Le bugie più gettonate smontate dalla scienza
I negazionisti ci sono sempre stati, da quando si è iniziato a parlare di global warming. Quello che non comprendo è come si possa negare la realtà, quando ormai è sotto gli occhi di tutti, tra eventi naturali sempre più estremi, perdite dei raccolti in agricoltura, animali in via di estinzione e gli altri numerosi effetti dei cambiamenti climatici (anche se non dovrei meravigliarmi, visto che dopo millenni di scoperti e studi scientifici c’è ancora chi si ostina a sostenere che la Terra sia piatta).
Il negazionista più famoso è probabilmente Donald Trump, che è riuscito a sfilare gli Stati Uniti (tra i principali responsabili di emissioni di CO2 al mondo insieme alla Cina) dall’accordo di Parigi. Anche sui suoi canali social non perde occasione di prendere in giro scienziati e ambientalisti, da quel famoso tweet in cui sosteneva che il riscaldamento fosse un’invenzione dei cinesi per limitare la produzione americana, al post di questo inverno, quando alcuni Stati si trovavano in una morsa di freddo record, fino a -30°, situazione su cui ci sarebbe poco da scherzare e che invece il Presidente non si è lasciato scappare per fare dell’ironia con la frase “Dove diavolo è il riscaldamento globale?”.
Un esempio seguito anche da alcuni giornali del nostro Paese. Il primo fu Il Messaggero, a gennaio, quando titolò “Il freddo di questi giorni allontana i timori sul riscaldamento globale” (ma dopo le numerose proteste di lettori e scienziati, hanno ritrattato sostenendo di aver commesso un semplice errore di battitura omettendo un “non” nella frase, che diventerebbe “Il freddo di questi giorni non allontana i timori sul riscaldamento globale”). Di recente però, con questo tempo insolito per essere maggio, altre testate hanno sbattuto in prima pagina titoli come “Riscaldamento del pianeta? Ma se fa freddo” (Libero) e “Anche il tempo si è rotto di Greta” (Il Tempo), commettendo un errore grossolano: confondere previsioni meteo a breve termine con cambiamenti climatici che si osservano su larga scala. Che si tratti di semplici scelte editoriali, visto che con l’arrivo di Greta Thunberg la battaglia tra ambientalisti e negazionisti si è fatta ancora più accesa, poco importa: un giornale dovrebbe fare informazione seria, non confondere ancora di più i lettori.
Quella del freddo preso come pretesto per negare il riscaldamento, però, non è l’unica delle bugie raccontate in questi anni: vediamo insieme quali sono i più famosi falsi miti riguardo i cambiamenti climatici, e com’è facile smontarli con la scienza.
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NON TUTTI GLI SCIENZIATI CONCORDANO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI: SECONDO ALCUNI ESPERTI NON ESISTONO
Foto: www.globalproject.info
Falso. Gli scienziati che si occupano di clima non hanno dubbi sull’esistenza dei cambiamenti climatici e sulla responsabilità dell’uomo. Non bisogna confondere le opinioni di climatologi e altri esperti in materia con quelle di scienziati, magari illustri, ma che operano in campi completamente diversi. Una delle armi preferite dei negazionisti è il discorso tenuto da Carlo Rubbia al Senato nel 2014, nonostante gli esperti ne abbiano già sottolineato i diversi errori, a cominciare dal fatto che Rubbia afferma di conoscere l’argomento clima quando, come spiegano gli scienziati del blog Climalteranti, in realtà non ha competenze né esperienze in questo campo specifico.
L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il principale organismo che si occupa di cambiamenti climatici, riunisce scienziati e ricercatori da tutto il mondo, tra i massimi esperti del settore; fra loro il consenso è unanime, sia sul fatto che il riscaldamento globale sia una realtà, sia che è causato principalmente dalle attività dell’uomo, sia che è uno dei maggiori pericoli a cui siamo esposti.
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IL RISCALDAMENTO È UN FENOMENO NATURALE. LE TEMPERATURE DEL PIANETA SONO CICLICHE, SI ABBASSERANNO DA SOLE
Foto: www.meteoweb.eu
Che il clima sia cambiato nella storia della Terra è ovvio, ma in questo caso sta avvenendo per colpa dell’uomo e non per cause naturali, inoltre allarma la velocità con sui sta accadendo. Ma questa fantasiosa teoria è stata citata nel discorso di Carlo Rubbia, peccato che i dati portati come “prova” siano stati confutati già da tempo. Affermava che ai tempi dei Romani il clima fosse più caldo di ora, tanto che Annibale poté attraversare le Alpi con gli elefanti: a parte che dei 37 elefanti ne sopravvisse solo 1, ben più importanti sono i dati climatologici e glaciologici che dimostrano che a quel tempo era più freddo rispetto ad ora.
Errore n.2: ha sostenuto che dal 2000 al 2014 (anno in cui ha tenuto il discorso) la temperatura non solo non fosse aumentata, ma fosse addirittura diminuita di 0,2°, volendo dimostrare che il trend climatico è ciclico. Ma gli esperti hanno messo in guardia prima di tutto dal definire “trend” un periodo breve come 14 anni, spiegando poi che il dato non è corretto perché nel 2014 la temperatura era di 0,32° in più rispetto al 2000. Questo famoso dato, nonostante sia già stato smentito da tempo, è stato riproposto da Libero anche di recente. Eppure, basterebbe guardare il database del National Oceanic and Atmospheric Administration, che dal 1880 misura la temperatura media globale, per vedere che l’unico trend delle temperature è quello di crescita, tanto che gli ultimi 5 anni sono considerati i più caldi da quando sono iniziate le rilevazioni.
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FORSE IL RISCALDAMENTO ESISTE, MA NON DIPENDE DALL’UOMO
Foto: www.aknews.it
Chi non vuole negare l’evidenza dell’aumento della temperatura globale, provocato dall’aumento della concentrazione di gas serra (anidride carbonica in primis), ripiega in questo modo: ammette che il problema c’è, ma non è legato all’attività umana, spesso dicono che sia colpa dell’attività solare oppure che la CO2 emessa dall’uomo è solo una piccola percentuale e non serve limitarla perché questo non influenzerà il clima.
Anche in natura avvengono delle emissioni di CO2, certo, ma la differenza è che sono sempre state bilanciate da un corretto assorbimento da parte di oceani e foreste; finché non è arrivato l’uomo a incrinare quest’equilibrio bruciando i combustibili fossili, la concentrazione di CO2 in atmosfera è sempre stata costante, mentre dal 1800 è in continuo aumento (record recente: abbiamo superato le 415 pmm, valori mai raggiunti da 800.000 anni).
Inoltre, oceani e foreste riesco ad assorbire sempre meno CO2.
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MAI VISTO UN MAGGIO COSÌ FREDDO. DOV’È IL RISCALDAMENTO GLOBALE?
Foto: www.viagginews.com
Non facciamo confusione: il riscaldamento globale è una cosa, la meteorologia un’altra (sebbene gli eventi meteo siano influenzati dal riscaldamento). E non confondiamo il clima o la temperatura locale, della nostra città o regione, con quello di tutto il mondo (quello che conta è la media annuale, mondiale), né la temperatura di un breve periodo di tempo con il trend delle temperature annuali mondiali.
Come una rondine non fa primavera, così un mese freddo da qualche parte del mondo non dovrebbe mettere in discussione un problema ben più ampio: non è che un tassello, un fattore da sommare agli altri, ma quello che conta alla fine è la media. È ancora presto per fare previsioni su questo 2019, ma freddo e grandinate occasionali non sono mancati neanche nel 2017, anno che poi alla fine si è rivelato il secondo più caldo da quando sono iniziate le misurazioni.
In realtà, questo freddo anomalo (così com’era anomalo il caldo di febbraio, quando si riusciva a stare addirittura senza giacca), più che dimostrare che il riscaldamento globale non esiste, dimostra proprio il contrario: signore e signori, ecco a voi i cambiamenti climatici.
Ma una delle fake news più tristi che mi capita di sentire è che ormai sia troppo tardi per invertire la rotta. Siamo ancora in tempo per evitare conseguenze disastrose, ma dobbiamo impegnarci seriamente a non superare il “punto di non ritorno”, ovvero quel limite di +1,5° a cui siamo pericolosamente vicini, chi dice che abbiamo ancora a disposizione 8-10 anni per invertire la rotta, chi 15, comunque poco tempo. Forse le teorie dei negazionisti circolano facilmente perché sono rassicuranti, ma ignorare i pericoli non aiuterà ad evitarli: ammettere che esistono è il primo passo, il secondo è agire.
Foto copertina: www.tes.com
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