A tavola

5 cibi che potrebbero fare male (e non tutti lo sanno)


Alimenti da evitare e cibi sani, ma non per tutti

Torniamo a parlare di bufale alimentari: il tema è parecchio vasto perché sui cibi si dice tutto e il contrario di tutto. L’attenzione alla salute che coinvolge sempre più persone ha spianato la strada a credenze popolari ormai radicate e notizie che corrono sul web, tra cibi considerati pericolosi e da evitare (qui abbiamo visto i più famosi) e altri ritenuti miracolosi e portati in tavola quotidianamente.

Si fa insomma fatica a capire quali alimenti siano effettivamente salutari e quali no: alcuni andrebbero ridotti il più possibile se non evitati, perché fanno male a salute e ambiente; altri non sono pericolosi ma bisogna fare attenzione alla scelta perché non sempre in commercio troviamo il prodotto migliore; altri ancora magari sono sanissimi, ma non adatti a tutti.

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, con questa lista di 5 cibi non sempre salutari.

1) LA SOIA FA BENE O MALE?

Foto: viversano.net

Uno dei cibi più dibattuti degli ultimi anni, complice anche l’aumento di consumo (secondo i dati del WWF, 61 kg l’anno pro capite in Europa). Se da un lato l’alimento base per vegetariani è vegani ha diverse proprietà nutritive, ad esempio è ricco di proteine, aminoacidi essenziali, grassi buoni, dall’altro ci sono molti dubbi riguardo al suo impatto su salute e ambiente.
Bando ai falsi miti, i punti critici sono essenzialmente quattro: il primo, la tiroide. Come spiega la Dott.ssa Elena Dogliotti, Nutrizionista e consulente della Fondazione Veronesi, la soia di per sé non causa problemi o disfunzioni, ma nei pazienti con ipotiroidismo occorre fare attenzione perché interferisce con l’assorbimento dei farmaci a base di tiroxina (ovvero per compensare l’attività ormonale); meglio quindi rivolgersi al proprio medico.
Il secondo, la provenienza. La soia è il cibo transgenico più coltivato al mondo; è vero che in Italia è vietato coltivare OGM, ma non lo è importare: e la maggior parte della soia arriva da Paesi in cui non ci sono restrizioni (i più importanti produttori sono gli USA, il Brasile e l’Argentina, con l’80% della produzione mondiale). Non so voi, ma io continuo a non fidarmi degli OGM (qui abbiamo parlato approfonditamente, insieme a un esperto, dell’argomento); perciò, leggete bene le etichette: se soia dev’essere, che almeno sia certificata biologica, OGM free o Made in Italy.
Terzo, le allergie. La soia è uno dei 9 alimenti che le scatenano più frequentemente, insieme ad arachidi, noci, uova, latte vaccino, grano, pesce, molluschi e sesamo; contiene addirittura 16 proteine potenzialmente allergogene, tanto che l’allergia alla soia ha colpito lo 0,5% della popolazione mondiale.
Quarto, i danni ambientali. Questa produzione è una dei principali responsabili della deforestazione: secondo il dossier di WWF “Amazzonia nel piatto”, ogni anno vengono distrutti oltre 1,5 milioni di ettari di foresta amazzonica per fare posto a coltivazioni di soia, che causano poi altri problemi all’ecosistema tra inquinamento delle acque con i pesticidi ed erosione del suolo.
Se scegliete di consumare soia, quindi, occhio alla provenienza: verificate che provenga da filiere sostenibili.

2) MAIS: DA DOVE VIENE?

Foto: www.meteoweb.eu

Anche quella di mais è una delle coltivazioni che impiega più OGM: occupano 40 milioni di ettari nel mondo. La produzione italiana purtroppo è in calo, circa il 30% rispetto a 10 anni fa, sia per i cambiamenti climatici e i fenomeni metereologici estremi, sia per il problema delle aflatossine, sostanze cancerogene prodotte da un fungo che si sviluppano facilmente in condizioni di siccità (sempre più frequenti nel nostro Paese) e che hanno distrutto enormi quantità di raccolti. Con i consumi che invece aumentano, non resta che l’importazione: secondo i dati di Anacer (Associazione Nazionale Cerealisti), nel 2016 sono arrivati in Italia 3.416.481 tonnellate di mais dall’estero.
Considerato che i principali produttori mondiali sono Stati Uniti, Cina e Brasile, questo non promette niente di buono

3) PERCHÉ È MEGLIO NON MANGIARE SALMONE

Foto: www.buonissimo.org

Il salmone viene da sempre dipinto come il pesce migliore, il “top della categoria”, eppure non lo è, né per la salute né per l’ambiente.
Primo caso, quello proveniente da allevamento: l’acquacoltura ha un alto impatto ambientale; i pesci sono chiusi in spazi molto ristretti il che spiana la strada alla diffusione di malattie, curate poi somministrando antibiotici; per 1 kg di salmone occorrono 5 kg mangime, pesci come aringhe o acciughe che potremmo consumare noi al posto del salmone. Spesso poi i pesci di allevamento vengono nutriti con mangimi di scarsa qualità, OGM e contenenti additivi come coloranti artificiali.
Quello selvatico è migliore? La pesca intensiva li sta mettendo a dura prova, tanto che Greenpeace ha inserito il salmone nella lista delle specie a rischio estinzione.
Se non bastasse, l’FDA americana ha da poco approvato una specie di salmone OGM: se arrivasse da noi dovrebbe essere segnalato in etichetta, ma non è certo un buon precedente!
Se proprio non potete rinunciare al salmone, la scelta migliore è quello proveniente da allevamento bio, che per fortuna si stanno diffondendo: bassa densità di pesci nelle vasche, niente antibiotici e alimentazione a base di materie prime certificate biologiche.

4) SENZA ZUCCHERO… MA COSA C’È AL SUO POSTO?

Foto: www.ilfattoalimentare.it

Mangiamo troppo zucchero, e non fa male solo alla linea, ma anche alla salute: è associato ad esempio ad un maggior rischio di malattie cardiache e diabete. Occhio però a tutte le alternative light, con un bel “senza zucchero” scritto in etichetta, perché non sono esenti da pericoli: spesso lo zucchero è sostituito da dolcificanti artificiali, che presentano gli stessi pericoli e qualcuno in più. Un recente studio della Boston University sostiene che il consumo abituale di una lattina al giorno di bevande senza zucchero aumenta di 3 volte il rischio di ictus o di sviluppare demenze.
Il più famoso dolcificante artificiale, l’aspartame, è da tempo accusato di essere cancerogeno (leggete qui gli studi Istituto Ramazzini).

5) OCCHIO AGLI INTEGRATORI

Foto: www.riza.it

L’alga spirulina è uno dei super food più in voga negli ultimi anni: ha un elevato apporto di vitamine, sali minerali, acidi grassi, sostanze antiossidanti, ed uno degli integratori più venduti.
Di recente però un rapporto di ANSES, l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Sanitaria francese, mette in guardia dai suoi possibili effetti collaterali: se la provenienza non è affidabile, l’alga può essere contaminata da tossine, batteri e metalli pesanti, tanto che negli ultimi mesi sono arrivate non poche segnalazioni di disturbi digestivi, disturbi muscolari, danni al fegato, insufficienza renale da parte di chi l’assumeva.
Due le raccomandazioni degli esperti: acquistare solo prodotti tracciabili e certificati da una pubblica autorità, e chiedere consiglio al medico per non rischiare sovradosaggi.

 

Ricordate, in caso di dubbi, affidatevi sempre agli esperti, non alle credenze popolari!

 

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