Tanto impegno, belle architetture, un grosso business… ma dov’è la sostenibilità?
E’ come un’enorme calamita. Attrae migliaia e migliaia di persone ogni giorno dall’Italia, dall’Europa e dal mondo e, alla fine, ha attratto anche me: Expo 2015 è inevitabile.
Ho cominciato a pensarci veramente nel lungo tragitto di metropolitana. Non mi sono voluta creare aspettative, ho cercato di non ascoltare le polemiche, le purtroppo prevedibili storiacce di corruzione, i no-Expo… Nulla, mi sono tappata le orecchie e ho voluto fidarmi solo dei miei occhi.
Superate le barriere degli accessi, mi trovo nel vasto piazzale in cui fanno bella mostra di sé statue alte 3 metri che richiamano le opere dell’Arcimboldo. Belle da vedere, un vezzo, scenografiche.
Mi infilo subito nel padiglione Zero. Un’enormità nell’enormità che mi avevano consigliato di visitare perché “molto ben fatto”. Grandi sale in cui vengono proiettati documentari sulla storia del cibo e dell’alimentazione. Le ricostruzioni di una grande biblioteca e di un albero secolare le cose più notevoli, simbolismi raffinati per raccontare il grande viaggio dell’uomo sulla Terra e il suo rapporto con essa. Simbolismi anche troppo raffinati per quello che ho visto dopo.
Infatti mi basta immettermi sul Decumano, il lunghissimo viale di quasi due chilometri che taglia longitudinalmente tutta Expo per avere la sensazione di essere in un grande parco dei divertimenti. Un normale, costosissimo, parco dei divertimenti con bellissime architetture.
Una brutta prima sensazione per chi avrebbe voluto vedere qualcosa pieno di significato. In giro gente, tantissima gente, che rimbalza da un padiglione all’altro ma soprattutto da uno snack all’altro… Dalle ipercaloriche polpette olandesi, alla pizza, alle patatine belghe, all’asado, una piccola folla assiste alla presentazione di una macchina per il gelato… L’impressione che si ha di primo acchito è che più che parlare di produzione alimentare si mangi molto cibo e molto poco sostenibile.
E in effetti è così. Expo è un’enorme fiera a confine tra il BIT e una colossale, sfarzosa e bellissima festa di paese: le nazioni sfoggiano piatti e bevande più che geniali sistemi sostenibili per nutrire il pianeta. La prima area in cui mi addentro è quella del caffè e del cioccolato che raccoglie i paesi del Sud del mondo che si basano su queste produzioni. Sono molto interessata: come vedono il futuro i produttori di due delle spezie più impattanti? Risposta: non lo vedono proprio, il futuro.
La maggior parte dei paesi dell’area si presenta a Expo con una misera stanzetta, qualche poster di paesaggi esotici, un banchetto o due di prodotti tipici come in un qualsiasi mercatino etnico, la foto del dittatore di turno che sorride pacioso e qualche dato sulla produzione di caffè o cioccolato appunto.
Sembra che siano presenti per dovere più che per volere, provvisori, buttati lì nel marasma. Significativo lo spazio di Cuba: un brutto bar semivuoto con solo due bottiglie di rhum commerciale e ovviamente una bandiera. Può essere soltanto questo Cuba? Non credo proprio.
Alcune agghiaccianti foto di enormi piantagioni che tagliano le foreste pluviali vengono sfoggiate con orgoglio. Ma il tema dell’Expo non era la Sostenibilità alimentare?! Mi rendo conto di essere dentro a un paradosso di diversi chilometri quadrati, alla faccia dei grandi paradossi alimentari denunciati dalla Carta di Milano che di Expo dovrebbe costituire il manifesto.
Incappo nell’area del Gabon. Emozione: in Gabon sono stata vent’anni fa, che meravigliose foreste… L’impatto visivo è buono: pannelli retro illuminati e installazioni eleganti presentano con enfasi l’”Economia verde del Gabon”.
Grandioso, penso, ma come si legge nelle foto qui sopra: il Gabon per economia verde intende quella basata sul legname e il taglio ben poco regolamentato di intere fette di foresta! Ehi, abbiamo 1 milione di ettari di zone umide ancora selvagge! Perché non ci piantiamo altrettanti ettari di colza o palmizio per fare biodiesel! Che bella idea! Non una parola sull’ecoturismo, sulla gestione sostenibile, sulle rinnovabili. Povero mio Gabon…
Raggiungo la Cascina Triulza dove, sulla carta, avrei dovuto trovare le Ong. Come presidente di forPlanet conto di trovare colleghi e invece trovo un altro mercatino etnico che alla rinfusa raccoglie prodotti africani e sudamericani. Chincaglierie, prodotti in legno (certificato? Equo solidale? Non pervenuto…), collane e gingilli… Un banchetto o due di organizzazioni con un paio di ragazzi, un po’ spaesati quanto volenterosi, che forse come me si sentono fuori posto.
Dov’è la sostenibilità alimentare mi chiedo mentre la carne alla griglia mi inonda le narici passando davanti al padiglione argentino. La carne argentina, uno dei prodotti più distruttivi del pianeta viene venduto nel posto in cui più al mondo si dovrebbe parlare del futuro del cibo. Amen.
In compenso nel piccolo, strano padiglione bielorusso si vende vodka e si propagandano zone franche nel cuore dell’Europa. Si vende, si fanno spettacolini di musicisti e saltimbanchi. E’ Gardaland. Qualcuno vuole parlare di sostenibilità per favore?
Vado a cercar fortuna nel padiglione della Francia. Un bell’orto di prodotti della terra d’Oltrealpe fa capire che forse si comincia a fare sul serio. dentro trovo tracce di un racconto logico: si parla di ottimizzazione delle colture, di OGM, di spreco alimentare… Evviva!
Americani e cinesi, i due colossi mondiali a maggiore impatto, quelli con il maggiore impatto globale, hanno padiglioni in cui si parla di sostenibilità e bene. Magari non ci credono, ma almeno sono in tema. In quello americano, sfarzoso, come prevedibile, un po’ Las Vegas per intenderci, ci sono un bel po’ di installazioni parlanti, monitor interattivi e infografiche accattivanti che approfondiscono i temi di Expo mentre la voce di Obama racconta il punto di vista degli USA sul futuro del cibo e sulla lotta all’obesità e al diabete. Poi torno nel decumano e un turista americano mi passa davanti trangugiando una maxi crêpe alla Nutella.
Aaaah, la Nutella. Oltre al concept bar, è ovunque. Capisco che la multinazionale stia vivendo un brutto momento mediatico per colpa dell’olio di palma ma forse è mancato un po’ il senso dell’opportunità. Così come SanPellegrino è ovunque a braccetto con Coca-Cola.
Altri padiglioni che mi sono piaciuti? Quello Svizzero e quello israeliano (notevole il giardino verticale idroponico). Quando un paese ha un piano come la Svizzera o un’idea di cosa significhi scarsa risorsa alimentare come Israele ecco che il tema di Expo viene proposto con serietà.
Ormai ho percorso tutto il Decumano e finalmente arrivo al padiglione del biologico, il bio park. Il colpo finale: un grande supermercato di Natura sì. Trattamento del tema? Zero. Semplicemente un bellissimo supermercato dove fare la spesa a Expo. Che senso ha?! Almeno Coop ha presentato un modello di supermercato intelligente con pannelli interattivi che spiegano la provenienza dei prodotti, il loro percorso lungo la filiera e la loro impronta ecologica (anche se ho qualche dubbio sui dati: possibile che un uovo bio impatti come uno convenzionale?!)…
Nello spazio dedicato alla biodiversità concepito dalla Facoltà di agraria dell’Università di Milano in collaborazione con le Università di Padova e Bologna e che ospita gli spazi del Ministero dell’Ampbiente e delle politiche agricole, invece, si parla di biodiversità agricola e selvatica. Poco impatto scenografico ma bei contenuti. Un gruppo di agenti della forestale al banchetto del Cites mostra pelli e avorio sequestrati in giro per l’Italia e mi racconta qualche dato interessante. Erano tutti per me: naturalmente i visitatori erano altrove, qui non si mangia, non si balla e non si fa la spesa.
Questo, per quel che ho visto, è Expo 2015: un bellissimo parco dei divertimenti alimentare, un’enorme fiera etnica, un tema rimasto solo sulla carta, una speculazione edilizia di cui capiremo il senso più in là.
Me ne vado con una domanda: ma è a questo che i governi e le istituzioni mondiali pensano quando si parla di nutrire il pianeta? Abbandonando la fiera a capo chino, passo davanti a una pacchiana riproduzione della Madonnina del Duomo, braccia aperte, sguardo al cielo. Già, che il fato ce la mandi buona, ne abbiamo bisogno.
18 Comments
Fabio F
7 Luglio 2015 at 14:58Tessa io il 23 Giugno sono stato a Milano per un giorno neanche mi sono avvicinato all’Expo ho preferito farmi un giorno in via Monte Napoleone e in duomo
ciao Tessa buon pomeriggio
Tessa Gelisio
7 Luglio 2015 at 20:00ehhh
Sergio
7 Luglio 2015 at 15:24Abbiamo preso i biglietti “aperti” e ci recheremo a visitare l’Expo probabilmente ad inizio Settembre. Per il momento ho sentito il parere di diversi amici e conoscenti che l’hanno già visitata, e devo dire che non ho percepito grandi entusiasmi. A parte i media sino ad ora non ho sentito grandi commenti, anzi tutti quelli che ci sono già stati hanno avuto grosso modo chi più chi meno l’impressione che hai avuto tu. A Settembre aggiungerò un paio di righe di “prima mano”. Grazie Tessa e salutoni.
Tessa Gelisio
7 Luglio 2015 at 20:03ok, ci conto
Santilvia
7 Luglio 2015 at 15:43Grazie Tessa, sempre chiara, informata e appassionata! Andróprossimamentead expo… Vedremo!
Un bacio, SilviA
Tessa Gelisio
7 Luglio 2015 at 20:06baci
Fabio
7 Luglio 2015 at 17:19Grandissima Tessa!
Articolo di un certo spessore e ben scritto perché evidenzia in pieno il fallimento di questa sfarzosa manifestazione e dei suoi organizzatori.
Un motivo in più per non andarci.
Al prossimo articolo!
Tessa Gelisio
7 Luglio 2015 at 20:04grazieeee
Vincenzo Canu
7 Luglio 2015 at 17:55Ciao Tessa, anche io ho visitato l’Expo a fine Maggio ed ho avuto la stessa sensazione di trovarmi in un enorme parco giochi…….. stesse file per visitare le attrazioni…. stesso ambiente e stesse atmosfere…….
Il cibo ? Tanti filmati….. tante fotografie……..
Il cibo era tutto a pagamento nei ristoranti dei paesi partecipanti ! Tutto carissimo !!
Sono entrato alle h.10.00 ed uscito alle 23.00…. inutile descrivere la delusione provata !
Speravo che forse sarebbe stata la volta buona per parlare veramente dei problemi alimentari della terra e del cibo sostenibile…. invece niente.
Una occasione sprecata dove chi ci guadagnerà saranno i soliti noti…….
inutile aggiungere altro !
Vincenzo Canu
Tessa Gelisio
7 Luglio 2015 at 20:05speriamo però che il saldo economico x l’italia sia positivo… questo penso di si. baci
Caterina
7 Luglio 2015 at 22:08Cara Tessa, non posso che darle ragione. Specialmente su Cascina Triulza e sullo spreco di opportunità dei cluster. Sto frequentando molto Expo per vari motivi, posso aggiungere forse che se la si visita con l’intenzione di capire, imparare qualcosa sui vari paesi, l’alimentazione, come Sono affrontate le questioni, si trova qualcosa in molti padiglioni. Purtroppo la maggior parte dei visitatori vi entra giustamente senza alcuna domanda in testa e manca del tutto la volontà di farle sorgere, le domande. Apprezzo molto il suo lavoro e il suo blog!
Tessa Gelisio
13 Luglio 2015 at 20:05Grazie .MI FA MOLTO PIACERE
Lorenzo
8 Luglio 2015 at 20:30Ciao Tessa,
credo che se avessero dato a te la gestione dei contenuti dell’Expo non sarei rimasto così deluso
Sono andato il secondo giorno e alle 16 me ne sono andato via disgustato
Buon lavoro
Lorenzo
Tessa Gelisio
11 Luglio 2015 at 16:40grazie…
tufo roberto
9 Luglio 2015 at 3:04Expo mi sembra un bussines e uno spreco di risorse , una fiera di prodotti tipici tra l’ altro mooolto costosi. Prezzo esorbitante per entrare sapendo che poi altre spese si aggiungono per mangiare. Io non sono contro o pro ma ancora adesso non ne capisco la necessità di questa “fiera “. Ciao e grazie per tuo splendido lavoro
Giovanna
9 Luglio 2015 at 13:10Mi dispiace ma non sono assolutamente d’accordo con te, Tessa! Sono stata il 4 giugno scorso a Milano per un convegno proprio all’Expo che devo dire ho cercato e trovato con molta fatica, organizzato proprio alla Cascina Triulza in una sala semiaperta, calda e senza aria condizionata! E’ stato un giorno di caldo afoso purtroppo e sono riuscita a trattenenrmi solo qualche ora da sola, visitando alcuni padiglioni ma a parte in effetti gli odori tipici di carne arrosto o focaccerie che ad ora di pranzo erano molto presenti, il resto mi ha veramente entusiasmato! I colori le rappresentazioni, si è vero molto sceniche ma molto belle: ad es. il padiglione di Israele ha messo sù un vero e proprio spettacolino molto divertente e rappresentativo del paese e non solo del cibo….il padiglione degli Emirati Arabi, del Giappone e persino quello americano nonostante le evidenti maestosità tipiche di quei paesi , mi hanno molto affascinata. Non ho potuto vedere tutto ahimè tanto che mi sono ripromessa di tornarci con la mia famiglia presto, per riassaporare questa simulazione di viaggio nel mondo! Chi non può viaggiare, cara Tessa ha solo questi mezzi per poter intravvedere e conoscere, anche se in parte, le altre culture, le civiltà, completamente diverse dalla nostra! Sono d’accordo, al solito noi italiani sfruttiamo molto queste occasioni per pavoneggiare uno spreco che è tipico delle nostre realtà occidentali ma l’Expo mi ha fatto tornare un po’ indietro nel tempo, quando la Fiera del Levante di Bari, era veramente un punto di incontro per tutti i paesi del mondo e in parte per le loro culture, pur trovandosi a dover realizzare affari ma in un mondo di colori! Le statue che sono all’ingresso mi hanno tenuta col fiato sospeso per un po’ e come una bimba davanti ai regali o ad un gelato, ho chiuso gli occhi ed ho cercato di sentire i rumori e le voci di queste civiltà diverse dalla mia….forse sono eccessiva ma ci tenevo a scrivere le mie “emozioni”!
Tessa Gelisio
11 Luglio 2015 at 16:39beh il mondo è bello perché vario!!!
Paolo Magni
12 Luglio 2015 at 13:14…smettiamola di fare gli ipocriti…questo expo o espo è solo da boicottare…chi possiede i biglietti li butti via…non li ceda ad alcuno…è una dolorosa ferita alla dignità di Madre Terra…invece di fare i soliti turisti della democrazia come noi uomini bianchi occidentali amiamo fare almeno dal 1492 nelle sole Americhe con risultati altamente drammatici per gli equilibri del mondo, lasciamo in pace le foreste, le popolazioni autoctone indigene ancora esistenti, insomma la Madre Terra ancora incontaminata. Loro non vogliono nulla da noi. Siamo solo noi che continuiamo a derubarli da oltre 500 anni in nome del profitto con la scusa attuale del turismo!!!!