La plastica, in passato tanto amata e sfruttata, oggi è sempre più demonizzata a causa dei suoi alti rischi per la salute e per i pericoli per l’ambiente. In passato l’abbiamo usata senza troppi pensieri, ma oggi siamo tutti consapevoli dei pericoli, ed è diventato un imperativo ridurne l’utilizzo.
Ora è arrivato il momento di porci più di una domanda, cercando laddove possibile anche di ottenere le meritate risposte. Cominciamo? Bene, allora partiamo da un’analisi del WWF Italia, che ha sottolineato come per diversi decenni i governi mondiali abbiano sostenuto più o meno consapevolmente un sistema basato sulla plastica.
Come? Attraverso normative frammentarie o sistemi di incentivazione che sostenevano un utilizzo poco green di questo materiale. La mancanza per anni di un monitoraggio della dispersione di plastica ha reso poi complessa la lotta a questo tipo di fenomeno. Gli effetti ora sono sotto gli occhi di tutti, primo fra tutti l’inquinamento degli oceani. Non solo plastica “solida”, ma soprattutto microplastiche. Un problema difficile da risolvere e recenti studi hanno dimostrato come le microplastiche siano già nel nostro corpo.
Gli effetti sul pianeta
L’inquinamento da plastica sta producendo effetti sempre più devastanti sul pianeta. Non sono rari i casi di animali vittime di reti da pesca abbandonate in mare, tappi di bottiglia e frammenti di plastica in mare. A questo si aggiungono poi gli abbandoni sulla terraferma, con la possibile contaminazione dei territori e delle falde acquifere.
Senza contare che il mancato riciclo della plastica porta alla produzione di altra plastica vergine, con conseguenti emissioni di CO2 e l’utilizzo di petrolio. Un costo in termini naturali non indifferente.
Qual è il vero prezzo della plastica?
Per capire quale sia l’impatto economico della plastica viene in nostro soccorso l’ultimo rapporto Dalberg, commissionato dal WWF Italia e intitolato “Plastica: Il costo per la società, l’ambiente e l’economia”. Come riportato dall’associazione ambientalista i costi globali per ambiente, società ed economia ammonterebbero addirittura a 3.700 miliardi di dollari. Si tratterebbe di costi relativi al solo 2019. Ben 10 volte quello che è il semplice costo di produzione, stimato in 370 miliardi di dollari.
Se vi sembra tanto provate a pensare a cosa succederà se non si porrà un freno a tutto questo. Secondo le stime presentate dal WWF Italia entro il 2040 tale cifra salirà oltre i 7.000 miliardi di dollari. Tanto per fare un confronto, si tratterebbe dell’85% della spesa sanitaria globale nel 2018 e superiore al PIL 2019 di Australia, Germania e Canada messe insieme.
Inquinamento da plastica e CO2
Senza cambiamenti nelle attuali pratiche produttive non soltanto i costi, ma anche la produzione di plastica raddoppierà. Gli oceani corrono un rischio anche maggiore con la quantità dispersa in mare destinata a triplicare.
Nel 2040 arriverà a toccare 29 milioni di tonnellate annue, per un totale di circa 600 milioni di tonnellate disperse nell’oceano. Non migliori le prospettive dal punto di vista delle emissioni di gas serra.
Secondo il rapporto promosso dal WWF le emissioni di gas serra (GHG) derivate dal ciclo di vita della plastica toccheranno quota 20% dell’intero bilancio globale del carbonio. Ne conseguirà un’ulteriore accelerazione della crisi climatica, i cui effetti sono già sotto i nostri occhi.
Un bilancio sempre più drammatico, contro il quale è necessario agire quanto prima. Cosa chiede il WWF ai governi di tutto il mondo? La richiesta è quella di avviare la definizione di un Trattato globale legalmente vincolante sull’inquinamento della plastica marina alla Quinta Assemblea per l’Ambiente delle Nazioni Unite, in programma a febbraio 2022.
Allarme per il futuro rilanciato anche da Marco Lambertini, direttore generale del WWF International:
È la prima volta che abbiamo una valutazione così chiara di alcuni dei costi non contabilizzati che l’inquinamento da plastica impone alla società ed è un peso troppo alto da sopportare – sia per le persone sia per l’ambiente.
Drammaticamente l’inquinamento da plastica non mostra segni di rallentamento, ma la consapevolezza che vada fermato è oggi molto più diffusa di ieri. Abbiamo bisogno di un Trattato delle Nazioni Unite sull’inquinamento della plastica che aggreghi governi, aziende e consumatori intorno a obiettivi chiari di riduzione, raccolta, riciclo, individuando alternative sostenibili per fermare la dispersione di plastica nell’ambiente entro il 2030.
Quali alternative sostenibili alla plastica?
Delle alternative sostenibili alla plastica ci sono e sono soprattutto alla portata di tutti. In alcuni contenuti ecocentrici precedenti abbiamo alcune di queste soluzioni, utili per vivere in maniera più green e contribuire a rispettare di più la nostra amata Terra. Chi vuole può anche contribuire firmando la petizione del WWF Italia, diffusa attraverso l’hashtag #StopPlasticPollution.
Basta poco in fondo, qualche acquisto più attento e una differenziata fatta con attenzione. Il futuro è anche nelle nostre mani, renderlo un po’ più ecocentrico e meno dipendente dalla plastica è possibile.
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