute. Le sostanze prese in esame per i due tipi di acque sono in parte gli stessi, ma sugli acquedotti vengono svolte alcune analisi in più: questo perché le acque minerali provengono da sorgenti pure, perciò si parte dal presupposto che abbiano bisogno di meno controlli. Infatti, affinché una fonte ottenga il riconoscimento di acqua minerale da parte del Ministero della Salute, deve superare un lungo iter e rispondere a parametri di qualità chimico-fisici molto restrittivi; i controlli vengono svolti dall’azienda produttrice, una volta l’anno dopo il riconoscimento dell’etichetta. Si tratta di un’autocertificazione, ma difficile che vengano commesse frodi: i produttori perderebbero per sempre il permesso di commercializzare l’acqua. Insomma, sull’aspetto salute si può stare tranquilli.

E l’acqua di rubinetto è altrettanto sicura? La differenza principale è la provenienza: per legge, può essere sì una falda sotterranea, come per le minerali, ma anche da acque superficiali come fiumi e laghi. Da qui nasce la necessità di svolgere ulteriori analisi, alla ricerca di alcuni composti come benzene, idrocarburi policiclici aromatici o antiparassitari, che possono finire nelle acque, o sui livelli di clorito o il bromato, sostanze utilizzate nei trattamenti di disinfezione per rendere l’acqua potabile. Secondo gli esperti, il cloro non è un pericolo per la salute, ma è il responsabile del sapore meno gradevole dell’acqua di rubinetto: un inconveniente a cui si può facilmente ovviare utilizzando una caraffa filtrante, che trattiene cloro, calcare e riduce eventuali metalli pesanti (presenti per lo più nelle tubature molto vecchie). I controlli per l’acqua potabile avvengono su tutta la rete idrica, e sono doppi, perché uno spetta al gestore dell’acquedotto, mentre la contro verifica all’Asl di competenza locale; perché l’acqua sia considerata idonea al consumo umano, deve essere conforme a dei precisi parametri stabiliti dall’OMS e recepiti in Italia con il D.Lgs 31/2011.

E cosa succede se qualche parametro è fuori legge? Le famose deroghe preoccupano molti consumatori (ed è vero che non sono ammesse nel caso delle acque minerali). Niente allarmismi: oltre il 99% dell’acqua potabile è conforme alla legge, e i casi in cui quelli non a norma possono costituire un pericolo per la salute umana sono più unici che rari.
Per quanto riguarda invece la qualità e le proprietà per la salute, possiamo conoscere il contenuto di sali minerali dell’acqua minerale leggendo l’etichetta e di quella del rubinetto consultando il sito del gestore dell’acquedotto. L’Istituto Superiore di Sanità però avverte: nella maggioranza dei casi (l’85%) l’acqua di rubinetto proviene da falde sotterranee, magari le stesse dell’acqua minerale, e hanno perciò caratteristiche molto simili.

Non posso darvi la riposta alla domanda “è meglio l’acqua in bottiglia o quella di rubinetto?”, perché dal punto di vista della salute sono sicure entrambe. Posso solo consigliarvi, prima di scegliere l’opzione meno ecosostenibile, ovvero la bottiglia, di verificare la qualità dell’acqua nella vostra zona: potrebbe non essere una scelta giustificata.

Foto: officinadeisaperi.it

Il caso dei PFAS nell’acqua di alcune zone del Veneto ha messo in allarme molti, ma per ora nessun’altra regione corre gli stessi rischi.
Certamente l’episodio non è da sminuire d’importanza: a breve dedicherò un approfondimento alla questione con le conseguenze per la salute.

 

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3 Comments

  • Reply
    Marco
    22 Agosto 2019 at 0:56

    Grande tessa. A Venezia esiste http://www.venicetapwater.com per ridurre plastica e promuovere consumo di acqua del rubinetto

    • Reply
      Tessa Gelisio
      22 Agosto 2019 at 17:50

      mi piace!

  • Reply
    Stefania
    4 Settembre 2019 at 18:50

    Adotto la politica dell’acqua del rubinetto da qualche anno soprattutto dopo che notavo quanto fosse il peso della plastica che consumiamo e poi, diciamola tutta… L’acqua lasciata al sole per ore durante lo scarico alla Gdo non credo possa essere poi tanto meglio dell’acqua di rubinetto…

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