Manca ancora qualche mese alla sua chiusura, eppure il 2024 è già l’anno più caldo di sempre. È quanto rivelano i dati preoccupanti dall’Osservatorio Europeo Copernicus, analizzando le temperature medie già registrate a livello mondiale: ben 1,51 gradi in più rispetto al periodo pre-industriale. E se si considera che la soglia fissata con gli Accordi di Parigi, per evitare gli effetti più drammatici dei cambiamenti climatici, sia di massimo 1,5 gradi in più entro il 2050, la situazione è a dir poco preoccupante.
A meno dell’arrivo di un inverno particolarmente rigido nell’emisfero nord, che potrebbe contribuire a ridurre le medie globali, le prospettive sono ben poco ottimistiche. Eppure, nonostante i segnali che il Pianeta ormai da decenni lancia, ancora poco si sta facendo sul fronte del surriscaldamento globale.
Inverni miti ed estati roventi: un 2024 da dimenticare
Per il clima, il 2024 potrebbe essere un anno da dimenticare. Nonostante l’Europa abbia vissuto una primavera piovosa e sotto media sul fronte delle temperature, nel resto del Globo la colonnina di mercurio è salita senza sosta, determinando nei due emisferi delle estati super-roventi e degli inverni miti.
A far preoccupare i climatologi, tuttavia, sono le rilevazioni che le sonde Copernicus hanno effettuato nel trimestre tra giugno e agosto, quello che corrisponde all’estate nell’emisfero boreale e all’inverno in quello australe. Infatti:
- la temperatura media globale – quindi, considerando sia l’estate al nord che l’inverno al sud – è stata di 16.82 gradi centigradi;
- la temperatura media è di ben 1.51 gradi centigradi in più a quella media registrata in periodo pre-industriale, cioè dal 1850 al 1900.
E se si considerano nel computo anche gli ultimi due mesi del 2023, la media sale a ben 1.64 gradi in più rispetto al periodo preindustriale, ben oltre il limite di 1.5 gradi fissati nel 2015 dagli Accordi di Parigi.
Il peso dell’estate boreale
A contribuire particolarmente all’innalzamento delle temperature medie globali è stata l’estate nell’emisfero nord, con temperature ben sopra alla media e pochissime piogge. Questo perché, nonostante in Italia l’estate sia partita con un po’ di ritardo per via di un giugno insolitamente piovoso, in altri Paesi si sono vissute situazioni a dir poco di fuoco già dal mese di aprile.
Basti pensare che, se si considera solo l’Europa, l’estate del 2024 è stata la seconda più calda di sempre, con un incremento della temperatura oltre gli 1,57 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale, dopo agli 1,73 registrati nel 2022.
L’anno più caldo di sempre: le medie decennali
A meno dell’arrivo di un inverno particolarmente freddo nell’emisfero nord, e di un’estate non troppo afosa nell’emisfero australe, ci saranno poche vie di scampo. Il 2024 non solo rischia di essere l’anno più caldo di sempre, ma sarà anche il primo a superare la soglia di massima allerta degli 1.5 gradi.
Se si considera la media delle temperature nell’ultimo decennio, esclusi il 2023 e il 2024, l’aumento rispetto all’era preindustriale si assesta attorno agli 1,2 gradi centigradi, quindi al di sotto della soglia di allerta. Considerando invece il 2024, la media sale stabilmente a 1,5 gradi: un traguardo negativo raggiunto con ben 26 anni d’anticipo rispetto a quanto precedentemente ipotizzato.
Gli effetti di un 2024 così caldo
Le temperature anomale del 2024 hanno già manifestato i loro effetti, con eventi drammatici a livello mondiale, ultimo in ordine di arrivo il ciclone Boris che si è abbattuto nelle ultime settimane in gran parte d’Europa. In particolare:
- in India le temperature oltre i 45 gradi, registrate per diverse settimane durante l’estate, hanno parzialmente compromesso gli impianti di produzione e distribuzione dell’energia elettrica, con disagi per la popolazione. La situazione è presto peggiorata, con l’arrivo di monsoni di intensità gravissima, che hanno causato inondazioni e diverse vittime;
- Negli Stati Uniti, e in particolare sulla West Coast, si è vissuta una forte stagione degli incendi. La vegetazione secca, a causa delle temperature che in alcuni luoghi hanno raggiunto i 48 gradi, ha alimentato le fiamme, con la perdita di migliaia di ettari di boschi e, purtroppo, diverse vittime;
- tra luglio e agosto, i tifoni che si sono abbattuti su Filippine, Cina e Giappone – in particolare il tifone Gaemi e lo Shanshan – hanno causato decine di morti, nonché la distruzione di migliaia di abitazioni;
- lo scorso giugno, un’ improvvisa ondata di caldo ha travolto i fedeli in pellegrinaggio alla Mecca, causando più di 1.300 decessi in pochissimi giorni;
- l’ondata di caldo che si è abbattuta sul Marocco a fine luglio, Paese già allo stremo perché da sei anni in condizione di siccità, ha causato decine di morti nel giro di 24 ore, colpendo in particolare gli anziani;
- il Niger ha vissuto un insolito luglio di piogge e inondazioni, nonostante il Paese sia perlopiù desertico, colpendo 18.000 persone, con più di 50 vittime, solo fra quelle accertate ufficialmente.
E gli effetti negativi si sono manifestati anche da noi, in Italia: il 2024 è infatti l’anno dello scioglimento record dei ghiacciai, con la Marmolada che rischia di scomparire completamente entro pochi decenni.
È evidente che, dopo diversi anni di temperature in rialzo e quest’ultimo 2024 record, non si possa più rimandare la tutela dell’ambiente. Servono azioni chiare e puntuali, da parte dei governi mondiali, sia per mitigare i cambiamenti climatici che per favorire l’adattamento a un Pianeta che cambia. La posta in gioco è troppo elevata: ne va della sopravvivenza non solo di interi ecosistemi, ma anche della nostra “civiltà”.
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