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Microbioma della pelle: cos’è, cosa lo influenza e alimenti


Microbioma della pelle, Tessa Gelisio

Non tutti ne conoscono l’esistenza, eppure è uno dei principali alleati del nostro organismo: il microbioma della pelle, un vero e proprio ecosistema in miniatura, è infatti una delle più importanti barriere contro gli agenti esterni. Composto da batteri, funghi e altri microorganismi buoni, lavora in simbiosi con il sistema immunitario, allontanando il rischio di disturbi dermatologici. Eppure, questo fondamentale filtro non rimane immutato nel tempo: le condizioni di salute, l’alimentazione, l’uso di cosmetici o detergenti possono infatti alterarlo. Ma quali sono le funzioni principali del microbioma cutaneo e, ancora, come difenderlo a partire dalla tavola?

Cos’è il microbioma della pelle

Microbioma della pelle

Innanzitutto, è necessario comprendere cosa s’intenda per microbioma della pelle. Si tratta dell’insieme di microorganismi – batteri, funghi, virus e acari – che colonizzano la superficie cutanea, formando un ecosistema unico per ogni individuo. Non vi è però motivo di allarmarsi perché, a discapito delle credenze comuni, si tratta di microorganismi buoni: in altre parole, degli ospiti della nostra pelle che, ricavando nutrimento dalle cellule morte o dal sebo, rispondono con un effetto fortemente protettivo per l’organismo.

La composizione del microbioma cutaneo varia a seconda della regione del corpo. Ad esempio, la pelle più sebacea – come quella del video – è maggiormente ricca di Cutibacterium, mentre quella più umida – ad esempio, le ascelle – vede una predominanza di Corynebacterium e Staphylococcus. In ogni caso, le popolazioni di microorganismi ospitano migliaia di specie diverse che, insieme, contribuiscono a mantenere un pH cutaneo tra 4.5 e 5.5, inibendo lo sviluppo di batteri, funghi e virus nocivi.

L’utilità del microbioma cutaneo

Il microbioma non è un semplice inquilino della pelle, bensì è un alleato attivo nella difesa immunitaria, grazie al suo ruolo nella omeostasi cutanea. In altre parole, protegge attivamente la cute dagli attacchi esterni, sfruttando delle efficienti strategie:

  • rafforza la barriera lipidica della pelle, producendo acidi a catena corta e riducendo la perdita d’acqua per via transepidermica: un elemento fondamentale contro irritazioni e infiammazioni;
  • modula la risposta immunitaria, aiutando in particolare i linfociti T a distinguere tra microorganismi buoni e cattivi, migliorando la protezione contro le infezioni e riducendo le reazioni allergiche;
  • mantiene equilibrato il pH cutaneo, inibendo lo sviluppo di microorganismi nocivi che, a seconda della specie, proliferano solo in presenza di pH più acidi o più basici.

Secondo un recente studio, un microbioma equilibrato accelera la guarigione delle ferite, previene acne ed eczema e contrasta l’azione dei radicali liberi, rallentando i processi d’invecchiamento cutaneo.

I fattori che influenzano il microbioma cutaneo

Per quanto efficace, il microbioma cutaneo è anche molto delicato. Per questa ragione, vi sono diversi fattori che possono influenzarlo negativamente, riducendo la sua capacità di protezione per la pelle.

I fattori ambientali e le abitudini igieniche

Fattori ambientali microbioma

Senza troppe sorprese, il microbioma è fortemente influenzato da fattori ambientali: l’esposizione agli agenti esterni può alterarne la composizione, indebolendolo. Ad esempio:

  • l’inquinamento atmosferico favorisce la proliferazione di batteri ossidanti, come lo Pseudomonas, che possono aggredire i microrganismi buoni della cute;
  • l’esposizione incontrollata ai raggi UV del sole può alterare la varietà fungina.

Sono però le abitudini di detergenza e cosmetiche a rappresentare il maggior rischio per questo naturale filtro della pelle. In particolare, una ricerca condotta nel 2021 evidenzia come la tendenza odierna all’iper-detersione possa ridurre la diversità microbica del 20-40%. I maggiori responsabili sono saponi, shampoo, creme e trucchi con azione antibatterica, sempre più diffusi a scopo di marketing, quando in realtà dovrebbero essere utilizzati solo in presenza di specifici disturbi.

I fattori genetici e lo stile di vita

Microbioma e fumo

Come facile intuire, anche la predisposizione genetica personale può influenzare il microbioma cutaneo, determinando una maggiore o minore diversità batterica. In genere, gli individui naturalmente più esposti a dermatiti, rossori e infiammazioni cutanee presentano anche specifiche alterazioni genetiche, che impediscono lo sviluppo di grandi popolazioni di batteri buoni.

Il fattore che più ha peso è però lo stile di vita: la sedentarietà, lo stress, l’abuso di fumo e alcol, nonché l’alimentazione non equilibrata possono letteralmente distruggere il microbioma cutaneo, promuovendo microrganismi deleteri ai danni di quelli buoni. Ad esempio, il fumo aumenta la presenza di Corynebacterium, connesso a maggiori infiammazioni cutanee.

I cibi che aiutano il microbioma cutaneo

Cibi che aiutano il microbioma

L’alimentazione è fondamentale per garantire un buon equilibrio del microbioma della pelle, per via dell’asse intestino-cute. Più il sistema digestivo è efficiente ed equilibrato, nonché ricco di batteri buoni e probiotici, migliore è la distribuzione dei microrganismi sulla pelle. Ad esempio, le diete povere di fibre possono alimentare infiammazioni sistemiche, che favoriscono acne, secchezza o psoriasi.

Ma quali sono gli alimenti che più contribuiscono al benessere del microbioma cutaneo? In base a diverse evidenze scientifiche, bisognerebbe sempre seguire un regime vario e sano, basato sulla dieta mediterranea, portando spesso in tavola:

  • lo yogurt al naturale con fermenti lattici vivi, come il Lactobacillus e il Bifidobacterium, aiutano a riequilibrare sia il microbioma intestinale che quello cutaneo;
  • aglio e cipolla contengono dei prebiotici naturali – come l’inulina e i fruttani – e composti solforati che nutrono i batteri benefici, rafforzando la barriera cutanea e riequilibrando la produzione del sebo;
  • gli spinaci, grazie alla vitamina C e ai polifenoli, proteggono la pelle dagli stress ossidativi, favorendo batteri che riparano le microferite cutanee;
  • il tè verde è un’ottima fonte di polifenoli con azione antiossidante, con un effetto protettivo contro raggi UV e inquinamento;
  • le noci e i semi di lino sono un’abbondante fonte di Omega-3, utile per ridurre le infiammazioni, poiché favoriscono la proliferazione di batteri che migliorano l’idratazione della pelle.

In definitiva, il microbioma cutaneo è un prezioso alleato per il benessere della nostra pelle: le buone abitudini, e un’alimentazione sana, contribuiscono a mantenerlo attivo, vario ed efficiente.

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