Il quadro della situazione, complessivamente positiva, ma con ancora qualche criticità
L’Italia è il Paese leader in Europa nel riciclo di carta e cartone! Lo possiamo dire forte, perché ogni tanto una bella notizia fa bene al cuore. E, diciamo la verità, quando si parla di ambiente arrivano raramente: tra temperature sempre più roventi, eventi meteo sempre più estremi, specie animali estinte o quasi, mari e monti inquinati dalla plastica e foreste tropicali che vanno in fumo, c’è poco da stare allegri.
A proposito di plastica, tempo fa qui su Ecocentrica ho scritto un post dedicato alla situazione riciclo: se la maggior parte della plastica prodotta al mondo finisce in mare, ci sarà qualcosa che non va, no? Certamente ne utilizziamo troppa, spingendo le industrie ad aumentarne la produzione in modo esponenziale, ma anche se il riciclo da solo non basterebbe, qualche falla nel sistema c’è. Nel post vi raccontavo dove finiscono i rifiuti italiani in plastica, perché Greenpeace ha scoperto che dopo il blocco della Cina (che era la principale meta dei rifiuti europei), le centinaia di tonnellate di plastica che consumiamo e gettiamo ogni giorno finiscono nei Paesi meno sviluppati del sud-est asiatico, come Vietnam e Malesia, che non dispongono certo di impianti per il trattamento dei rifiuti paragonabili ai nostri. Se a questo aggiungiamo che a un’azienda costa meno produrre plastica ex novo invece di riciclarla, è facile farsi un’idea di come negli ultimi decenni si sia arrivati ad una “emergenza plastica”.
Stupita dalle tante cose che ho scoperto con questi dossier, mi sono chiesta: come sarà messo il settore del riciclaggio della carta in Italia? La carta sicuramente non è inquinante come la plastica, è biodegradabile ed è un materiale naturale e non deriva dal petrolio. Eppure è importantissimo riciclarla correttamente, perché questo si traduce in un minor consumo di risorse ed energia e meno emissioni di CO2. Per produrre 1 tonnellata di carta vergine occorrono 15 alberi, 7.600 kW/h di energia e 440.000 litri d’acqua; per 1 tonnellata di carta riciclata invece si consumano appena 2.700 kW/h, 1.800 litri d’acqua e nessun albero viene tagliato. In più, la CO2 immessa in atmosfera è la metà.
Foto: ilcorrieredellecitta.com
La bella notizia è che il riciclo della carta in Italia è esemplare. Secondo i dati del 24° Rapporto Annuale di Comieco (il consorzio italiano che si occupa del recupero e del riciclo della carta), nel 2018 sono stati raccolti 3,4 milioni di tonnellate carta, con un aumento del 4% rispetto allo scorso anno (ovvero 127.000 tonnellate in più), raggiungendo l’81% di carta riciclata che ci ha permesso di guadagnare la pole position in Europa. Abbiamo superato gli obiettivi europei di riciclaggio, ovvero il 75% entro il 2025, e siamo a un passo da quelli previsti per il 2030, l’85%. Nelle centinaia di impianti in Italia vengono trattate e riciclate 10 tonnellate di carta al minuto, e con quelli di prossima apertura i numeri sono destinati a salire ancora.
Un quadro tutto sommato positivo, però qualche nota stonata c’è. Prima di tutto, a un certo punto mi è sorta spontanea una domanda: dove vanno a finire i rifiuti di carta? Vengono trattati tutti nel nostro Paese? In realtà no, perché vendiamo circa un terzo della carta da riciclare all’estero, dal momento che non abbiamo abbastanza cartiere per trasformare tutti i rifiuti raccolti. Fino a poco tempo fa il nostro principale importatore era, ancora una volta, la Cina, a cui ne destinavamo la metà, ma col blocco imposto dal gennaio 2018 la musica è cambiata: sono stati introdotti standard rigidissimi, che hanno abbassato il limite di impurità ammesse nella carta allo 0,5% (in Italia è dell’1,5%). Con questo presupposto la commercializzazione in Cina è diventata ormai impossibile, e se contemporaneamente cresce la raccolta in Italia, i centri di stoccaggio si riempiono di carta che non riescono a smaltire, rischiando di mandare in blocco tutta la filiera. Stanno aumentando le vendite negli altri Paesi asiatici, così come si prevede che aumenterà la domanda dal resto d’Europa; l’intenzione poi è di aumentare la capacità produttiva in Italia, per essere costretti a esportare quantità inferiori. Vedremo.
Foto: riciclanews.it
Intanto, c’è un altro problema da risolvere. Non tutta la carta destinata al recupero si può effettivamente utilizzare per produrne di nuova: c’è un inevitabile 10% di scarto, chiamato “pulper”, composto da carta contenente ad esempio colle o plastiche. Certo, un decimo di rifiuto è sempre meglio del 100%, ma ad ora non esistono soluzioni per un suo riutilizzo, per cui finisce in discarica o nei termovalorizzatori, in Italia o all’estero, con costi sempre più elevati. E, come sostiene il Presidente di Assocarta, finché non si troverà il modo di riciclare anche lo scarto, non ci sarà una vera economia circolare.
Infine, qualche problema al processo di riciclo possiamo crearlo anche noi consumatori. Carta e cartone sono rifiuti generalmente semplici da differenziare, ma con qualche eccezione. Scontrini, carta chimica del fax, carta forno, carta oleata, fazzolettini, non si possono riciclare perciò vanno buttati nel bidone dell’indifferenziata. Al contrario, molti credono che non siano conferibili i materiali misti, come il Tetrapak utilizzato per latte e succhi di frutta: si ricicla quasi sempre, solitamente va buttato con la carta, ma le disposizioni cambiano da un Comune all’altro quindi dovete verificare il vostro caso. E il cartone della pizza si ricicla? Se eliminate le parti unte (che vanno nel secco), il resto potete conferirlo nella raccolta della carta.
Foto: comieco.org
Se avete dubbi, a questo link trovate i più comuni errori nella raccolta differenziata. Occorre fare attenzione, perché un solo materiale nel posto sbagliato può compromettere il recupero di quintali di carta! E poi, mi raccomando, preferite l’acquisto di carta riciclata!
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