Inutile negarlo, ormai siamo online tutto il giorno. Si tratti di necessità di lavoro, di scambiare qualche messaggio con amici e parenti o semplicemente di rilassarsi davanti a un film in streaming, i nostri dispositivi sono costantemente connessi alla rete. Smartphone, tablet, computer, addirittura gli elettrodomestici: la casa diventa più “smart”, ci riempie di comodità, comodità che per funzionare hanno però bisogno di collegarsi a un server remoto. Ma vi siete mai chiesti quanto possa pesare un’infrastruttura così gigantesca sull’ambiente?
Capire quale sia l’impatto effettivo di Internet e delle tecnologie correlate non è semplice, perché vi sono numerose variabili da tenere in considerazione. Quando si parla di comunicazioni online, il primo pensiero che balza alla mente è quello del consumo energetico del dispositivo. Non è però solo quello il fattore che crea emissioni climalteranti. Anche se li alimentiamo con energia rinnovabile, ci sono, a monte, delle emissioni. Ho quindi raccolto per voi alcuni degli studi più interessanti condotti negli ultimi anni, sul rapporto tra nuove tecnologie e impatto ambientale.
Quanto pesa Internet sull’ambiente?
Quando approfittiamo delle nuove tecnologie, spesso non ci chiediamo – o, meglio, non sappiamo – come in realtà funzionino. Inviamo un messaggio e, quasi per magia, viene recapitato al giusto destinatario. In realtà, anche un’operazione così semplice si basa su una fittissima rete di infrastrutture, che permette nei fatti l’inoltro del nostro innocuo messaggio: la tratta della rete che collega la nostra casa o il ripetitore cellulare di zona alla centrale dell’operatore telefonico, enormi datacenter che smistano il traffico e lo dirigono verso il servizio richiesto, i datacenter dell’azienda che si occupa della gestione dello stesso servizio e molto altro ancora. Una serie di passaggi che, per quanto temporalmente immediati, richiedono energia e quindi producono emissioni.
Da anni, numerose ricerche cercano di attribuire un peso ambientale agli usi più diffusi delle tecnologie online. E i dati che ne emergono sono preoccupanti: ClimateImpact spiega che nel 2021 si sono registrati in media 4 miliardi di persone online ogni giorno: l’infrastruttura per supportarle ha determinato ben il 3.7% delle emissioni globali di anidride carbonica. E non è tutto, perché un recente report IEA ha messo in rilievo dati che dovrebbero metterci in allarme:
- dal 2010 al 2020, il traffico Internet è cresciuto di 15 volte, pari al 30% ogni anno;
- i grandi datacenter nel 2020 hanno richiesto tra i 200 e i 250 TWh di energia. Questo senza contare la pratica sempre più diffusa del cryptomining, ovvero l’impiego di grandi quantità di hardware per generare criptovalute, che solo in quell’anno è stato responsabile del consumo di 100 TWh di energia;
- le piattaforme di streaming video sono quelle che pesano più sul traffico di rete, pari all’87% del totale, e sono quindi quelle che richiedono più energia e producono più emissioni maggiori di gas climalteranti.
Ogni anno Internet produce 1.6 miliardi di tonnellate di gas serra, pari a 414 kg di CO2 per ogni singola persona sul Pianeta. Entro il 2050, senza azioni specifiche di contenimento, potrebbe arrivare al 20% di tutte le emissioni di gas serra del Globo. Pazzesco!
Online tutto il giorno, quanto pesano le singole azioni?
Per quanto siano enormi, i dati globali non ci aiutano a comprendere quale sia il nostro peso individuale sull’ambiente, dovuto al rimanere connessi per tutto il giorno. Non siamo abituati a pensare così in grande e, di conseguenza, si tende a ritenere che un messaggio oppure una mail sia innocua. Eppure, così non è:
- una mail di spam produce 0.3 grammi di CO2, una mail comune 4 grammi, una mail con allegati fotografici ben 50 grammi;
- pubblicare una fotografia sui social emette 0.15 grammi di anidride carbonica, scorrere il feed per un minuto ben 1.5;
- un’ora di streaming video sulle piattaforme in alta definzione produce circa 100 grammi di CO2, lo stesso tempo in definizione standard circa 60-70;
- un’ora di streaming musicale in alta qualità emette circa 50 grammi di anidride carbonica;
- un’ora di call video produce tra i 100 e i 500 grammi di anidride carbonica;
- un’ora di gaming online emette tra i 116 ai 728 grammi di CO2, a seconda del luogo di residenza, dalla distanza dei server di gioco, dall’utilizzo di hardware in proprio possesso oppure di risorse cloud.
Di primo acchito possono sembrare dei dati contenuti, eppure non ci dobbiamo dimenticare come eseguiamo queste operazioni più e più volte al giorno. E così moltiplicato per i 4 miliardi di persone che quotidianamente usano smartphone, computer, tablet e altri dispositivi smart.
Che fare per ridurre il nostro impatto ambientale?
Ma che fare per ridurre il nostro impatto ambientale, considerando come ormai sembra impossibile rinunciare alla Rete? Anche volendo estremizzare e usare Internet solo per esigenze lavorative, si tratterebbe comunque di almeno otto ore – quando si è fortunati – di dispositivi online.
Ovviamente le risposte estreme non sono la soluzione, poiché poco applicabili nella realtà. Tuttavia, mettere in pratica alcuni piccoli accorgimenti può ridurre – anche sensibilmente – sia il consumo di energia che l’emissione di gas climalteranti conseguenti.
- Rileggere le mail attentamente prima di spedirle e assicurarsi che riportino tutte le informazioni necessarie: questo impedirà di doverne mandare di multiple, per recuperare i dettagli dimenticati;
- Caricare allegati alle mail solo quando necessario ed eliminare eventuali formati immagine nel testo o nell’intestazione delle mail, come loghi nelle firme;
- Evitare di iscriversi a newsletter semplicemente per ricevere uno sconto una tantum, dimenticandosi poi della loro esistenza. Ancora, cancellare gli account per servizi che non usiamo, ma generano di continuo mail;
- Non intrattenersi in lunghe discussioni sulle piattaforme di messaggistica: può sembrare strano, ma una veloce telefonata ha un peso inferiore;
- Spegnere la webcam durante le call, si tratti di lavoro o di vita privata: riduce le emissioni di gas climalteranti anche del 96% per questo strumento;
- Scaricare sul proprio dispositivo i contenuti in streaming – video o audio – se la piattaforma in abbonamento lo permette. Rispetto alla visione in real time, sembra riduca fino al 5-10% le emissioni di CO2. Questo perché il file viene scaricato in una volta sola a qualità predefinita, mentre in streaming il client dell’utente e il server negoziano continuamente qualità diverse – anche impercettibilmente – a seconda della velocità di connessione e della saturazione della rete;
- Seguire o iscriversi ai profili social che ci interessano e visionare solo quelli: ciò impedirà di perdere minuti preziosi, e di produrre CO2, per contenuti nel feed che in realtà non stuzzicano le nostre attenzioni.
Sul fronte dell’impatto ambientale della Rete, non è però tutto. L’Europa ha deciso lo scorso anno di adottare il Climate Neutral Datacenter Pact, pensato per rendere tutti i datacenter europei carbon neutral entro il 2030. Tra gli obiettivi quello di alimentare queste enormi strutture con energia completamente rinnovabile e, ancora, sistemi di compensazione e riforestazione per la CO2 residua dovuta al loro funzionamento. Nel nostro piccolo possiamo inoltre fare già molto, ad esempio scegliendo di abbonarsi a piattaforme e servizi che, oltre a pubblicare regolarmente dei Sustainability Report, già si avvalgono di fonti rinnovabili per i loro datacenter e hanno già avviato campagne di riciclo dell’hardware e riforestazione. Ovviamente, sempre con un occhio ben attento al greenwashing!
Insomma, rinunciare a Internet è forse oggi impossibile, ma rendere il nostro impatto sull’ambiente meno gravoso è alla portata di tutti!
1 Comment
GIULIA
29 Giugno 2022 at 11:24Ammetto che per lavoro sono connessa tutto il giorno, ma la sera il telefono lo metto da un’altra parte eppure trovo i tuoi consigli utilissimi e devo dire che per le email già le seguo…per il resto si può decisamente migliorare.