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Orto in balcone in città: come proteggere le piante dagli inquinanti


Tessa Gelisio e orto: radici per il futuro

Coltivare un orto in balcone è un’attività davvero appagante e, soprattutto, amica dell’ambiente: la possibilità di autoprodurre dei gustosi ortaggi, praticamente “a metro zero”, riduce sensibilmente il nostro impatto in termini di emissioni. Ed è anche per questo che ho deciso di partecipare come testimonial alla campagna “Mettiamo radici per il futuro“, un’iniziativa voluta dalla Regione Emilia Romagna per promuovere la piantumazione di ben 4.5 milioni di alberi entro il 2024. E se piantare nuove varietà, che siano ortaggi o alberi, è così importante per l’ambiente, perché non partire dal terrazzo di casa?

In un precedente articolo vi ho fornito alcuni consigli per realizzare un piccolo spazio coltivato in balcone o in terrazza, ma che fare se si vive in città? Sì, perché abitare in contesti urbani molto trafficati espone a svariati inquinanti atmosferici che, in assenza di protezioni, verranno assorbiti dalle piante che andremo a coltivare.

Smog e inquinamento non devono però rappresentare un ostacolo insormontabile al nostro desiderio di avviare una piccola autoproduzione di verdure, ortaggi e tante altre prelibatezze. Serve solo qualche accortezza in più: di seguito, i miei consigli per proteggere le coltivazioni dagli inquinanti.

Orto e inquinamento atmosferico, cosa sapere

Orto in balcone

Nonostante molte città si stiano impegnando a rendere i contesti urbani più salubri, limitando il traffico e moltiplicando le aree verdi, il problema dello smog e degli altri inquinanti rimane purtroppo ancora grave. Vivendo in città siamo ogni giorno sottoposti ai gas di scarico dei mezzi di trasporto, ai fumi rilasciati dagli impianti di riscaldamento, dal particolato generato dalle più svariate fonti, a cui si aggiungono le contaminazioni da plastica, vernici e solventi. Tutti elementi a cui non siamo sottoposti soltanto noi umani, ma anche la vegetazione che cresce in un contesto cittadino.

Come facile intuire, un orto coltivato in città presenta dei rischi maggiori rispetto a un appezzamento di terra in aperta campagna. Questo perché molti degli inquinanti si depositano sul terreno, e vengono quindi poi assorbiti dagli ortaggi, altri invece contaminano le piante attraverso le loro parti aeree, come foglie e fusti. Nel dettaglio, le verdure sarebbero esposte a:

  • Particolato: si tratta di sostanze liquide e solide presenti nello smog, dannose per l’organismo, di piccolissime dimensioni: 10 µm per i cosiddetti PM10 e 5 µm per i PM5. Il particolato tende a depositarsi sul terreno, dove penetra in profondità, e poi viene assorbito dalle piante tramite le radici;
  • Sostanze nel pulviscolo: nello smog vi sono ovviamente delle sostanze chimiche che rimangono in sospensione nel pulviscolo e che, di conseguenza, possono essere assorbite dalle piante tramite le parti aeree. Formaldeide, benzene, composti organici volatili (VOC): i vegetali sono molto efficaci nell’assorbire queste sostanze ma, mentre questa capacità è ottima per depurare gli ambienti, non lo è affatto per verdure destinate al consumo alimentare;
  • Metalli pesanti: infine, non bisogna dimenticare come l’inquinamento cittadino veda anche una quota rilevante di metalli pesanti che, come il particolato, rimangono nel terreno.

Stimare il rischio

Smog in città

Come ho già spiegato, coltivare un orto in balcone in un contesto urbanizzato significa esporre le nostre coltivazioni a inquinanti potenzialmente dannosi. Ma i rischi non sono uguali per tutti, anche all’interno della stessa città. Bisogna quindi valutare:

  • Altezza: a che piano si vive? Molti inquinanti tendono a depositarsi sul terreno. Una buona parte del particolato prodotto da un tubo di scarico, ad esempio, si espande entro 50-60 metri dalla sua produzione, ma a pochi centimetri dal manto stradale. Di conseguenza, chi abita ai piani alti dei condomini è meno esposto alla sua azione. Questo non vuol dire che l’orto non richieda comunque protezioni perché, come già visto, vi sono sostanze dannose che rimangono invece in sospensione;
  • Affaccio: può esserci anche un’enorme differenza di esposizione agli inquinanti tra i balconi esposti su strada e quelli, invece, con affaccio sui giardini interni dei palazzi. Questi ultimi vedono livelli di inquinamento ridotti, anche perché le pareti esterne dei palazzi fungono da barriera;
  • Traffico e scarichi: infine, bisogna valutare quanto davvero la propria via sia trafficata. Anche in città vi sono strade poco battute, come nelle vie secondarie e private, dove il rischio è minore. Inoltre, serve valutare se il luogo dove sorgerà l’orto è vicino a comignoli o scarichi, come ad esempio quelli di palazzi più bassi rispetto al proprio piano.

Le protezioni per l’orto in città

Tessa Gelisio, orto in città e alberi

Fortunatamente vi sono alcuni stratagemmi che permettono di proteggere il nostro orto cittadino. Si tratta sostanzialmente di barriere che fisicamente bloccano smog e inquinanti, di due tipologie diverse: scopriamole insieme.

Barriere “vive”

Orto in città, bosso

Per chi ha la possibilità di approfittare di spazi importanti, come ad esempio una grande terrazza, il mio consiglio è quello di scegliere delle barriere “vive”, ovvero vegetali. Si tratta sostanzialmente di siepi, dalle foglie molto spesse, che circondando tutta l’area coltivata, proteggendola.

Perché scegliere barriere vegetali? Per crescere rigogliosi e sani, gli ortaggi e il terreno devono approfittare di una buona circolazione dell’aria. Questo anche per sfavorire l’apparizione di muffe o la proliferazione dei parassiti. Poter approfittare di una fitta barriera verde, come una siepe, garantisce la circolazione dell’aria trattenendo però gli inquinanti sulla porzione esterna. Soprattutto se si scelgono coperture vegetali di lauroceraso, bosso o alloro che, già per loro natura, assorbono parte degli inquinanti atmosferici.

Barriere chiuse

Barriere in legno

Chi invece ha a disposizione solo spazi ridotti, dovrà scegliere delle barriere chiuse per perimetrare l’orto in balcone. Normalmente si usa il plexiglas, poiché duraturo ed efficace per bloccare fisicamente ogni inquinante, ma anche il legno, purché sufficientemente spesso e poco poroso.

Le barriere dovranno coprire almeno tre lati dell’orto in balcone, con un’altezza di un metro e mezzo oppure a seconda delle varietà che si andranno a seminare. Il lato superiore potrà però rimanere aperto, per favorire l’irrorazione solare e la circolazione dell’aria.

Altre strategie

Orto in città, spatifillo

Vi sono poi altre strategie che ci aiuteranno a rendere il nostro orto cittadino ancora più sicuro:

  • Acqua piovana: meglio non usare acqua piovana per irrigare l’orto in balcone. Purtroppo l’acqua agisce come filtro dell’aria inquinata e, cadendo al suolo, si carica di moltissime sostanze chimiche dannose;
  • Orto rialzato: per favorire la circolazione dell’aria, il deflusso dell’acqua e smaltire più efficacemente gli inquinanti, è utile rialzare il proprio orto. Ad esempio creando dei vasi in legno riciclato, non verniciato, affinché vi siano 5-10 centimetri dal pavimento del terrazzo e il terriccio;
  • Piante alleate: una buona idea è quella di alternare nell’orto verdure e ortaggi a piante ornamentali note per il loro alto potere assorbente degli inquinanti, dracena, pothos, felci, spatifillo e molte altre ancora. Queste piante cattureranno gli inquinanti residui, proteggendo così gli ortaggi;
  • Teli: per le parti prive di barriere di legno o plexiglas, possiamo ricorrere a teli in TNT (tessuto non tessuto), poiché fanno circolare l’aria filtrando gli inquinanti. Bisogna però sceglierli di qualità: poiché derivati dalla plastica, limitiamo il nostro impatto ambientale scegliendoli resistenti e duraturi, affinché possano essere impiegati per più anni consecutivamente.

Ma come capire se le nostre protezioni hanno avuto l’effetto sperato? Basta raccogliere qualche ortaggio campione e portarlo nei laboratori d’analisi cittadini: con una piccola spesa si potrà verificare l’eventuale presenza di sostanze inquinanti sopra i limiti di legge.

Non rinunciamo quindi al desiderio di produrre gustosi alimenti a “metro zero”, anche in città: con le dovute precauzioni, e un po’ di esperienza sul campo, saranno protette da smog, particolato e altri composti nocivi!

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