Zuccheri in eccesso, edulcoranti e coloranti di origine chimica: non si può dire che le bibite gassate non siano ormai da anni al centro del dibattito scientifico, per via dei loro effetti dannosi sulla salute. Eppure, non tutti sanno che queste bevande non solo sono nemiche del nostro organismo, ma anche del Pianeta: il loro impatto ambientale è infatti elevatissimo.
Enormi sprechi d’acqua in produzione, un packaging tutt’altro che sostenibile e sistemi di trasporto dalle enormi emissioni: se i rischi per la salute non sono sufficienti ad abbandonare il consumo di questi prodotti, forse – per alcuni – può farlo una maggiore consapevolezza ambientale.
La produzione di bibite gassate: sprechi record
L’enorme impatto ambientale delle bibite gassate si manifesta già dai primi passi della filiera produttiva: infatti, si tratta di uno dei prodotti alimentari industriali non solo dalle maggiori emissioni climalteranti, ma anche dai più elevati sprechi idrici.
Secondo uno studio condotto nel 2019, per la produzione di mezzo litro di una bevanda zuccherata con l’aggiunta di anidride carbonica, sono necessari dai 150 ai 300 litri d’acqua. Questo considerando l’intero ciclo produttivo, dalle necessità di irrigazione delle coltivazioni fino ai processi di purificazione della stessa bibita.
Il principale responsabile dello spreco idrico è rappresentato dalla coltivazione della barbabietola da zucchero, che avviene con tecniche intensive e, purtroppo, anche con il ricorso a enormi quantità di fertilizzanti e pesticidi di sintesi. Tuttavia, si spreca acqua anche per purificare il prodotto finale da residui zuccherini e polveri, così come per la produzione di bottiglie in PET per la lubrificazione costante dei macchinari.
Non solo acqua, tuttavia, perché la produzione di bevande zuccherate comporta anche un elevato consumo di energia e grandi emissioni climalteranti. In particolare, il consumo energetico e la produzione di gas serra si verificano sia per alimentare le linee produttive che per speciali macchinari, ad esempio quelli necessari l’aggiunta di anidride carbonica alle stesse bibite. Si stima che 0,5 litri di bevanda comportino la produzione tra gli 0,3 e gli 1,2 chilogrammi di CO2 equivalente.
Il packaging più dannoso per l’ambiente
Non è di certo un segreto: le bottiglie di plastica rappresentano una delle piaghe ambientali dei nostri tempi, in qualità di rifiuto più diffuso e, purtroppo, anche dal maggior impatto ambientale. E, senza troppe sorprese, la maggior parte delle bottiglie PET che vengono prodotte ogni anno servono proprio all’industria delle bibite gassate.
Secondo le rilevazioni del WWF e diverse ricerche scientifiche, ogni anno:
- si produce 1 trilione di bottiglie di plastica per acqua e bibite zuccherate;
- si acquista 1 milione di bottiglie di plastica ogni minuto;
- si emettono in produzione 3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
Ovviamente, ai rifiuti in plastica si associa anche la formazione di microplastiche, uno dei problemi ambientali più difficili da risolvere, poiché sono ubiquitarie, impossibili da raccogliere e dannose non solo per l’ambiente, ma anche per la salute animale e umana.
Diverse analisi condotte sulle spiagge degli Stati Uniti hanno dimostrato che almeno il 15-20% delle microplastiche diffuse in ambienti marittimi provenga proprio dal packaging di bibite zuccherate.
Va sicuramente meglio per le bevande gassate distribuite in lattina, quantomeno perché l’alluminio presenta un impatto ambientale minore e una più agevole riciclabilità, ma l’impatto non è certamente zero. L’estrazione di materie prime per la produzione di alluminio, come ad esempio la bauxite, ha conseguenze devastanti sugli ecosistemi, mentre le emissioni si attestano a circa 0,5 kg di CO2 equivalente per ogni singola lattina prodotta.
Un sistema di trasporto dalle altissime emissioni
Alle conseguenze ambientali precedentemente elencate, si aggiunge ovviamente il problema della distribuzione di miliardi di bottiglie e lattine di bibite gassate in tutto il mondo. La gran parte delle bevande in commercio è prodotta da poche multinazionali e, sebbene spesso si avvalgano di impianti produttivi locali nelle nazioni in cui operano, il grosso della produzione avviene in alcuni Paesi per poi essere distribuita a livello planetario.
Secondo un’analisi condotta nel 2021, il 20% dell’impronta di carbonio totale delle bibite gassate è dovuta proprio al trasporto, che si avvale di navi, camion e aerei, ovviamente alimentati da carburante di origine fossile. Sempre nel 2021, proprio per la distribuzione di queste bevande, sono state emesse 1.5 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente.
In definitiva, le bibite gassate non sono solo nemiche della nostra salute, ma anche dell’ambiente: comportano uno spreco idrico elevato, sono le principali responsabili della diffusione dei rifiuti in plastica e, come se non bastasse, comportano emissioni di gas climalteranti davvero preoccupanti. Perché, allora, continuare a consumarle?
No Comments