PLASTICA NEGLI OCEANI
Questa foto è particolare: rispetto alle altre, è l’unica che non mostra un cambiamento. E il motivo è semplice, 10 anni non scalfiscono la plastica, che ne impiega da 100 a 1000 per degradarsi! Il problema è che in questi 10 anni i rifiuti in mare non sono rimasti gli stessi, ma sono aumentati. Nel mondo, ogni anno, finiscono in mare 8 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui il 99,9% è plastica (dati di studi pubblicati su Nature). L’Oceano Pacifico è quello più inquinato, in cui si è formata la famosa “isola di plastica”, un vortice di rifiuti la cui estensione è incerta ma comunque vastissima: nella migliore delle ipotesi, superiore a quella di Spagna e Portogallo messi insieme, nella peggiore, a quella degli Stati Uniti.
LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI AI POLI
Per gli esperti del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) è senza precedenti la velocità con cui si stanno riducendo i ghiacciai, soprattutto quelli ai poli, i primi a sentire gli effetti del surriscaldamento. Nell’Antartide e nella zona del Circolo Polare Artico, Groenlandia compresa, i ghiacci si sciolgono a un ritmo del 50% superiore all’era preindustriale (e il 30% superiore alla media del ‘900), con perdite di 9.000 miliardi di tonnellate di ghiaccio dal 2002 al 2016. A questo ritmo, nel 2030 il Polo Nord potrebbe rimanere privo di ghiacciai nei mesi estivi, con tutti i rischi che un innalzamento del livello del mare comporterebbe per le città costiere del mondo, da New York alla Cina.
GLI ORSI POLARI PERDONO IL LORO HABITAT
Qualche anno fa, nel 2015, divenne virale l’immagine dell’orso polare denutrito, scattata da una fotografa di fauna selvatica alle Isole Svalbard. Anche se lei stessa ha affermato di aver visto anche esemplari sani, la foto è diventata un simbolo di quello che il riscaldamento globale e lo scioglimento dei ghiacciai sta causando ad alcune specie come gli orsi polari: privi del loro habitat di caccia, sono costretti a lunghi periodi di digiuno, che ne mettono in pericolo la sopravvivenza. Secondo il WWF, entro i prossimi 35 anni rischiamo di veder scomparire il 30% della popolazione di orsi polari.
IL RODANO E I GHIACCIAI IN SVIZZERA
Foto: SGD Academy
Concludo con due esempi molto vicini a casa nostra. Il problema dello scioglimento dei ghiacciai è molto sentito anche in Svizzera, dove l’Associazione per la protezione del clima ha lanciato nei mesi scorsi “l’iniziativa per i ghiacciai”, per convincere la politica locale ad aderire agli accordi di Parigi per la riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2050. Emblema dell’allarme che si sta vivendo, è il ghiacciaio da cui nasce il fiume Rodano, che negli ultimi 10 anni si è assottigliato di 40 metri e in estate viene coperto da teli bianchi nel tentativo di rallentarne lo scioglimento.
IL LAGO AZZURRO DI SONDRIO È SPARITO
Altre “vittime” dei cambiamenti climatici sono i laghi alpini, come il Lago Azzurro, che l’estate scorsa si è completamente prosciugato per colpa del caldo record e delle scarse precipitazioni. È vero che in passato è già accaduto che scomparisse (il FAI lo inserì nella lista dei luoghi da salvare) per poi ritornare, ma quello che preoccupa gli esperti è che non si tratta di un caso isolato. Sono diversi i laghi italiani che si stanno prosciugando, raggiungendo livelli ai minimi storici, compreso il famoso lago di Como, che secondo gli ultimi dati ANBI (Ass. Naz. Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari) è al 7,6% della sua capacità di riempimento.
La nota positiva è che, di tutti questi cambiamenti, gli esperti pensano siano ancora reversibili. Insomma, nulla è perduto, a patto di invertire immediatamente la rotta: se remiamo tutti insieme nella stessa direzione, può essere che nel 2029, per la prossima #10yearschallenge, le cose saranno nuovamente cambiate, ma in meglio.
Foto copertina: www.ohga.it
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