Punto di vista

Le notizie dell’ambiente del 2018


Buone o cattive, ecco i principali fatti avvenuti durante l’anno

Sapete che sono molto attenta alle notizie a tema ambientale, soprattutto quelle che parlano di situazioni che in qualche modo si riflettono sulla nostra vita di tutti i giorni e che proprio con piccoli gesti quotidiani possiamo migliorare.

L’Italia su alcuni fronti sta piano piano migliorando: cala la produzione di rifiuti, vengono create leggi per fermare l’invasione di plastica (e microplastiche) nei nostri mari, gli ecoincentivi statali promuovono mobilità e edilizia sostenibile. Però abbiamo ancora tante lacune, dai siti inquinati dall’amianto e non ancora bonificati (sul nostro territorio ci sono ancora 32 milioni di tonnellate della “fibra killer”, pari a 5 quintali per cittadino), ai sistemi fognari mancanti in 74 città che ci costano multe salatissime da parte della Corte europea, ai livelli di smog e polveri sottili che anche in questi giorni hanno raggiunti perfino il triplo delle soglie di sicurezza.

Ecco quelle che, secondo me, sono state le notizie più importanti del 2018 che riguardano l’Italia e l’ambiente; leggetele, sono curiosa di sapere i vostri giudizi.

ECOBONUS 2018: COME FUNZIONA E NOVITÀ

Foto: www.today.it

Una bella notizia è stata quella delle detrazioni fiscali per le spese volte a migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Parliamo di un problema che riguarda la maggior parte di quelli presenti nel nostro Paese, visto che l’82% risale agli anni ’50, ’60 o ’70, prima che entrasse in vigore la normativa sull’efficienza energetica; sono quelle che Legambiente definisce “case colabrodo”, per via dell’enorme dispersione termica, che costano mediamente, a famiglia, 2689 € l’anno tra energia elettrica, acqua calda e riscaldamento.
E il problema non è solo il peso della bolletta (che comunque non è irrilevante), ma anche l’inquinamento ambientale: gli impianti di riscaldamento emettono CO2 in atmosfera fino a 6 volte in più del settore dei trasporti. Secondo la European Climate Foundation, la riqualificazione energetica degli edifici ridurrebbe i consumi di calore anche del 90%, cosa di cui beneficeremmo tutti. Ma da dove cominciare?
Ecco, la buona notizia è gli attuali Ecobonus per gli interventi di efficientamento energetico sono più vantaggiosi rispetto a prima, per tre motivi. Il primo è che la detrazione fiscale, ovvero quello che verrà dedotto dalle tasse, non è più al massimo del 65%, ma arriva anche al 75% della spesa sostenuta (in alcuni casi, come la messa in sicurezza degli edifici in zone a rischio sismico, anche all’80%). La seconda, è che se prima gli interventi si potevano richiedere solo per le singole unità abitative, ora vengono inclusi anche i condomini. La terza è che il credito è deducibile, ovvero si può trovare qualcuno che si faccia carico delle spese inziali in attesa del rimborso da parte dello Stato; possono essere le imprese che svolgono i lavori oppure alcuni fornitori di energia elettrica (come Duferco Energia, Eni gas e luce, Hera, A2A).
Sul portale creato da ENEA trovate tutte le informazioni necessarie, dai lavori rimborsabili, alle pratiche necessarie, a chi può richiedere gli Ecobonus: www.acs.enea.it
A questo link invece trovate qualche idea per risparmiare su acqua e riscaldamento.

LOTTA ALLA PLASTICA (E ALLE MICROPLASTICHE)

Foto: www.vegolosi.it

La plastica continua a essere il nemico n. 1 dell’ambiente, soprattutto del mare. Secondo Legambiente è il rifiuto più presente nelle acque italiane (il 96% dei rifiuti galleggianti sono in plastica!) e quello che vediamo non è che la classica punta dell’iceberg; è un materiale difficilmente degradabile, che si frammenta in pezzi sempre più piccoli, dando origine alle ormai famose microplastiche. Si tratta di particelle con un diametro inferiore ai 5 mm, che non vediamo ma che stanno causando danni enormi: prima di tutto agli habitat acquatici e per le specie marine, ma anche all’uomo, perché vengono ingerite dai pesci e finiscono inevitabilmente all’interno della catena alimentare, una catena che termina sulle nostre tavole. Tracce di microplastiche sono state trovate anche nell’acqua potabile (di rubinetto e in bottiglia), nella birra, nel sale, nel miele, con tutti i rischi collegati al fatto che questo materiale è non solo derivato dal petrolio, ma spesso trattato con additivi come ftalati e bisfenolo A, interferenti endocrini.
La buona notizia? L’On. Ermete Realacci è stato il primo firmatario di un emendamento alla Legge di Bilancio 2018, che prevede il divieto di mettere in commercio cosmetici contenenti microplastiche (come scrub e dentifrici) dal 2020 e lo stop ai cotton fioc non biodegradabili dal 2019. In più, recentemente, anche la Commissione europea ha approvato un accordo che vieterà ai Paesi membri, dal 2021, di produrre oggetti in plastica usa e getta come posate, cannucce, contenitori per bevande.
Certo, questo da solo non basterà a salvare gli oceani, ma come dice il proverbio zen, “Anche un viaggio di mille miglia inizia con un passo”

OVERSHOOT DAY 2018, OGNI ANNO SEMPRE PRIMA

Foto: www.focusjunior.it

Il 1° agosto è stato l’Overshoot Day, ovvero il giorno in cui terminiamo le risorse che il pianeta genera in un anno (e che idealmente dovremmo farci bastare fino al 31 dicembre). In italiano si chiama anche “Giorno del debito ecologico”, nome azzeccato perché da questo giorno iniziamo ad essere in debito con la Terra: un debito che non riusciamo però ad estinguere, perché non stiamo restituendo niente, anzi, chiediamo sempre di più. Il Global Footprint Network è un’organizzazione internazionale che si occupa di ambiente e sviluppo sostenibile, che dal 1969 calcola ogni anno l’Overshoot Day: questo giorno cade sempre prima, come se una persona esaurisse il proprio stipendio mensile in tre settimane, e il mese successivo in due e quello dopo ancora in 10 giorni… come può pensare di mettersi in pari con le spese? Nessuno di noi sta pensando di farlo con l’ambiente, tanto che oggi ci vorrebbero 1,71 “pianeta Terra” per soddisfare le nostre richieste. Eppure basterebbe molto poco per ridimensionarle, senza sfruttare così le risorse naturali: sempre il Global Footprint Network ha lanciato la campagna #MoveTheDate, per spostare in avanti l’Overshoot Day, segnalando pochi e semplici gesti che ognuno di noi potrebbe fare. Se dimezzassimo lo spreco alimentare, verrebbe posticipato di 11 giorni; se riducessimo del 50% l’utilizzo della macchina a favore dei mezzi pubblici, avremmo 12 giorni in più; se sostituissimo l’energia elettrica da fonti fossili con quelle rinnovabili, i giorni extra sarebbero addirittura 93.
Non diamo quindi sempre la colpa alle istituzioni: spesso il potere è nelle nostre mani, con piccole azioni quotidiane che non ci costano nulla!

TERMOVALORIZZATORI: NE ABBIAMO BISOGNO?

Foto: www.ideegreen.it

In chiusura d’anno, le polemiche sono ruotate soprattutto intorno a due questioni. Una è quella degli impianti di co-incenerimento, diversi dalle classiche discariche perché le emissioni di gas inquinanti e ad effetto serra, seppure non inesistenti, sono al di sotto dei limiti autorizzati, e perché dalla combustione dei rifiuti viene prodotta energia. Se da un lato c’è la proposta della Lega di costruire un nuovo impianto per ogni provincia italiana, dall’altro le associazioni come Legambiente spiegano che questa necessità non c’è, che i circa 40 termovalorizzatori già in uso sono più che sufficienti a coprire la quota di rifiuti non riciclabili.
La Commissione europea ha adottato il cosiddetto “pacchetto economia circolare”, che punta più sul recupero e sul riciclaggio, ponendo degli obiettivi in termini di raccolta differenziata, che dovrà raggiungere il 65% entro il 2030. Noi non siamo proprio vicini ma stiamo migliorando: secondo il recente Rapporto Rifiuti Urbani di ISPRA, la differenziata in Italia è a quota 55,5% (contro il 52,% dell’anno scorso), mentre è leggermente calata la produzione di rifiuti (-1,7%), che si assesta sui 497 kg a persona in un anno. La Danimarca, presa spesso ad esempio per la questione termovalorizzatori, non è un buon termine di paragone, visto che producono 770 kg di rifiuti per abitante!
Quello che servirebbe davvero all’Italia, secondo Legambiente, sono più impianti di compostaggio per trattare i rifiuti urbani non pericolosi, che attualmente esportiamo verso Austria e Ungheria: infatti, leggendo il rapporto di ISPRA, si scopre anche che in quest’anno sono diminuiti del 6,8% i rifiuti conferiti in discarica, mentre sono aumentati del 3,2% quelli destinati al compostaggio.
La direzione è quella giusta, perché non agevolarla creando gli impianti di cui abbiamo davvero bisogno?

FANGHI DA DEPURAZIONE IN AGRICOLTURA, UN VIA LIBERA AD INQUINARE

Foto: ilsalvagente.it

E a proposito di rifiuti urbani: l’altra polemica che infiamma in questo periodo è quella che riguarda i fanghi di depurazione da utilizzare in agricoltura, ovvero la materia solida dei reflui che (trattata e depurata) può essere utilizzata come fertilizzante. La pratica non è una novità, ma un articolo del recente Decreto Genova ha modificato i limiti di inquinanti ammessi nei fanghi, moltiplicandoli anche di 20 volte come nel caso degli idrocarburi (un gruppo molto vasto di composti, alcuni innocui, altri perfino cancerogeni), per non parlare di metalli pesanti e diossine, sostanze classificate come cancerogene certe dallo IARC e considerate pericolosi interferenti endocrini. Nel prendere questo provvedimento non sono state consultate autorità mediche e scientifiche, né sono state prese in considerazione misure per prevenire l’inquinamento ambientale, come una distanza minima dalle abitazioni o il divieto di utilizzare insieme ai fanghi fertilizzanti e diserbanti chimici, sommando sostanze pericolose.
Inoltre sembra che nessuno abbia pensato alle possibili conseguenze sul settore agroalimentare, uno dei pochi che ancora sostiene l’economia locale, e al danno d’immagine che avremo sui mercati esteri non appena la notizia si diffonderà; e che ne sarà del futuro delle aziende agricole, che se utilizzano questi trattamenti e ci ripensano, non potranno convertirsi al biologico per molti anni?
La politica assicura che questa è una condizione transitoria, che serve solo a tamponare una situazione critica per i molti rifiuti accumulati che devono essere smaltiti. Chissà se poi sarà davvero così: staremo a vedere.

 

È stato un 2018 positivo per l’ambiente, oppure no? Ognuno di noi farà un bilancio personale. Spero solo che le cattive notizie almeno servano come spinta per cambiare e fare di meglio in futuro.

 

Foto copertina: www.tpi.it

 

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