Si chiamano Zo’è, sono gli ultimi indios dell’Amazzonia a vivere come 10.000 anni fa. Come l’animale simbolo delle battaglie ambientaliste, anche loro stanno per scomparire dalla faccia della Terra. Io li ho incontrati…
Durante uno dei viaggi nel cuore dell’Amazzonia, il polmone verde del pianeta che sta per essere distrutto dalla stupidità e dall’avidità della società cosiddetta civile, ho avuto il privilegio di conoscere una popolazione a sua volta a rischio d’estinzione: gli straordinari Zo’è. E’ stato un viaggio di 10’000 anni indietro nel tempo quando tutti gli uomini vivevano seminomadi, di caccia e raccolta come tuttora fanno loro, una delle ultime popolazioni isolate del mondo.
Credo che lo shock culturale sia stato maggiore per me che per gli Zo’è che, per tutto il tempo, hanno continuato tranquillamente ad “esplorarmi”. Ho visto e parlato con le loro donne, che si abbelliscono di un copricapo di piume d’uccello, bracciali di legno e cavigliere.
Gli uomini hanno invece una specie di laccio in fibra naturale che stringe le parti intime (proprio “lì”) onde limitare l’afflusso sanguigno ed evitare erezioni indesiderate!
Tutti, uomini e donne,da una certa età, portano il simbolo tribale degli Zo’é, il puturo, un cono di legno che si infilano tra gengive e labbro inferiore dopo la caduta dei denti da latte.
La loro è davvero un’esistenza semplice, apparentemente priva di noia e stress. Vivono cacciando, pescando e raccogliendo i frutti spontanei della foresta, poche attività che non portano via molto tempo: qui la natura, se lasciata in pace, è molto generosa.
A livello sociale coesistono poligamia (uomini con tante mogli) e poliandria (donne con tanti mariti), fenomeno non molto frequente all’interno di un unico gruppo etnico. Mentre naturale e normale è l’assenza di qualsiasi proprietà privata o forma gerarchica e la gestione comunitaria dei bambini: ognuno è “figlio di tutti”.
Oggi vivono all’interno di una riserva creata nel 2001 e gestita dal Funai (Fundacion Nacional do Indio), l’organismo del governo brasiliano che si occupa della tutela degli indios, istituita per proteggerli dall’invasione dell’Amazzonia
Incontrarli è quasi impossibile. Per proteggerli il Funai regola rigidamente l’accesso alla riserva che viene concesso ad una decina di persone all’anno.
Grazie ad Angelo Bonelli dei Verdi Italiani, da tempo collaboratore del Funai, ho avuto questo privilegio potendo così vivere con loro per tre, indimenticabili giorni. Prima di accedere, però, ho dovuto superare una meticolosa serie di test medici per esser certi che non portassi con me batteri o virus: una epidemia di banale influenza potrebbe sterminarli.
Ma non sono certamente solo le malattie a metterli in percolo: L’Amazzonia è un vero e proprio Far West dove la deforestazione si è già portata via un quinto del polmone verde del pianeta e continua la propria corsa distruggendo ed estinguendo piante, animali e uomini. La maggior parte degli indios si sono estinti dopo essere venuti in contatto con le società “al passo con i tempi”. Dal tempo dei conquistadores, lo sterminio silenzioso e l’assimilazione delle culture indigene ci ha lasciato solo 38 tribù. Tra i più fortunati, quindi super protetti come “panda”, ci sono i circa 260 Zo’è.
Fino a venti anni fa, gli Zo’è non erano mai entrati in contatto con il “mondo civilizzato”. E’ allora che sono cominciati i guai: avvistati in un primo tempo da deforestatori sono stati contattati da missionari evangelici che hanno cercato inutilmente di evangelizzarli. Dopo sono arrivati i garimpeiros (cercatori di oro), i tagliatori di legname e i coltivatori di soia pronti a tutto pur di cacciarli dalla loro terra. Per fortuna è sceso in campo il Funai che ha istituito la riserva, ristabilito i processi culturali e favorito la ripresa demografica degli Zo’è che erano stati falcidiati dalle malattie introdotte dagli stranieri.
Purtroppo di recente il Governo brasiliano ha tagliato i fondi e il FUNAI ha diminuito le risorse per tutelarli anche con la presenza di guardie armate. Così la riserva, mi hanno raccontato, è stata attaccata dai deforestatori, e ci sono stati anche degli scontri tra “invasori” e Zo’è. Insomma sono accerchiati e i deforestatori illegali stanno penetrando in riserva.
Lasciando la riserva non posso che interrogarmi sulla loro sopravvivenza, ci saranno ancora tra 20-30 anni? La risposta è terribilmente semplice: se la riserva-foresta ci sarà, loro ci saranno. Gli Zo’è non lo sanno ma il loro futuro dipende dagli sforzi che faremo per proteggerli dall’estinzione, per conservarli.
Per approfondire: www.forplanet.org www.survival.it www.funai.gov.br
6 Comments
Antonio Riva
14 Ottobre 2014 at 12:25Saranno i nostri sforzi a proteggerli nel futuro. Dobbiamo conservare queste popolazioni, cercando di capire che vivere rispettando la natura e convivendo con essa è il modo migliore di portare questo nostro pianeta nel futuro. Altrimenti, amici miei, è finita.
Tessa Gelisio
15 Ottobre 2014 at 13:07già
Marco Greco
14 Ottobre 2014 at 18:43BEATI LORO,POTESSI IO ESSERE TRA LORO…CHE INVIDIA…
maurizio
15 Ottobre 2014 at 8:57Ciao Tessa
Sinceramente non saprei da dove iniziare, non fraintendere, io ammiro e a volte invidio la loro condizione di vita. Liberi di essere ed apparire nella loro nudità, non solo visiva, ma penso anche che un minimo di “civiltà” li non guasterebbe. Come hai detto tu, basta un batterio, infezione o virus per accelerare la loro estinzione! Ma allora perché non aiutarli con dei vaccini che li proteggono dalle malattie, diciamo occidentali, perché immagino che per le loro abbiano già rimedi naturali. So che basterebbe non invadere le loro vite e il loro territorio ma purtroppo non è possibile riuscire a filtrare tutto!
Tessa Gelisio
15 Ottobre 2014 at 13:06la cosa migliore sarebbe lasciarli alla loro vita e evoluzione nella foresta. le nostre malattie x loro sono spesso mortali e non credo si possano vaccinare x tutto. cmq quando c’era il presidio del Funai c’era anche un medico che infatti si occupava di loro, integrando la medicina occidentale con la loro. se però il governo brasiliano diminuisce i fondi x il presidio medico e i controlli anti invasori….è la fine
Ilaria
16 Ottobre 2014 at 23:22Non siamo capaci di rispettare le credenze e le tradizioni altrui, ognuno dà sempre per scontato che il proprio sia il modo più giusto di vivere… cmq è stato bello affacciarsi su questo mondo, sono bellissime anche le fotografie.