A tavola

Agrumi: attenzione alla “buccia non edibile”!


Cosa significa questa dicitura e quando è obbligatorio riportarla in etichetta

Qualche tempo fa, sulla mia pagina Facebook mi è stato segnalato un fatto che onestamente non conoscevo: gli agrumi con la buccia non edibile. Premesso che per me la regola è che se non sono biologici la buccia non va utilizzata, non sapevo che anche tra i frutti coltivati con metodo convenzionale ci fosse la distinzione tra quelli commestibili e quelli no. Quello che non li renderebbe adatti al consumo sono le sostanze con cui vengono trattati, ovvero pesticidi, additivi e altri agenti chimici con varie funzioni, come conservarli a lungo proteggendoli da muffe e funghi, o semplicemente migliorare il loro aspetto affinché siano più appetibili sul mercato.

La segnalazione del mio follower riguardava in particolare gli agrumi provenienti dall’estero, ovviamente trattati con conservanti e additivi di vario genere perché possano arrivare indenni da viaggi anche molto lunghi; in altri Paesi, poi, la norma sugli additivi ammessi in agricoltura potrebbe essere diversa e meno restrittiva rispetto alla nostra, quindi mi sono concentrata soprattutto sulla situazione italiana.

In effetti, però, ho scoperto che anche da noi vengono prodotti arance e limoni dalla buccia non edibile, e che quando così deve essere obbligatoriamente segnalato in etichetta. Siate sinceri, quanti di voi lo sapevano?
Siccome invece ritengo sia importante essere sempre informati, saper riconoscere i prodotti migliori e quelli da evitare, così come imparare a leggere correttamente le etichette dei prodotti che portiamo in tavola ogni giorno, ho voluto approfondire l’argomento.
Ne ho parlato con Marco Pizzuti, saggista d’inchiesta (ricordate il post sugli additivi alimentari pericolosi?), che mi ha spiegato quali sono i trattamenti che si possono fare sulle bucce, quali sono pericolosi per la salute e come fare per scoprire se sono presenti.

I TRATTAMENTI AMMESSI SULLE BUCCE DEGLI AGRUMI

Foto: www.freshplaza.it

«Anche se scarsamente noto ai consumatori, molto spesso gli agrumi dopo la raccolta vengono trattati con sostanze spruzzate sulla superficie esterna per migliorare sia l’aspetto sia la conservazione. Pertanto, oltre al rischio (seppur minimo) di ritrovarsi qualche residuo indesiderato di tali sostanze nelle spremute, bisogna prestare molta attenzione al tipo di bucce di agrumi utilizzate per dolci, marmellate e cocktail.»

La buona notizia è che siamo migliorati rispetto al passato: «La vecchia normativa consentiva il trattamento con alcuni additivi come il difenile (E 230), l’ortofenilfenolo (E 231), l’ortofenilefenolo sodico (E 232) tiabendazolo (E 233).» Considerati tossici per l’uomo, in Italia non possono più essere utilizzati, ma non è detto che valga lo stesso per i prodotti esteri, specialmente extra UE. «Dal 2011 è entrato in vigore il regolamento UE 1129/2011, che ha proibito i primi tre (l’E230, l’E231 e l’E232), mentre è ancora consentito il tiabendazolo (E233), non come additivo, ma come fungicida e antiparassitario sì: viene aggiunto nell’acqua delle vasche di lavaggio. Un altro fungicida ammesso è l’imazalil, che viene invece spruzzato sulla superficie degli agrumi per prolungare la conservazione.»
Giusto per informazione: sono diversi gli studi che accusano questa sostanza di essere cancerogena, tra cui quelli dell’agenzia americana EPA (Environmental Protection Agency).

Di buono invece c’è che in passato la buccia veniva fatta risplendere con cere di derivazione petrolifera, come polietilene e paraffine, mentre ora sono state sostituite da quelle naturali, vegetali o prodotte da insetti, ma perlomeno non pericolose: «Al posto dei vecchi additivi possono essere usate le cere naturali (cera d’api E 901, cera di candelilla E 902, cera carnauba E 903 e cera polietilenica ossidata E 914) che l’industria adopera per ricoprire lo strato esterno di alcuni tipi di caramelle. La cera d’api e il lucidante di gommalacca (E 904) sono ottenute dalla secrezione di insetti, quindi possono costituire un problema per i vegani

 

QUANDO LA BUCCIA DEGLI AGRUMI NON È COMMESTIBILE?

 

Foto: www.ambientebio.it

«Nelle etichette della frutta non trattata o trattata solo con sostanze naturali viene menzionata la possibilità di usare la buccia degli agrumi in cucina: se sull’etichetta compare la dicitura “Buccia edibile”, significa che è idonea per l’utilizzo nei cocktail e nelle preparazioni culinarie. Nel caso invece di mancanza di indicazioni a riguardo (edibile o non edibile), la buccia degli agrumi non va utilizzata per bevande o dolci.»

Acquistando prodotti biologici naturalmente si va sul sicuro: «La buccia degli agrumi biologici non viene mai trattata con sostanze nocive come sostanze di rivestimento, fungicidi e antiparassitari e di conseguenza non presenta rischi per la salute.»

E i limoni affogliati, che seppure non biologici vengono spesso considerati non trattati? «La presenza delle foglie indica solo che la partita non ha subito trattamenti con le cere (è troppo complicato lavare, spugnare, lucidare e spazzolare il frutto senza staccare le foglie durante i vari processi). Gli agrumi che possiedono ancora le foglie quindi non possono avere subito trattamenti con le cere, ma non sono garanzia di esclusione di fungicidi o antiparassitari

 

INDICAZIONI IN ETICHETTA: COSA DICE LA LEGGE

Foto: www.saluteokay.com

La regola è che se la buccia è stata trattata con fungicidi, additivi o conservati, questi vanno segnalati in etichetta. «I produttori devono indicare per legge i trattamenti effettuati con le cere e con altre sostanze sulle etichette specificando il nome o il numero dell’additivo. Nel caso in cui sia presente l’imazalil tra gli additivi, la norma prevede che sia riportata obbligatoriamente l’avvertenza “Buccia non edibile”
Se questa sostanza, così discussa dagli scienziati, è sufficiente da sola per rendere la buccia non più commestibile, fate attenzione in ogni caso perché il semplice fatto di non trovare questa dicitura, non significa che i prodotti non siano stati trattati.

Questi obblighi però valgono solo per la frutta imbustata (la retina di arance e limoni, per capirci): per quella sfusa cambiano le carte in tavola. «Per gli agrumi venduti sfusi nei mercati rionali o nei banchi self-service dei supermercati, non esiste l’obbligo di riportare le indicazioni riguardo alla presenza degli additivi e degli agenti di rivestimento. Ciononostante, ne deve comunque essere fatta menzione sulla cassetta utilizzata per il trasporto», quindi prima di inforcare guanto e sacchetto per la frutta, cercate tutte le informazioni possibili.

 

Vi starete chiedendo: e se si consumano fuori casa preparazioni con bucce di agrumi, come un bicchiere di limoncello o più semplicemente la fetta di limone nella bevanda al bar, come si fa a sapere se sono trattati o meno? Bella domanda! Non si può: quindi forse è il caso di limitare i piatti contenenti agrumi alle sole ricette casalinghe…

 

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