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Microplastiche in lavatrice: perché usare filtri e sacchetti per bucato


Tessa Gelisio, microplastiche in lavatrice

Potrei mai rinunciare alla lavatrice? Questo elettrodomestico ha reso la nostra vita domestica più comoda, eppure ogni volta che carico il cestello tanti dubbi mi assalgono: quale impatto sto avendo sull’ambiente? E come gestire il problema delle microplastiche? Sì, perché è proprio questa la questione più preoccupante che sta emergendo negli ultimi anni: mentre le lavatrici diventano via via più efficienti dal punto di vista energetico, sono purtroppo una delle primissime fonti di frammenti di plastica dannosi per l’ambiente.

Eppure anche per me, che tento sempre di ridurre il più possibile il mio impatto ambientale, rinunciare alla lavatrice è davvero difficile. Per questo ho deciso di indagare il fenomeno per capire se vi fossero delle soluzioni per limitare la produzione di microplastiche a ogni lavaggio, trovando delle idee decisamente interessanti: con poco sforzo, possiamo infatti rendere il nostro bucato più sostenibile.

Microplastiche e lavatrice: l’origine del problema

Microplastiche in lavatrice

Quella delle microplastiche – ovvero di frammenti millimetrici di materiali plastici – è una questione salita alla ribalta in tempi relativamente recenti. Generati dal lento processo di degradazione della plastica, questi frammenti sono ormai ovunque: i venti li trasportano anche a migliaia di chilometri di distanza, e l’uomo ne viene contaminato con l’acqua e con il cibo.

Notando come spesso le microplastiche rinvenute nell’ambiente siano di origine tessile – ovvero residui di fibre sintetiche – alcuni scienziati ne hanno voluto indagare le fonti. Ed è emerso il ruolo centrale delle nostre lavatrici: uno studio pubblicato su Nature ha confermato come siano tra 650.000 e 1.500.000 i frammenti rilasciati negli scarichi a ogni singolo lavaggio. E dagli scarichi passano nel sistema fognario, quasi sempre eludono filtri e depuratori, per poi finire nei corsi d’acqua e infine in mare. Ma che fare per frenare questo fenomeno?

Meno microplastiche in lavatrice: il decalogo

Microplastiche e detersivo

Accorgersi della presenza di microplastiche nelle acque di scarico è praticamente impossibile, date le loro minuscole dimensioni. Eppure possiamo mettere in atto dei facili comportamenti che, per quanto non possano risolvere completamente il problema, ne limitano sicuramente la portata. Come? Ho stilato per voi un comodo decalogo:

  1. Scegliere fibre naturali: le microplastiche vengono generate da fibre sintetiche, optare per tessuti completamente naturali risolve il problema alla fonte;
  2. Riempire il cestello: cicli a lavatrice pressoché vuota muovono eccessivamente i capi, aumentandone l’attrito con il cestello e favorendo il distacco di fibre tessili e microplastiche, 
  3. Lavare a bassa temperatura: più la temperatura dell’acqua è elevata, maggiore è il consumo delle fibre sintetiche e, quindi, il rilascio di frammenti;
  4. Scegliere centrifughe lente: maggiori sono i giri della centrifuga, più alto è l’attrito esercitato sui tessuti;
  5. Usare detersivi liquidi o naturali: la polvere per il bucato ha un’azione aggressiva sui tessuti e favorisce il distacco di frammenti. Meglio optare per un detersivo liquido o, ancora, per un sapone naturale come quello di Marsiglia;
  6. Installare filtri: esistono in commercio degli appositi filtri che permettono di trattenere le microplastiche e scaricare acqua non contaminata;
  7. Usare i sacchetti appositi: in modo simile ai filtri, esistono dei sacchetti in cui riporre i capi prima di posizionarli nel cestello, pensati proprio per catturare le microplastiche;
  8. Usare le palline per lavatrice: altra alternativa utile, sono delle sfere in gomma o silicone che trattengono i frammenti già all’interno del cestello;
  9. Lavare tessuti simili: oltre a prestare attenzione ai colori, è utile abbinare tessuti simili per ogni lavaggio. L’attrito sarà minore e, di conseguenza, il rilascio di microplastica;

Cambiare lavatrice: entro pochi mesi, verranno lanciate sul mercato moltissime lavatrici con filtri per microplastiche integrati. Qualche esemplare è già in commercio, ma il boom si avrà probabilmente entro il prossimo anno. È l’effetto di una nuova normativa approvata in Francia, che prevede l’obbligo per i produttori di inserire filtri per frammenti plastici su tutte le lavatrici in vendita a partire dal 2023.

Filtro per lavatrice: realizzarlo con il fai da te

Calze e microplastiche

Realizzare un filtro fai da te per lavatrice è molto semplice, anche se forse non così efficiente come le proposte commerciali. Si tratta però di una soluzione che può essere utilizzata solo da chi scarica l’elettrodomestico nel lavandino o nella vasca da bagno, chi invece ricorre all’impianto a muro dovrà usare altre soluzioni. Per crearlo serve:

  • Un contenitore forato, come un piccolo colapasta;
  • Del nylon a maglia stretta, come dei vecchi collant o il tessuto usato per le spugnette per lo scrub del corpo;
  • Un sacchetto in fibra mesh, ovvero quelle buste in tessuto non tessuto che spesso vengono fornite per proteggere indumenti o all’interno delle scatole delle scarpe.

Il procedimento è semplicissimo. Posizioniamo le calze e il tessuto delle spugnette all’interno del contenitore forato, arrotolandole in morbide palline. Dopodiché, chiudiamo il contenitore all’interno del sacchetto mesh, adagiamo il tutto nel lavandino sopra lo scarico e appoggiamo il tubo della lavatrice sul sacchetto. Se necessario, il tubo può essere fissato al contenitore con dello spago. Al momento dello scarico, l’acqua verrà filtrata dalle minuscole maglie sia della fibra mesh che del nylon, trattenendo una buona parte delle microplastiche. L’uso del nylon non è casuale: fra tutti i tessuti a maglia stretta, è quello che tende a perdere meno frammenti. Ovviamente dopo un po’ va buttato nell’indifferenziata con tutto ciò che ha trattenuto e, naturalmente, si tratta di una soluzione dall’efficacia limitata rispetto alle proposte commerciali.

Filtri, sacchetti e palline: le proposte sul mercato

Microplastica e lavatrice

In alternativa, ci possiamo affidare a prodotti già presenti sul mercato per rendere il nostro bucato più sostenibile. Fra i dispositivi più famosi, ho trovato:

  • Guppyfriend (30 euro): si tratta di sacchetti per lavatrice in speciale poliammide, pensati per trattenere le microplastiche e dotati di certificazioni OEKO-TEK. Si trovano in moltissimi negozi di vestiti e prodotti per la casa, come ad esempio da Patagonia;
  • Filtri PlanetCare (da 59.50 euro): dei pratici filtri professionali a forma conica, dotati di cartucce intercambiabili, da montare direttamente sullo scarico della lavatrice. Le cartucce durano 60 lavaggi e trattengono fino al 90% delle microplastiche;
  • Cora Ball (40 euro): è una sfera bucherellata che, data la sua particolare forma, trattiene le microfibre già nel cestello. La produzione è statunitense, ma la distribuzione globale grazie a numerosi distributori locali;
  • Lint LUV-R (190 dollari): altro filtro esterno, uno dei primi ad apparire sul mercato e già diffuso in gran parte del mondo, si caratterizza per una scocca trasparente. Ciò permette di capire facilmente quando sia giunto il momento di cambiare le cartucce filtranti interne.
Studio sulla microplastica

Va però sottolineato come nemmeno queste soluzioni siano in grado di garantire la completa cattura di tutte le microplastiche, così come rivelato da uno studio pubblicato su Science of the Total Environment. Fra i filtri da cestello, Guppyfriend raggiunge un’efficienza del 54%, seguito da Cora Ball (31%) e da sacchetti di terze parti (21%). Per gli esterni, LUV-R si attesta al 29%, PlanetCare al 25%, mentre il migliore è XFiltra: una soluzione di Xeros Technologies, che raggiunge ben il 78% di efficienza, venduta a produttori OEM terzi.

In definitiva, cambiando le proprie abitudini e con qualche piccolo accorgimento, la nostra lavatrice non rilascerà più pericolose microplastiche. E man mano che i nostri indumenti sintetici arriveranno al loro fine vita, sostituiamoli con fibre al 100% naturali!

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