Punto di vista

I 5 animali più pericolosi d’Italia


Aliene o autoctone, le specie che ci stanno causando più problemi

“Nutrie nei giardini e negli orti” è il titolo di un articolo appena uscito su La Nuova Ferrara. In un altro articolo, pubblicato pochi mesi fa da Il Messaggero, si legge invece “Roma: un’intera famiglia di cinghiali a spasso per Trastevere”. Notizie che forse faranno sorridere, ma in realtà parlano di un enorme problema, che riguarda prima di tutto l’ecosistema, ma anche l’uomo, dagli agricoltori ai semplici cittadini.

Sì, perché alcuni animali selvatici sono diventati invasivi, nel senso che invadono letteralmente il territorio, dai campi coltivati alle città, provocando danni a catena che le istituzioni non sanno ancora come contenere.
La vera “piaga” di tutto questo sono le specie aliene, ovvero quelle specie introdotte dall’uomo (volontariamente o accidentalmente) in un habitat diverso da quello originario. Avevamo già accennato alle specie aliene in un post su Ecocentrica (cliccate sul link): da allora sono passati circa 3 anni e le notizie non sono certo confortanti. A suo tempo, secondo i dati ISPRA, il numero delle specie aliene in Italia era aumentato del 76% negli ultimi 30 anni; oggi l’incremento, rispetto sempre a 30 anni fa, è del 96%! In Europa ci sono circa 12.000 specie aliene, di cui oltre 3.000 solo in Italia.
Una novità rispetto ad allora, è un decreto entrato in vigore un anno fa, che recepisce un regolamento dell’Unione Europea per la prevenzione e la gestione delle specie invasive: tra le norme previste, più controlli doganali, richiesta della stesura di un piano di controllo da parte di regioni e parchi nazionali, obbligo di un’autorizzazione apposita per zoo, centri di ricerca e chiunque desideri importare uno di questi esemplari. I cittadini che ne hanno già in casa, li possono tenere fino al termine della loro vita, ma ne dovranno dare comunicazione al Ministero dell’Ambiente e impedirne la riproduzione. è anche stato stilato un elenco delle specie aliene più pericolose, che sono 49, di cui 33 presenti anche in Italia, come la tartaruga americana, di cui abbiamo parlato nel precedente post, i “gamberi killer” e le nutrie.

Sulle modalità per arginare il problema, c’è una lotta in corso tra agricoltori, che sarebbero per metodi piuttosto radicali come lo sterminio, animalisti che si oppongono fermamente, ed ecologisti che si trovano un po’ nel mezzo, pensando che la priorità debba essere tutelare la biodiversità locale: le specie aliene causano enormi problemi all’ambiente, alle specie locali, danni economici e alla salute, perché possono trasmettere malattie e infezioni.

Di cose da dire ce ne sarebbero veramente tante; ho selezionato alcune di queste specie, quelle più problematiche in Italia e di cui si sente parlare più spesso: spero così di darvi un’idea del fenomeno.

GAMBERI KILLER

www.ilgiornaledelcibo.it

Si tratta del gambero rosso della Louisiana, una specie tipica del sud degli Stati Uniti e dell’America centrale; importata per scopi commerciali (sono più facili da allevare), la situazione è decisamente sfuggita di mano, così come i gamberi sono sfuggiti agli allevatori, diffondendosi un po’ ovunque. Segnalato per la prima volta nel Lago d’Iseo, oggi, oltre che in Lombardia, è diffuso anche in Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Liguria, Piemonte. Viene chiamato “killer” perché è un predatore che ha facilmente il sopravvento sulle altre specie, sottraendo risorse ai gamberi autoctoni e impoverendo la fauna marina; pericoloso perché trasmette anche diverse malattie agli altri gamberi.
In Spagna pare abbiano trovato una buona soluzione: gli allevamenti sono tutti controllati, in modo da evitare fughe, e ultimamente hanno cominciato a riesportarli in America, da dove provengono.

 

CIMICI ASIATICHE

Foto: www.today.it

Lo scorso autunno è stata davvero un’invasione: in Lombardia ma anche in molte altre regioni d’Italia, soprattutto al nord, chiunque si lamentava di avere la casa assediata dalle cimici, in particolare quelle marroni. Ecco, quelle sono “cimici aliene”: vengono dalle zone centrali dell’Asia, trasportate per sbaglio all’interno dei container con varie merci destinate al commercio. Identificate per la prima volta nel 2012 in Emilia Romagna, ormai sono più presenti delle nostre cimici verdi, perché vivono più a lungo e depongono molto più spesso le uova; soprattutto, poi, in Italia manca il loro antagonista naturale, quello che se ne ciba, permettendo una sovrappopolazione che non c’è invece nei Paesi asiatici.
Oltre ad essere fastidiose per chi se le trova in casa, stanno distruggendo i raccolti: secondo Coldiretti, hanno causato perdite del 20-25%, con punte del 40%.
Per ora, una soluzione a lungo termine per liberarcene non c’è: posso solo dirvi di mettere le zanzariere alle finestre e di controllare molto bene il bucato quando lo stendete fuori!

 

PUNTERUOLO ROSSO

Foto: www.centrometeoitaliano.it

Proviene sempre dall’Asia, è comparso in Europa, per la precisione in Spagna, nel ’94, poi è arrivato in Italia: soprattutto al sud, ma è in continua espansione. è conosciuto anche come Punteruolo rosso della palma, perché attacca (e, se non fermato, distrugge) molte specie di palme, con problemi di degrado ambientale e danni economici.
Limitare la sua diffusione non è semplice, tanto che è oggetto di misure di emergenza da parte della Comunità Europea; i normali antiparassitari non sono molto efficaci, perché questi insetti vivono all’interno della pianta, quindi difficilmente vengono raggiunti. Una volta che la palma è infestata, il modo più sicuro per evitare che il punteruolo si diffonda ad altre, è la sua distruzione: se si interviene in tempo, si possono eliminare solamente le parti attaccate. Di questo però si occupa personale specializzato, così come le piante distrutte vanno poi incenerite in siti autorizzati.

 

NUTRIE

Foto: www.estense.com

Ai più giovani sembreranno una specie locale, perché si trovano da noi da un bel po’: in maniera così massiccia dagli anni ’60, ma le prime importazioni risalgono agli anni ’20; il motivo, creare allevamenti per la loro pelliccia. Originarie del sud America, hanno ormai colonizzato buona parte dell’Europa e dell’Italia, soprattutto l’area della costa adriatica che va dall’Emilia Romagna all’Abruzzo, e la costa tirrenica dalla Liguria al Lazio, ma si trovano un po’ in tutte le regioni. Nei Paesi europei sono state messe a punto diverse misure per tenere sotto controllo la popolazione, dalla cattura fino all’abbattimento, ma non è semplice perché una volta eradicate colonizzano altre zone; solo l’Inghilterra è riuscita a debellarle.
Sono molto prolifiche e, come le cimici asiatiche, sono aiutate dal fatto che da noi, a differenza delle zone di origine, mancano i loro predatori. Gli associati di Coldiretti denunciano continuamente le perdite di raccolto, inoltre sono pericolose perché possono trasmettere malattie come la leptospirosi ad animali selvatici, domestici e anche all’uomo. Il danno più grande però è il dissesto idrogeologico, che stanno causando con le buche scavate negli argini; in Italia è vietata la loro caccia, come misura di prevenzione è previsto l’inserimento di reti di protezioni agli argini, ma è un sistema molto costoso che risolve il problema solo in parte.

 

CINGHIALI

Foto: www.palermotoday.it

Infine, concludiamo con una specie che è in realtà autoctona, ma altrettanto invasiva: i cinghiali. Un danno soprattutto per gli agricoltori, a cui invadono i campi in cerca di cibo, ma anche per la sicurezza dei cittadini: sempre più spesso questi animali si allungano fino alle città per lo stesso motivo, causando non pochi incidenti (e qualche volta attacchi alle persone). ISPRA ha previsto delle linee di piani regionali, che prevedono ad esempio il divieto di importare altri esemplari o di foraggiarli, ma autorizza anche dei piani di caccia, come in Piemonte; una decisione che ha fatto e fa discutere, dividendo agricoltori ed ecologi, che sostengono che la caccia non sia la soluzione, sia perché in questi anni gli abbattimenti non hanno provocato un calo della popolazione, sia perché la caccia è proprio l’origine di questo problema. Perché, se è vero che si tratta di una specie locale, è il numero di esemplari che non è normale: è stato proprio per scopi venatori, ovvero per i cacciatori di cinghiali, che abbiamo cominciato ad importarne nel nostro Paese. Se a questo aggiungiamo l’alto potere riproduttivo (una femmina può avere anche 12 cuccioli, e più volte nella sua vita) e il fatto che sono onnivori, quindi cibandosi di tutto non hanno troppa difficoltà ad alimentarsi, è facile intuire come il loro numero sia cresciuto a dismisura.
Abbattimenti a parte, però, non ho visto proporre molte soluzioni; l’unica che ho trovato interessante è quella di un ricercatore universitario, che sta studiando dei farmaci per la sterilizzazione chimica.

 

Vi state chiedendo come sia possibile che con piccoli gesti abbiamo causato dei danni così grandi a cui ora non riusciamo più a rimediare? Pensiamoci bene: gli equilibri ecologici sono frutto di milioni di anni di evoluzione. Come possiamo credere di intervenire in questo delicato equilibrio senza creare nessuna conseguenza?!

 

Foto copertina: www.sempionenews.it

 

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