Da qualche anno a questa parte, sembra che non sia Natale finché non si decide di indossare un colorato maglione a tema, da sfoggiare su Instagram a colpi di selfie. È questa la tendenza che ormai da una decina di anni coinvolge i social network: scegliere un maglione dal decoro insolito – renne, fiocchi di neve, elfi e doni – da mostrare con orgoglio ai propri follower. Tant’è che quella dell’Ugly Christmas Sweater – ovvero del “maglione di Natale brutto”, così come è stato ribattezzato il trend – è una delle ricorrenze digitali che raccoglie il maggior numero di post durante l’intero corso dell’anno. Ma tra ironia e risate, quanto pesa sull’ambiente questa nuova mania?
A quanto pare, alla fama di fine anno sui social corrisponde un impatto ambientale a dir poco devastante, tanto da sollevare l’allarme degli esperti. La ragione? Troppa plastica nei maglioni che le varie catene d’abbigliamento propongono durante le festività.
Ugly Christmas Sweater, da dove arriva la mania social?
Fino a pochi anni fa nessuno li voleva indossare, poiché considerati capi di cattivo gusto o, peggio ancora, simbolo del tipico regalo sgradito offerto da qualche lontano parente. Con le loro tonalità verdi e rosse, e quelle decorazioni un po’ kitsch – tra Babbo Natale a cavallo delle renne e abeti stilizzati – i maglioni di Natale non avevano particolarmente colto i favori del pubblico. Ma con l’arrivo dei social network tutto è cambiato e, tra una battuta ironica e un meme virale, sono diventati in poco tempo un must-have dell’armadio di fine anno.
In realtà, Instagram e gli influencer non hanno inventato nulla: si sono limitati a rivisitare, come spesso accade, una tendenza risalente a qualche decennio fa. In particolare agli anni ‘80, quando la mania per gli Ugly Christmas Sweater si diffuse a macchia d’olio negli Stati Uniti grazie a “I Robinson”. Cliff – ovvero Bill Cosby – era solito indossare degli strampalati maglioni per ogni puntata natalizia del telefilm, tanto da essere fautore di una vera e propria moda. Negli anni ‘90 e nei primi 2000 la tendenza finì nel dimenticatoio, per poi venir resuscitata negli ultimi tempi dagli utenti di Facebook, Instagram, Twitter e Snapchat.
Un maglione di Natale può essere nemico dell’ambiente?
Quando si pensa a un caldo maglione, tutto balza alla mente tranne un possibile danno per l’ambiente. D’altronde, se di buona fattura ed elevata qualità, i maglioni possono durare un’intera vita e sopravvivere alle mode del momento, risultano così più sostenibili rispetto ad altri indumenti.
Il problema è però relativo a come questi maglioni vengono prodotti. Quello degli ironici maglioni di Natale non è un universo fatto di cura nella scelta delle materie prime, nella ricerca di fibre a basso impatto ambientale e processi produttivi più sostenibili, magari basati su piccole realtà locali. Si sta parlando invece di maglioni prodotti in serie per accontentare quanti più utenti possibili, in ogni angolo del Pianeta, il tutto a prezzi stracciati. E come raggiungere questo obiettivo di vendita? Sì, proprio con la plastica e ovviamente sono Made in China.
Il problema di plastica e microplastica
Dei danni ambientali dovuti alla domanda forsennata di maglioni di Natale se ne sono occupati diversi istituti di ricerca. In particolare, uno studio del 2019 ha dimostrato come questi capi siano un vero e proprio concentrato di plastica raramente riciclabile.
Hubbub, un organizzazione del Regno Unito, ha infatti analizzato 108 maglioni natalizi, acquistati da 11 delle catene di abbigliamento a medio prezzo più gettonate fra i consumatori. Ne ha quindi controllato la composizione, rilevando un dato allarmante: il 95% degli indumenti viene realizzato con fibre plastiche, con una prevalenza dell’acrilico: il 44% sul totale.
Nella maggior parte dei casi, non solo la plastica impiegata per i maglioni non proviene dal riciclo, ma la qualità dei filati appare talmente ridotta tanto da incentivare il fenomeno delle microplastiche. Così come ha confermato qualche anno fa la Plymouth University, i tessuti in acrilico possono rilasciare ben 730.000 microplastiche durante un singolo ciclo di lavaggio, frammenti infinitesimali che, dopo essere passati per lo scarico, si diffondono nell’ambiente. Non c’è luogo del Pianeta che oggi non veda una contaminazione da microplastiche – sono state rinvenute addirittura sull’Everest e nella Fossa delle Marianne – potenzialmente nocive per la nostra salute se inalate e ingerite. Rifiuti che richiederanno più di 600 anni per degradarsi nell’ambiente, ormai in grado di alterare lo sviluppo di piante marine, danneggiare i coralli e bloccare l’apparato digerente di molti animali.
Se si considera come nel Regno Unito si vendano circa 12 milioni di maglioni natalizi l’anno, è ben evidente la portata dannosa del fenomeno.
Le alternative più sostenibili all’Ugly Christmas Sweater
Ma che fare se proprio non si resiste al desiderio di indossare quel caldo maglione con le renne, durante le vacanze di fine anno? Se proprio si vuole cavalcare il trend sui social, lo si faccia almeno con un briciolo di responsabilità:
- Leggere le etichette: prima di acquistare un maglione di Natale, è importante leggere le etichette per evitare capi in plastica. Meglio le fibre vegetali come il cotone, ma anche quelle di derivazione animale – come la lana – se proveniente da allevamenti rispettosi e a basso impatto;
- Analizzare il prezzo: i prodotti di qualità e attenti all’ambiente difficilmente vengono offerti a buon mercato. Questo poiché la produzione richiede più tempo e, ovviamente, anche costi più elevati per ridurre emissioni e scarti in tutte le fasi della produzione;
- Riciclare vecchi regali: anziché comprare un maglione nuovo ogni anno, è utile passare al setaccio armadi e cassetti alla ricerca di quel capo natalizio di cui non avevamo più memoria;
- Sensibilizzare: non c’è trend social che tenga, inquinare meno dovrebbe essere un imperativo per tutti. In un’era in cui l’umanità cerca di ridurre il più possibile la dipendenza dalla plastica, impiegarla vergine per produrre maglioni non è etico né ecologico.
E se questi consigli non dovessero bastare, ci si può sempre armare di ferri e filo e produrre in autonomia il proprio maglione natalizio. Perché inseguire i trend social può essere divertente, ma sempre con un occhio di riguardo al Pianeta!
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