Avete mai sentito parlare di deposito cauzionale per la plastica? In Italia questa pratica è ancora poco diffusa, purtroppo limitata a piccole realtà locali. Eppure, così come dimostra l’esperienza dei Paesi del Nord Europa, si tratta di un’innovazione che può ridurre sensibilmente l’inquinamento ambientale da packaging. Nei fatti, al momento di acquistare un prodotto conservato in una confezione di plastica, si deposita una piccola cauzione. Una volta consumato il prodotto, riportando la confezione al supermercato si riceve sia la somma depositata che spesso uno sconto, da utilizzare per futuri acquisti. Nel frattempo, la plastica raccolta viene separata e correttamente smaltita.
Ma non è tutto, oltre a questo sistema virtuoso, in altre Nazioni – come ad esempio la Francia – si stanno implementando sempre più divieti sull’uso della plastica usa e getta, in vista anche degli obiettivi zero waste da raggiungere a livello europeo. Perché, allora, lo Stivale non prende esempio da questi Paesi?
Deposito cauzionale: meno plastica nell’ambiente
Ogni giorno, migliaia di norvegesi si recano al supermercato carichi di bottiglie di plastica e contenitori vuoti. Di primo acchito si potrebbe pensare a una stranezza nordica, invece, si tratta di un collaudato sistema per la corretta gestione dei rifiuti in plastica. Una volta giunti nei negozi, i clienti possono infatti approfittare delle cosiddette “macchine del pant” (“cauzione” in norvegese): dei sistemi di raccolta che, in cambio di plastica da riciclare, offrono una piccola somma monetaria.
La macchina descritta rappresenta il cuore del DRS, il sistema di deposito cauzionale istituito a livello nazionale. Quando i consumatori acquistano prodotti conservati in packaging di plastica – come appunto le bottiglie – devono depositare una piccola somma in negozio, di norma sui 20 o 30 centesimi di euro. Consumato il prodotto, ritornano al supermercato, inseriscono la confezione nella macchina del pant e ricevono uno scontrino, da presentare alla cassa. A questo punto verrà restituita loro la cauzione e, in alcuni casi, offerto anche uno sconto per gli acquisti futuri nello stesso negozio.
L’iniziativa, ormai attiva da qualche anno, ha avuto un enorme successo: tutti i cittadini si sono impegnati nella corretta raccolta della plastica, tanto che non si vedono più rifiuti abbandonati nell’ambiente. Questo perché al materiale è stato attribuito un valore e per le famiglie smaltire correttamente questi rifiuti significa approfittare di interessanti vantaggi. Ma cosa succede a queste confezioni in plastica, una volta inserite nelle macchine del pant?
Smaltimento e riciclo al top dell’eccellenza
Come vi ho già accennato, il sistema del deposito cauzionale della plastica è davvero capillare in tutta la Norvegia. Tutti gli esercizi pubblici – compresi i benzinai – sono infatti tenuti alla raccolta di questi rifiuti, approfittando a loro volta di vantaggi economici o sgravi fiscali. Ma cosa succede a queste confezioni una volta raccolte, chi assicura che vengano smaltite o riciclate correttamente?
A gestire tutto il sistema nazionale del DRS è un ente pubblico, Infinitum, che si occupa di facilitare lo scambio tra le società addette al riciclo della plastica e le aziende che hanno bisogno di questo materiale, come i produttori di bevande. Una volta depositate le bottiglie nella macchina del pant, l’apparecchio le schiaccia e le inserisce in grandi sacchi, dotati di codici a barre univoci. A questo punto, i sacchi vengono trasportati agli impianti di riciclo, la plastica viene sminuzzata e riciclata, ovvero trasformata in piccoli pellet ideali per la produzione di nuove confezioni. I pellet vengono quindi inoltrati alle aziende che ne hanno bisogno, mentre grazie al codice univoco viene ricompensato il negozio che, a sua volta, può così restituire le cauzioni ai suoi clienti.
Ma quali vantaggi hanno invece le aziende che necessitano di produrre continuamente confezioni in plastica? È presto detto: ogni società è tenuta a pagare una costosa tassa annuale sulla commercializzazione di prodotti usa e getta. Ma, se si recupera il 95% della plastica immessa sul mercato, l’obolo non è dovuto: un fatto che ha spinto la gran parte delle compagnie a buttarsi a capofitto sul riciclo.
Da quando il deposito cauzionale si è diffuso a macchia d’olio, i risultati nella lotta all’inquinamento da plastica sono stati evidenti. Oggi più del 93% di tutto il packaging utilizzato in Norvegia viene depositato presso le macchine del pant, solo il 5% è rimasto con la classica raccolta a mano.
Plastica usa e getta: la Francia sceglie la tolleranza zero
Mentre nel Nord Europa si punta sull’efficiente riciclo, i nostri vicini di casa optato per la tolleranza zero sulla plastica usa e getta. L’Europa ha già deciso di mettere al bando molti prodotti usa e getta – piatti, stoviglie e bicchieri di plastica, sacchetti e cotton-fioc – ma la Francia ha infatti deciso di spingersi oltre. Con la nuova legge sull’economia circolare, fortemente voluta dal Segretario di Stato Bérangère Couillard, si userà meno plastica possibile.
Dal 2022, ad esempio, è vietato ai supermercati vendere ortaggi non immediatamente deperibili in confezioni di plastica: ai clienti dovranno essere forniti sacchetti di plastica o altre soluzioni più sostenibili. Entro il 2026, questa misura dovrà essere estesa a tutto il settore ortofrutticolo, compresi gli alimenti oggi non coinvolti dalla misura.
Non è però tutto: in bar e ristoranti non sarà più possibile offrire ai clienti stoviglie in plastica e la consumazione sul posto dovrà avvenire unicamente avvalendosi di piatti, bicchieri e tazze in vetro o in ceramica. E per l’asporto? Sono ammessi bicchieri in cartone, purché la consumazione avvenga fuori dal locale. La misura coinvolge anche le grandi catene di fast-food, chiamate a non offrire più alimenti in contenitori di plastica o polistirolo, bensì in materiali biodegradabili o riutilizzabili. Solo per il comparto delle stoviglie, si stima che all’anno la Francia arriverà a evitare 200.000 tonnellate di rifiuti.
Nel frattempo, non sono solo al vaglio delle proposte di legge per rendere le etichette più trasparenti e aiutare così i consumatori nel corretto smaltimento, ma il Paese vuole anche adottare normative il più possibile stringenti sull’obsolescenza programmata. Come se non bastasse, dallo scorso gennaio sempre Couillard ha avviato le consultazioni pubbliche per portare in Francia il sistema di deposito cauzionale già visto in Norvegia.
E in Italia? Al momento poco si muove. Quella del deposito cauzionale rimane una realtà davvero piccola, spesso limitata a singole iniziative di comuni o catene commerciali. Eppure, come riferisce Zero Waste Europe in una recente intervista per PresaDiretta, sullo Stivale si disperdono ancora 7 miliardi di contenitori di bevande che, con un sistema DRS, potrebbero essere facilmente recuperati a tutto vantaggio dell’ambiente.
Non resta quindi che attendere, o forse sperare, che anche il nostro Paese adotti delle misure così virtuose per la gestione della plastica. Il tutto considerando come, oltre all’ambiente, deposito cauzionale e divieti generano anche posti di lavoro. Ce la faremo?
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