Sentiamo parlare sempre più spesso di cosmetici green, eco-bio, ecocompatibili: vediamo cosa significa cosmesi naturale e come si riconosce.
La sostenibilità ambientale è un concetto che ormai fa parte della quotidianità: che riguardi la tavola, la mobilità, la moda, la bellezza, tutto quello che è green piace sempre di più. Ho citato la bellezza non a caso, perché il settore della cosmesi è uno di quelli più in espansione nel grande mercato del bio: secondo gli studi di settore di Cosmetica Italia, nell’ultimo anno, nel nostro Paese, sono stati spesi quasi 2 miliardi di euro in cosmetici eco-bio, con un trend in decisa crescita anno dopo anno. Quasi un quarto dei consumi del settore beauty è orientato verso i “prodotti a connotazione naturale e sostenibile”, anche se, come ammette la stessa Cosmetica Italia nel comunicato stampa, non è stato semplice elaborare i dati, perché «Ad oggi a livello normativo non esiste una definizione univoca dei concetti di “naturale/bio” e “sostenibilità ambientale” riferita ai cosmetici».
Cosa rende un cosmetico green, naturale e a basso impatto sull’ambiente? La formulazione, la provenienza delle materie prime, il packaging? E soprattutto, come riconoscere un prodotto davvero eco-bio?
Non è semplice districare questa matassa, ma proviamo a chiarire qualche punto.
COSA SIGNIFICA “COSMESI NATURALE”?
Dal punto di vista legislativo, poco o nulla. Un cosmetico che si presenta come “green” o “di origine naturale” ci fa pensare a una formula che contiene solo materie prime di origine vegetale come estratti di piante e oli essenziali, puri e non trattati; in realtà, purtroppo, non c’è uno standard di certificazione che stabilisce che la totalità degli ingredienti sia naturale, quindi un prodotto può avere una base vegetale ma contenere anche tensioattivi, conservanti e altre sostanze di sintesi.
Un tentativo di dare un significato univoco a questa definizione è stato fatto nel 2017 con la norma ISO 16128, un insieme di linee guida per individuare un cosmetico naturale e bio, ma è stata giudicata insufficiente (e fuorviante) da diversi enti certificatori di cosmetici biologici: innanzitutto, perché considerata troppo permissiva, dal momento che ammette anche ingredienti banditi dai disciplinari eco-bio come materie prime di origine OGM (considerandole ingredienti naturali) e sostanze sintetiche come i derivati del petrolio, che possono costituire fino al 50% in peso del prodotto finito.
Insomma, viene additata più come un esempio di greenwashing, un modo per attirare tutti quei consumatori che vorrebbero utilizzare prodotti naturali e sostenibili, e credono che questa sia una garanzia. Non è molto diverso dalle diciture “Cruelty Free” o “Non testato su animali” scritte sulle etichette: un ottimo sistema per attirare l’attenzione dei clienti amanti degli animali, ma il prodotto non ha nessun valore aggiunto, perché questa ormai è una caratteristica che appartiene a tutti i cosmetici dall’11 marzo 2013, quando è entrata in vigore una legge europea che vieta di condurre esperimenti e di importare ingredienti che siano stati testati su animali.
QUAL È LA DIFFERENZA TRA NATURALE E BIOLOGICO?
I cosmetici bio riportano sempre la garanzia di un ente certificatore: marchi come NaTrue, ICEA, AIAB o Ecocert. NaTrue è il primo marchio riconosciuto a livello internazionale per riconoscere i cosmetici biologici. I prodotti devono soddisfare diversi requisiti: ingredienti biologici, assenza di coloranti, profumi sintetici, oli al silicone, derivati da prodotti petrolchimici, OGM, conservanti artificiali, inoltre viene prestata attenzione anche all’impatto ambientale della produzione e al packaging.
L’etichetta “cosmetici ecologici e biologici” di Ecocert, invece, certifica che i prodotti devono essere costituiti almeno per il 95% da materie prime di origine biologica e vieta l’uso di profumi, prodotti petroliferi, coloranti e conservanti di sintesi chimica; sono inoltre realizzati nel pieno rispetto dell’ambiente.
La certificazione AIAB-ICEA è stata elaborata dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica e l’Ente per la Certificazione Etica ed Ambientale: garantisce principi di sostenibilità seguiti dall’azienda, come la riduzione degli imballaggi o la buona gestione dei rifiuti e l’uso corretto dell’energia. I prodotti provengono da agricoltura biologica certificata, senza l’uso di radiazioni, OGM e sostanze nemiche dell’ambiente e della salute dell’uomo, come siliconi e derivati del petrolio.
C’è un però: se nel settore agroalimentare esiste una normativa europea che regola l’agricoltura biologica in senso univoco, così non è per la cosmesi; le varie certificazioni non seguono le stesse regole e ognuna, per esempio, si è data una propria lista di sostanze ammesse o vietate. Spiega Fabrizio Zago, chimico industriale e autore del famoso EcoBioDizionario: «Le certificazioni sono volontarie e si basano su standard privati, inoltre nessuna di esse è esente da critiche perché spesso non soddisfano adeguatamente le esigenze dei consumatori etici», anche se rimangono comunque «uno strumento importante per aiutare i consumatori a riconoscere un cosmetico eco-bio».
Ne è la prova il fatto che molti ingredienti presenti nei cosmetici tradizionali e considerati sicuri dal Regolamento Europeo sono, invece, vietati nella cosmesi biologica. Come abbiamo visto nel recente post sui cosmetici che fanno male alla pelle, è vero che il Regolamento 1223/2009 CE garantisce la sicurezza per tutti gli ingredienti, naturali o sintetici, presenti nei cosmetici, stabilendo una concentrazione massima per quelli con profili tossicologici problematici, ma attualmente i test di sicurezza si concentrano solo sulla tollerabilità cutanea e non si parla mai di effetti nel lungo periodo, o dell’accumulo di certe sostanze nell’organismo. Mi ha spiegato Zago: «Viene stabilita una soglia di sicurezza per una certa sostanza, al di sotto della quale dicono sia innocua. Ma se una persona nell’arco della giornata usa un sapone, poi un dentifricio, poi un collutorio, poi una crema per le mani che la contengono, questa soglia è più che superata: ecco il problema dell’accumulo.» Per dirla con le parole di Paracelso, spesso citate in tossicologia, “È la dose che fa il veleno”.
Insomma, molti ingredienti, pur non essendo tossici o allergizzanti nell’immediato, possono rivelarsi tali nel lungo periodo; e non solo: spesso, le stesse sostanze hanno anche un alto impatto sull’ambiente, eppure la normativa europea non tiene in considerazione la biodegradabilità e la ecocompatibilità dei cosmetici.
QUANDO UN PRODOTTO È DAVVERO A BASSO IMPATTO AMBIENTALE?
Anche in questo caso, attenzione agli eco-furbi. Abbiamo chiarito che claim in etichetta che parlano di “naturale” o di “origine vegetale”, non sono sinonimo di cosmesi eco-bio o sostenibile, ma non lo è neanche una confezione con la dicitura “con ingredienti biologici”: il fatto che un prodotto abbia una o più materie prime da agricoltura biologica, non significa necessariamente che sia certificato (o certificabile) come completamente bio.
I cosmetici biologici certificati, invece, offrono certamente delle garanzie in più, perché tra i parametri attentamente valutati dai vari disciplinari c’è anche l’impatto ambientale: materie prime di origine naturale o vegetale, coltivate secondo i metodi dell’agricoltura biologica che vieta l’uso di pesticidi chimici, lavorazione tramite energia da fonti rinnovabili, esclusione di sostanze inquinanti come quelle di derivazione petrolifera, un prodotto finito facilmente biodegradabile in natura; inoltre, le aziende che hanno davvero a cuore l’ambiente, danno molta importanza anche al packaging: puntano su sistemi di ricarica, imballaggi riciclabili e soprattutto plastic free.
Come significa, quindi, cosmesi naturale ed ecosostenibile, e come riconoscerla? Una soluzione molto semplice è acquistare solo prodotti biologici certificati dagli enti citati sopra, che, per quanto non perfetti, restano comunque la migliore alternativa. Bisogna ammettere che esistono anche prodotti a base di soli ingredienti naturali, in buona parte anche da agricoltura biologica, ma che non sono certificati, magari perché l’azienda è nata da poco e l’iter da seguire è lungo, ma sono perfettamente conformi. In caso di dubbi, potete affidarvi allo strumento ideato da Fabrizio Zago e leggere gli INCI dei prodotti (anche tramite l’App di EcoBioControl), valutati sulla base della pericolosità umana e dell’impatto ambientale.
Diventare consumatori consapevoli è il modo migliore per alzare l’asticella della sostenibilità!
N.B.: Le mie considerazioni sugli ingredienti le ho fatte alla luce di studi scientifici, opinioni di esperti di cui mi fido, fonti come EcoBioControl o i regolamenti delle certificazioni eco-biologiche.
No Comments