
Anche nel prezioso miele, uno dei dolcificanti più sostenibili oggi disponibili, sono state rinvenute pericolose microplastiche. È questa la preoccupante evidenza che emerge da alcuni studi scientifici, pronti a confermare quanto l’inquinamento da plastica sia ormai pressoché ubiquitario. Una contaminazione che non è di certo casuale, ma deriva da due precise fonti: le microplastiche sparse nell’ambiente, che finiscono sul nettare dei fiori, e i processi produttivi e di confezionamento. Ma è possibile prevenire questo fenomeno e, soprattutto, esistono alternative meno compromesse?
Perché le microplastiche contaminano il miele

Innanzitutto, è necessario comprendere in che modo le microplastiche siano riuscite a contaminare anche il miele, uno dei più antichi e puri alimenti. Le fonti di contaminazione sono diverse e derivano sia dal comportamento delle api, nella loro ricerca del nettare, che dai processi produttivi del dolcificante. Oggi, praticamente la totalità del miele in commercio contiene varie quantità di microplastiche, con in media 2,6 particelle per millilitro di prodotto.
La contaminazione atmosferica
L’inquinamento atmosferico e ambientale rappresenta la prima fonte di contaminazione del miele da microplastiche. Poiché molti frammenti sono di dimensioni così infinitesimali, da rimanere sospesi nell’aria, rimangono intrappolati sulle zampe e sul corpo delle api durante i loro voli. Ancora, atterrando su superfici inquinate, le api raccolgono involontariamente porzioni addirittura più grandi, trasportandole poi agli alveari.
È quanto dimostra una recente ricerca scientifica, nel sottolineare che le microplastiche intrappolate nei peli delle api operaie siano poi inavvertitamente trasferite alla cera, alle larve e anche al miele.
L’ingestione accidentale

Vi è poi una fonte di contaminazione diretta, ovvero l’ingestione accidentale da parte delle stesse api. Proprio poiché le microplastiche sono pressoché ubiquitarie, questi insetti le ingoiano:
- bevendo acqua;
- raccogliendo il polline dai fiori;
- consumando soluzioni zuccherine presenti sulle piante.
Come facile intuire, i frammenti plastici vengono poi trasferiti al miele, quando le api lo producono nei loro alveari.
I rischi della lavorazione del miele
Una porzione consistente di microplastiche, tuttavia, viene aggiunta al miele durante la fase di lavorazione e di confezionamento. In particolare, il rilascio nel miele avviene per:
- contatto con contenitori, filtri e tubi in plastica impiegati negli impianti produttivi;
- l’utilizzo di sostanze plastificanti in PET e PP utilizzate per le confezioni;
- dai rivestimenti interni dei tappi, anche quando le confezioni sono in vetro.
Una ricerca condotta in Turchia ha evidenziato che, in base all’analisi di 32 campioni di miele commerciale, si possono rilevare circa 314 particelle per ogni chilogrammo di dolcificante prodotto.
Le conseguenze per le api

È importante sapere che le microplastiche non stanno solo compromettendo la qualità del miele, ma anche e soprattutto minacciando la sopravvivenza delle stesse api, degli importantissimi impollinatori, purtroppo già a rischio d’estinzione.
Purtroppo, i frammenti di plastica si depositano nell’apparato digerente di questi insetti, causando una riduzione del peso corporeo, una minore efficienza nel foraggiamento e una ridotta capacità di assorbire i nutrienti naturali. Le colonie più esposte alle microplastiche sono meno resilienti e, in aggiunta alle minacce di pesticidi e cambiamenti climatici, rischiano di scomparire velocemente.
Come scegliere miele meno contaminato

Purtroppo, pressoché la totalità del miele in commercio è contaminato da microplastiche: poiché questi frammenti sono ubiquitari, anche con processi produttivi sicuri è impossibile impedire che le api vi entrino in contatto. Tuttavia, vi sono alcuni consigli utili per scegliere varietà di miele meno contaminate di altre:
- evitare il miele in confezioni di plastica, perché è in assoluto il più contaminato. Meglio privilegiare i barattoli di vetro;
- scegliere miele grezzo o non microfiltrato, perché evita processi industriali che potrebbero aggiungere inavvertitamente microplastiche dai macchinari;
- preferire miele biologico certificato, proveniente da zone a minor rischio d’inquinamento atmosferico, poiché le quantità di plastica sono inferiori;
- acquistare miele da apicoltori locali, con filiera corta, per verificare la posizione delle arnie – meglio se in luoghi naturali, lontani da strade, traffico e centri urbani – e, soprattutto, la loro costruzione in legno, metallo o altri materiali privi di plastica.
In definitiva, il comportamento incurante dell’uomo ha portato alla contaminazione di uno dei cibi più puri e nutrienti esistenti: il problema delle microplastiche non può essere completamente risolto, tuttavia è possibile limitarne il livello d’esposizione.

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