Come vi racconto ogni giorno ci sono decine di modi per ridurre la nostra impronta ecologica: acquistando abbigliamento sostenibile, utilizzando cosmetici e detersivi meno inquinanti, scegliendo cibo biologico o privilegiando la mobilità dolce.
Ma ci sono molti prodotti che non possiamo tuttora definire ecocompatibili, perché, in alcuni casi, l’usa e getta è un diktat a cui non ci si può sottrarre o i materiali di produzione non sono ancora all’altezza di essere definiti green. E questo è proprio il caso dei preservativi.
Un po’ di storia
Andiamo per gradi. Anzitutto ci tengo a sottolineare come non esista altro strumento di protezione individuale che possa realmente difendere dalle malattie sessualmente trasmissibili, quindi l’utilizzo dei condom è una vera e propria sicurezza.
Nonostante i numerosi sistemi rudimentali che risalgono addirittura al rinascimento (decisamente scomodi e poco efficaci), è solo nella seconda metà del XX secolo che i profilattici diventano accessibili a tutti e vengono promossi sia in qualità di sistemi di contraccezione, sia come difesa dalle malattie veneree, pensate al ruolo fondamentale nella lotta alla pandemia dell’AIDS che investì il mondo intero nei primi anni ‘80. Un vero salvavita.
Ma lo smaltimento di questi utilissimi strumenti dell’amore è ancora complicato.
C’è lattice e lattice
Il Fondo per la popolazione delle Nazioni Unite ha stimato che ogni anno vengono prodotti circa 10 miliardi di condom maschili in lattice (esistono anche quelli femminili, ma i materiali non cambiano) e che la maggior parte viene smaltita nelle discariche. Un mercato colossale e indispensabile che purtroppo però non sta ancora al passo con la sostenibilità ambientale. E questo perché la maggior parte dei profilattici sono realizzati in lattice, appellativo che si usa sia per la sua veste “naturale” che non.
Il lattice naturale è una gomma organica estratta dall’albero di caucciù che attraverso un processo chiamato “vulcanizzazione” viene solidificata e utilizzata per diversi impieghi tra cui materassi, guanti monouso e soprattutto profilattici.
Ma questo materiale è spesso diluito attraverso processi industriali che integrano aggreganti come il gesso o il talco, modificandone i livelli di biodegradabilità e composizione. Purtroppo, esiste un’alta incidenza di allergia al lattice o meglio alle proteine che contiene. Uno studio ritiene che ne sia affetto dall’1 al 5% della popolazione mondiale. Un dato che non fa bene all’ambiente.
Il lattice sintetico che viene spesso utilizzato per ovviare questa problematica ed è comunemente composto da poliisoprene artificiale è un polimero che possiede le proprietà chimico-fisiche della gomma naturale, ma la cui produzione richiede petrolio, che come sappiamo contribuisce in modo determinante al riscaldamento globale dei gas serra.
Alternative al lattice
Il Poliuretano è la più comune alternativa al lattice. Molto elastico e più resistente garantisce preservativi sottili, anallergici e molto apprezzati, ma parliamo proprio di un altro materiale petrolchimico che non può essere riciclato. Insieme a questo possiamo annoverare i profilattici in resine artificiali, anche queste derivate da polimeri, ergo plastica.
I condom in pelle di agnello, usati fin dall’epoca romana, sono l’unica opzione completamente biodegradabile. Tuttavia, sono prodotti dall’intestino di una pecora e non prevengono in modo adeguato le infezioni a trasmissione sessuale.
Il Vytex è forse l’unica materia prima rivoluzionaria a base vegetale che possiamo prendere in considerazione come alternativa. Brevettata da un’azienda del Worcester (Massachusetts), questa gomma naturale viene raccolta in modo sostenibile dall’albero di Hevea brasiliensis, coltivato in modo etico prevalentemente nel sud-est asiatico.
Con l’aiuto dell’idrossido di alluminio (impatto zero anche in questo caso non esiste) e attraverso un processo di estrazione delle proteine, che potenzialmente causano allergie, il composto finale risulta un ottimo materiale elastico, resistente e anallergico. E soprattutto, privo di petrolio, composti organici volatili (VOC), agenti chimici aggressivi e riempitivi.
Lubrificanti e aromi, occhio ai composti
Di contraccettivi ne esistono davvero di tutti i gusti nel vero senso della parola, ma per fare una scelta consapevole è bene conoscere gli additivi che vengono utilizzati.
Per chi sceglie uno stile di vita vegan, ad esempio, è importante sapere anche il contenuto dei lubrificanti dei contraccettivi. Scegliere marchi che non utilizzano la polvere di caseina, un derivato dalle proteine del latte e prediligere quelli in polvere di cacao o cardo è una soluzione possibile.
Altri composti quali anestetici per ritardare l’eiaculazione, la capsaicina per determinare la vasodilatazione e aumentare la sensazione di calore e aromi “poco naturali” sono da tenere in considerazione, così come l’utilizzo dell’olio di palma come lubrificante.
D’altronde in tutto come in amore un giusto equilibrio su necessità e sacrifici è d’obbligo, l’importante è sempre essere consapevoli dei propri consumi e scegliere il giusto compromesso.
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