Occhio al benessere

Allergie e intolleranze alimentari


Differenze e test validi per identificarle, con l’aiuto degli esperti

Fonte: policms.it

Un italiano su quattro crede di essere intollerante o allergico ad alcuni alimenti. Una vera e propria psicosi da cibo, che ha indotto milioni di persone ad eliminare dalla propria dieta quotidiana una lunga seria di alimenti ritenuti sospetti o potenzialmente allergenici, come latte vaccino, cereali e pasta, uova, pesce e crostacei. 

Ecco, quindi, spuntare sugli scaffali dei supermercati prodotti gluten free, privi di lattosio, senza uova e vegan friendly, che puntualmente finiscono nel nostro carrello della spesa. Per non parlare del recente fiorire ad ogni angolo di strada di pasticcerie, pizzerie, panifici e addirittura farmacie che propongono alimenti e prodotti per clienti allergici o intolleranti. Vogliamo parlare dei prezzi? Definirli esorbitanti è poco.

Il Food Marketing si sbizzarrisce, le aziende fanno affari d’oro e noi consumatori abbocchiamo all’amo, spinti da condizionamenti o suggestioni psicologiche e convinti di poter curare disturbi e malesseri riducendo drasticamente la varietà degli alimenti. 

La realtà è, però, ben diversa. Pensate che in Italia sono circa 3 milioni le persone affette da allergie o intolleranze alimentari diagnosticate. La percentuale sale nel caso dei bambini, per i quali l’incidenza dei malesseri scatenati da alcune sostanze alimentari raggiunge il 10%.

Serve davvero un pò di chiarezza e prima di tutto occorre fare una distinzione tra allergia e intolleranza alimentare, due termini che vengono erroneamente usati come sinonimi – probabilmente a causa dei sintomi spesso comuni – ma che in realtà rappresentano due patologie ben distinte. 

Fonte: meteoweb.eu

Per capire meglio qual è la differenza tra allergie e intolleranze alimentari mi sono rivolta alla Dott.ssa Donatella Lamacchia, allergologa presso Humanitas Medical Care. «L’allergia alimentare è una risposta immediata dell’organismo ad una componente specifica, in genere una proteina, che viene riconosciuta come estranea e per questo “attaccata” dal sistema immunitario con anticorpi specifici che si chiamano immunoglobuline di tipo E (IgE). I sintomi allergici possono essere più o meno gravi e si presentano poco dopo l’ingestione dell’alimento. Tra questi, i più tipici sono prurito al cavo orale, gonfiore alle labbra e alla lingua, orticaria, mancanza di respiro per ostruzione delle vie aeree, vomito, diarrea ed infine il sintomo più grave e più temuto perché può determinare la morte, cioè lo shock anafilattico.»

La maggior parte delle reazioni allergiche è da imputarsi a un numero relativamente esiguo di alimenti – latte vaccino, uovo, soia, grano, arachidi, noci, pesce e molluschi – ed è più comune nei primi 3 anni di vita, anche se può presentarsi a qualsiasi età. 

Le malattie allergiche riconoscono inoltre una predisposizione genetica. La probabilità di soffrire di allergie aumenta fino al 40-60% nei figli di genitori allergici rispetto alla popolazione generale.

Recenti studi hanno, inoltre, confermato che il massiccio uso di conservanti, additivi e pesticidi può giocare un ruolo fondamentale nell’aumento dell’incidenza globale delle allergie.

Un universo a parte sono le intolleranze alimentari, che ancora oggi costituiscono una tra le aree più controverse della medicina. «Per intolleranza si intende ogni reazione avversa riproducibile causata dall’ingestione di un alimento o di alcune sue componenti (proteine, carboidrati, grassi, conservanti).» spiega la Dottoressa Lamacchia, che precisa: «Purtroppo questo termine è sempre più inflazionato e spesso è erroneamente utilizzato in senso generico anche per indicare un’avversione psicologica nei confronti di questo o quel cibo. Alla base delle intolleranze non c’è una reazione specifica del sistema immunitario, i sintomi sono scatenati da difetti enzimatici o dalla presenza di sostanze attive farmacologicamente, naturalmente presenti nei cibi o aggiunte per migliorarne il gusto, l’aspetto e la conservazione. Spesso si parla erroneamente di intolleranza alimentare quando si presentano sintomi come gonfiore addominale, senso di ripienezza precoce, digestione rallentata, diarrea, cefalea e stanchezza, che nella maggior parte dei casi sono riconducibili esclusivamente ad abitudini e stili di vita errati e dannosi per l’organismo.»

Quali sono, quindi, i test veramente efficaci per identificare e distinguere un’allergia da un’intolleranza alimentare?

«Per la diagnosi delle allergie alimentari abbiamo a disposizione differenti tipi di test che vanno integrati tra loro per arrivare alla diagnosi più precisa possibile. Il primo livello di queste indagini è rappresentato dal test cutaneo, o prick test, effettuato mediante estratti alimentari liquidi (prodotti farmaceuticamente) che, penetrando superficialmente nella cute del braccio del paziente, stimolano in caso di positività una risposta immediata di prurito e formazione di un pomfo rilevato esattamente in corrispondenza dell’alimento cui il paziente è sensibilizzato.

Il livello più elevato dei test allergologici è oggi rappresentato dalla ricerca degli anticorpi IgE specifici verso una data componente dell’alimento detta molecolare. Tale test ci consente infatti di stabilire più specificamente a quale parte di un alimento il paziente è allergico e ci consente di fornire indicazioni più corrette per la dieta da seguire.»

Fonte: mijngezondheidsgids.nl

E per le intolleranze? Come possiamo capire quali alimenti sono dannosi per il nostro organismo? Ecco cosa mi ha spiegato la Dott.ssa Lamacchia. «Per le intolleranze alimentari bisogna fare un distinguo tra l’intolleranza al glutine ed al lattosio e tutte le altre forme. La diagnosi della celiachia si effettua con un test di screening tramite prelievo di sangue e, in caso di positività, un’ulteriore indagine gastroscopica per confermare la patologia. Per la diagnosi di intolleranza al lattosio bisogna dimostrare con un test sul respiro (breath test) il difetto di un enzima chiamato lattasi e coinvolto nella digestione di questo zucchero. Per tutte le altre forme di reazioni avverse al cibo, in realtà non esiste alcuna prova scientifica documentata e, di conseguenza, non ci sono test validi per identificarle.» 

Nessuna affidabilità scientifica, infatti, è data da alcuni test oggi molto popolari come, ad esempio, il test del tono muscolare, quello del capello, la ricerca delle IgG o l’osservazione dell’iride. Non hanno dimostrato di essere validi e pertanto non solo non sono riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, ma sono altamente sconsigliati.

Una soluzione molto diffusa al primo sospetto di intolleranza alimentare è quella di eliminare dalla dieta quotidiana gli alimenti incriminati. Un errore molto comune, in disaccordo con quanto sostengono i medici, che invece raccomandano sempre una dieta diversificata dal punto di vista nutrizionale e soprattutto stagionale, cioè ricca di cibi tipici di ogni stagione dell’anno.

Come ha confermato la Dottoressa Lamacchia, spesso è più terapeutico ridurre la quantità di grassi saturi, zuccheri, sale e alcol per combattere fastidiosi malesseri e ritrovare il benessere fisico e mentale. Come scrisse Ippocrate, padre della Medicina “lascia che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”.

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