Provato per voi

Usato: un participio passato che nella moda diventa presente e futuro


 

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Una manciata di curiosità, un pizzico di noia, un bel cucchiaio abbondante di crisi ed ecco spiegato il successo dei mercatini di capi usati. Dal vintage a un super attuale contemporaneo, ce n’è per tutti i gusti. Ma chi va a caccia di vestiti usati è anche inconsapevolmente ecocentrico. Ecco perché.

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Una giornata alla ricerca di capi vintage e in generale di abiti usati è diventata un classico dello shopping. Se al successo dell’usato moderno è facile dare una spiegazione con la crisi che ci fruga nel portafogli, quello del vintage viene spiegato dallo charme di quel mitico ventennio. Non c’è nessun mistero: i cicli della moda sono basati sulla riscoperta.

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Nemmeno io so dire di no al gusto della “caccia” nei mercatini. Ed eccomi qua, immersa tra tanta bellezza, con la voglia di provare di tutto un po’. Vestiti, scarpe, accessori, completi e cappottini… Insomma un bel tuffo in una piscina piena usato sicuro e come si vede in queste immagini, me la sono proprio goduta.

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D’altronde è difficile resistere al fascino degli anni ’70 e ’80 così come è difficile resistere alla voglia di bello all’insegna del risparmio dell’usato contemporaneo. Basta dare un occhio a questo recentissimo top rosso di Yves Saint Laurent venduto a un quarto del prezzo originale per capire: soltanto qualche mese fa era acquistabile in negozio poi qualcuno se ne è stancato alla svelta ed eccolo qui a un prezzo a dir poco concorrenziale tra l’usato!

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Una pausa, un po’ di svago. Ma per me tutto questo è fonte di un piacere anche più sottile. Per un’ecocentrica come me, un vestito usato è molto di più che un’ottimo affare: è un prodotto a basso impatto! Essere ecocentrici, l’ho sempre detto, non richiede chissà quali sacrifici. Se è un sacrificio fare shopping nei mercatini dell’usato di cui avete qualche scorcio in  queste foto come il Brand 33 (dove acquisto i miei capi vintage) o il Mosè Bianchi 13 (dove acquisto i capi usati contemporanei) a Milano… Be’, a quel punto alzo le mani e mi arrendo.

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Prima che qualcuno si lamenti: non voglio cacciare l’ecologia in ogni argomento… E’ l’ecologia che si infila ovunque! Immaginate che ogni capo d’abbigliamento richiede grandi quantità di acqua e di energia (per un paio di jeans servono 9500 litri d’acqua!), che i coloranti impiegati sono potenti inquinanti, che sempre più spesso sui media compaiono casi di sfruttamento inumano della manodopera nei paesi in via di sviluppo ed emergenti come Cina o Turchia. Comprare un vestito usato significa recuperare tutta l’energia e le materie prime che sono servite per confezionarlo.

A parte i già citati Brand33 (www.brand33.it) e Mosè Bianchi 13 (www.mosebianchi13.it) ormai ogni città, grande o piccola, ne ospita almeno uno. Quindi… buona caccia ragazze!!!

 

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3 Comments

  • Reply
    Ilaria
    30 Ottobre 2014 at 20:50

    anch’io mi sono convertita al vintage da tempo, ma invece che un negozio segnalo un appuntamento: la milano vintage week, dal 7 al 9 novembre ai frigoriferi milanesi!

    • Reply
      tessa
      2 Novembre 2014 at 14:16

      BRAVA!! ottima segnalazione

      grazie mille

  • Reply
    Natalia
    9 Novembre 2014 at 0:09

    Ciao Tessa,
    Complimenti per articolo.

    Volevo segnalarti il sito http://www.easyoro.it. Dove puoi trovare gioielli vintage meravigliosi.

    Mi piacerebbe conoscerli personalmente e presentarti il nostro nuovo progetto easyVintage. Vorremmo e ci piacerebbe moltissimo averti come testimonial dei nostri negozi.

    Un caro saluto. Natalia.

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