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Perché chiedersi che fine fanno i pannolini?


Un impianto da poco attivo nella provincia di Treviso dimostra che i pannolini possono essere riciclati. Senza dimenticare che esistono alternative eco ai soliti pannolini…

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In Italia soltanto 400 comuni in Lombardia, Veneto e Toscana stanno attuando la raccolta differenziata dei Prodotti Sanitari Assorbenti (PSA – pannolini, pannoloni, assorbenti, tamponi…). Dico soltanto perché vi assicuro che i numeri dei “pannolini” sono impressionanti e contribuiscono non poco alla spazzatura nazionale.  Avete un’idea di quanti pannolini consumi un bambino nei primi tre anni vita? Chi ha avuto figli lo sa bene: tanti. Beh, quantifichiamo “tanti”: 6500 (1000 per la notte, 5500 per il giorno). Se poi andiamo a pesarli (al netto del loro contenuto ovviamente), ogni bambino ne consuma più di una tonnellata! So che non è un argomento di cui parlare a tavola, ma ci tengo a sottolineare che sto parlando per ora solo di pannolini, non prendo in considerazione i PSA per adulti…

Adesso vi sarà più facile credere a quest’altra cifra: in Italia tra bambini e adulti vengono consumati e quindi indirizzati al cassonetto dell’indifferenziata, ad eccezione dei pochi comuni che li differenziano, 8-900.000 tonnelate di materiale assorbente, complessivamente il 3% dei rifiuti di cui il 70% finisce semplicemente in discarica. E i PSA sono pure rifiuti tosti: un pannolino sintetico impiega secoli per sparire senza lasciare traccia. Ogni anno lo smaltimento dei pannolini provoca l’emissione di 300.000 tonnellate di CO2, cioè le emissioni annuali di 135.000 automobili che richiederebbero una foresta di 50.000 ettari per essere assorbite.

Il bello è che i PSA nella loro quasi totalità sono riciclabili. Opportunamente trattati, dopo sterilizzazione e separazione dei loro componenti, possono diventare fonte preziosa di cellulosa pura e materie plastiche facilmente riutilizzabili. E questo recupero potrebbe avvenire quasi al 100%. Il problema è che il trattamento dei PSA non è una passeggiata. Richiede l’impiego di potenti autoclavi per la sterilizzazione e un procedimento complesso di separazione dei materiali. In poche parole: riciclare i pannolini richiede un sacco di energia. Veramente un sacco. E’ per questo che è da pochissimo che è stato avviato il primo impianto specializzato nel riciclo dei PSA. E’ un caso unico al mondo e si trova a Spresiano, in provincia di Treviso. A regime sarà in grado di smaltire le 8000 tonnellate di pannolini, tamponi, assorbenti femminili e pannoli ossia quello che ha rappresentato fino a poco tempo fa il 27% dei rifiuti indifferenziabili prodotti da una popolazione di circa 800.000 persone.

E’ un inizio. Se l’esperimento veneto dovesse funzionare centri come questo comincerebbero a sorgere un po’ ovunque.

Ma l’alternativa ancora più eco esiste! La prima più comoda e pratica è offerta  dai pannolini biodegradabili usa e getta che si trovano per esempio  nei negozi  di prodotti bio  (tipo Fiordiluna o Naturacare in cotone bio, addirittura compostabili). Esistono anche gli usa e getta eco, prodotti in materiali naturali come fibra cellulosa certificata FSC o PEFC e Mater-b: sono riciclabili e più sicuri in assoluto rispetto ai tradizionali sintentici che contengono anche acrilati e silicati che possono scatenare dermartiti da contatto (Bio-babby,  Bebè nature, Naturaè… esistono veramente tantissime marche facili da trovare on line con tanto di recensioni).

La scelta migliore dal punto di vista ambientale, tuttavia,  sono i pannolini lavabili e riutilizzabili!  Ci vuole un po’ di organizzazione però, una volta preso il ritmo, si possono usare tranquillamente e fanno risparmiare un sacco di soldi: dai 400 ai 700 euro in due anni! (dettaglio del confronto: https://www.progettopannolini.it/area_pubblica/approfondimenti_perche_usare_pannolini_confronto_lavabili-monouso.pdf).

Alcuni prodotti che sono entrati nel mio radar di ecocentrica sono i pannolini Teby (ecologici usa getta o lavabili – www.teby.it) e Italamami (ecologici e lavabili – www.pannolini-lavabili.it), entrambi sono prodotti 100% italiani, usano materiali e tessuti a basso impatto sull’ambiente e super delicati sulla pelle dei bambini. Una via ecologica che però richiede un po’ dedizione: di roba da lavare già ce n’è già un po’.  Che sia per noi o i nostri bimbi vale sempre pensare che scegliere eco fa bene all’ambiente e alla salute!

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