Perché gli scienziati dicono che abbiamo poco tempo per agire
“La minaccia per l’umanità non è mai stata così grave”: sono le parole di Patricia Espinosa, responsabile per il Clima dell’ONU, pronunciate durante la COP24 che si è tenuta lo scorso dicembre. Perché, che ci decidiamo ad aprire gli occhi o meno, la vera minaccia dei nostri tempi è il riscaldamento globale, con i suoi effetti catastrofici sul clima e sulla vita come la conosciamo. Non mi piace fare del terrorismo, ma è così: i maggiori esperti del settore e i più importanti studi scientifici lo dicono da decenni, se non si fa qualcosa per ridurre le emissioni di CO2, la temperatura continuerà a salire e non potremo più invertire la rotta. Il 2018 è stato il quarto anno più caldo (da quando sono iniziate le misurazioni del National Oceanic and Atmospheric Administration, ovvero dal 1880), e la temperatura media globale è già di 1°C sopra i livelli preindustriali, troppo vicino a quei +1,5°C che gli scienziati avevano dato come soglia già molto tempo fa.
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L’Accordo di Parigi, entrato in vigore il 4 novembre 2016, prevedeva l’impegno di tutti gli Stati firmatari a contenere il riscaldamento globale entro i 2°C (meglio ancora 1,5°C) sopra i livelli preindustriali, riducendo quindi le emissioni di gas a effetto serra come la CO2, per portarle vicino allo zero entro il 2100. Lo stiamo facendo? Pare proprio di no, visto che appena il mese scorso abbiamo raggiunto un altro triste record, toccando per la prima volta la concentrazione di 415 ppm. Ma se vogliamo davvero salvare il clima, e soprattutto la nostra sopravvivenza, bisogna agire alla svelta.
Nell’ultimo rapporto redatto dall’IPCC (il più importante organismo internazionale per la valutazione del cambiamento climatico), intitolato “Special Report on Global Warming of 1.5 °C”, gli esperti che compongono il panel hanno lanciato un allarme: resta poco tempo per agire sul riscaldamento globale. Se si vuole davvero impedire che la temperatura del pianeta superi i +2°C, bisogna ridurre drasticamente le emissioni di CO2, almeno del 45%, entro il 2030. In altre parole, abbiamo poco più di 10 anni. Attenzione però: non fraintendiamo pensando che abbiamo 10 anni da aspettare, in cui possiamo continuare così; dobbiamo trovare delle soluzioni immediatamente, perché abbiamo perso già fin troppo tempo.
Come spiega Luca Mercalli, Presidente della Società Metereologica Italiana e direttore della rivista Nimbus, questi 10-12 anni non potranno invertire la rotta: la nave ormai è salpata in quella direzione, il pianeta si sta scaldando sempre più e anche se interrompessimo subito le emissioni, a +2°C ci arriveremmo comunque. «Il fenomeno è già in atto, la temperatura è già a +1°C; il nostro obiettivo adesso è non oltrepassare i 2°C in più, se vogliamo evitare conseguenze catastrofiche. Diciamo che abbiamo 10-12 anni per evitare lo scenario peggiore: da questa febbre non si guarisce, ma può essere una febbre a 37 o una febbre a 40.» Insomma, abbiamo poco più di una decina d’anni per contenere le emissioni, e dovremmo ridurle immediatamente (per non dire che avremmo dovuto iniziare tanto tempo fa), mentre invece continuiamo a produrne sempre di più. Ma più aspettiamo, e più sarà difficile rispettare l’obiettivo dei +2°: secondo l’IPCC, se continuiamo a questo ritmo, la temperatura sarà di +6°C entro il 2100, mettendo in pericolo la sopravvivenza umana. «Già con l’aumento attuale è facile notare gli effetti, come fenomeni metereologici estremi o aumento del livello dei mari, che continua inesorabile (già ora salgono di 3,5 mm l’anno); con +2°C salirebbero di mezzo metro, comunque grave, ma meno del metro in più che avremmo con +5°C.»
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L’impatto sarà meno devastante a +2°C che non a +6°C, in termini di innalzamento dei mari, eventi meteo come le alluvioni o periodi di siccità, perdita di biodiversità. E lo sarebbe anche per noi, che già siamo in pericolo per mancanza d’acqua, perdite in agricoltura, ondate di caldo e diffusione di malattie, come la malaria e il dengue, trasportate da insetti che grazie al riscaldamento si adattano anche al clima europeo: non a caso, Walter Ricciardi, presidente della Federazione mondiale delle società di sanità pubblica, ha definito i cambiamenti climatici “un’apocalisse a fuoco lento”.
«La verità è che avremmo dovuto agire molto tempo fa: già 30-40 anni fa sono stati pubblicati alcuni dei migliori studi scientifici sul clima, quindi il problema era già noto; la prima Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si è tenuta nel 1992, ma finora si è sempre tergiversato, trovando scuse per non fare nulla.» Insomma, stiamo pagando il tempo perso in passato con l’urgenza di muoverci subito per limitare i danni.
«I +2°C sono una soglia di sicurezza per non trovarci a vivere in condizioni troppo ostili, ma per non superarli comunque occorre uno sforzo enorme, e per il momento nessuno sta facendo la sua parte. Per il clima si potrebbe ancora fare molto, da un lato la politica e dall’altra il singolo, ma dovrebbero impegnarsi entrambi, e in questo momento non lo sta facendo né l’uno né l’altro.»
Considerando che circa il 90% delle emissioni di CO2 è provocato dai combustibili fossili, la prima cosa su cui la politica dovrebbe battersi è rivoluzionare il sistema energetico, affidandolo alle rinnovabili, e incentivare i veicoli a zero emissioni come quelli elettrici. «Bisognerebbe applicare una tassa sulle fonti fossili, anche se poi, se venisse applicata, la maggior parte delle persone non sarebbe contenta: a rimetterci sarebbero anche i voli aerei low cost, che oggi permettono di causare enormi emissioni di CO2 senza pagare per il danno ambientale. Una volta i voli transoceanici erano costosi, oggi ci si può muovere facilmente con mezzi super inquinanti e si è incoraggiati a farlo dai prezzi bassi; nessuno vorrebbe rinunciare a questa possibilità. Anche se le persone si dicono sensibili alle tematiche ambientali, è la mentalità che non cambia .»
Per non parlare poi dei negazionisti dei cambiamenti climatici: «C’è questa fascia di persone che non solo non vuole cambiare stile di vita, ma non accetta neanche il problema sulla carta, probabilmente perché preferisce non sentire alcun tipo di responsabilità. Con il movimento di Greta Thunberg hanno aumentato la voce, e ultimamente ci hanno pensato anche i giornali a confondere le idee.» (Mercalli si riferisce ai titoli in prima pagina che sfruttavano il freddo di maggio, in Italia, per dimostrare che il pianeta non si sta affatto scaldando: ne abbiamo parlato anche nel post sui falsi miti legati ai cambiamenti climatici).
Foto: www.nonsprecare.it
Non ripetiamo gli errori del passato. Non abbiamo voluto ascoltare gli scienziati allora, facciamolo adesso finché siamo in tempo, ancora per poco. Non voglio ritrovarmi tra 10 anni a scrivere un articolo sulle conseguenze dei cambiamenti climatici che avremmo potuto evitare.
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2 Comments
Anonimo
23 Marzo 2021 at 4:02Perché non facciamo come si fa con il covid? Ogni singolo giorno veniamo bombardati da notizie che parlano di covid e che cercano di responsabilizzare la gente su questo tema. Perché non si fa la stessa cosa anche per questo argomento? In TV al posto di una pubblicità mettiamo uno spot, inserzioni solo su questo argomento e spiegare come vivere per poter salvaguardare il nostro pianeta. Una campagna mediatica su questo tema. Dobbiamo cambiare l’economia su cui si basa la nostra società, chi ha i soldi dovrebbe investire il più possibile per questa missione, non possiamo più permetterci di vivere come abbiamo sempre fatto fino ad ora, dobbiamo aiutare chi vuole contribuire seriamente in questa missione, educare chi non comprende l’entità del problema e prendere provvedimenti per chi non ha intenzione di collaborare. La gente deve essere consapevole del rischio che corriamo. Oggi tutti conoscono il problema del covid, nella maggior parte dei paesi del mondo si parla di covid, tutti lo conoscono, non è così per il cambiamento climatico, non è un tema talmente discusso da essere così popolare tra le persone, se ne parla proprio poco, dovrebbe essere una costante nella vita di ogni singolo cittadino, come oggi, quando serve dobbiamo indossare la mascherina, allora dobbiamo fare la stessa cosa per salvaguardare l’ambiente. Se il cambiamento parte dal basso, dal popolo, anche chi giova dallo sfruttare delle risorse della terra, ed è costretto ad emettere gas serra, sarà obbligato a dover cambiare rotta, legge della domanda e dell’offerta.
Queste secondo me sono cose ovvie, che ognuno pensa ma che nessuno ha il coraggio di cambiare, ma non si può continuare così, chi lo deve sapere lo sa, chi ha il potere di cambiare le cose lo sa. Bisognerà prendere delle decisioni. Quando la Terra avrà iniziato un processo irreversibile, che metterà in pericolo la vita sulla terra, quando inizieremo a morire come mosche, dal più piccolo al più anziano, sarà troppo tardi.
Tessa Gelisio
25 Marzo 2021 at 17:18hai perfettamente ragione. il problema è che reagiremo e agiremo seriamente quando il problema si manifesterà in tutta la sua gravità e a quel punto sarà tardi per tornare indietro. non potremo come con il covid chiuderci a casa, usare la mascherina e vaccinarci… subiremo le pesanti conseguenze del cambiamento climatico e potremo solo cercare di adattarci alla meglio