Per ridurre il nostro impatto ambientale, meglio fare la spesa online o recarsi al supermercato? Si tratta di una domanda tutt’altro che banale, anche perché ci costringe a fare i conti con alcuni preconcetti. Di primo acchito, con la sempre più massiccia presenza dei furgoni dei corrieri sulle nostre strade, si potrebbe infatti pensare che l’acquisto online sia più impattante, soprattutto in termini di emissioni climalteranti. Eppure, la realtà è spesso ben diversa, così come dimostrano alcuni recenti studi scientifici.
Naturalmente, non esiste una spesa a impatto zero, bensì degli acquisti più consapevoli in base alle nostre esigenze e possibilità.
Supermercato oppure online: l’impatto della spesa
Da qualche anno a questa parte, la spesa online è diventata una comodità sempre più diffusa: la possibilità di scegliere i propri prodotti preferiti con pochi click, e vederseli recapitare a casa, ha conquistato la gran parte dei consumatori. Al contempo, però, a lungo ci si è chiesti se queste nuove abitudini, con la mole di trasporti da parte dei corrieri che generano, non siano deleterie per l’ambiente.
A rispondere a questa domanda ci ha pensato un recente studio realizzato dal Consorzio Netcomm e dal Politecnico di Milano: a discapito delle credenze comuni, la spesa online è in generale meno impattante rispetto a quella classica al supermercato.
75% di emissioni di CO2 in meno con la spesa online
Per comprendere quale sia l’impatto della spesa in termini di CO2, gli esperti hanno analizzato molte variabili. Ad esempio, oltre ai più che ovvi costi di distribuzione e trasporto, sono state verificate le emissioni di gas climalteranti in tutte le fasi del processo d’acquisto, dalla predisposizione dei magazzini a quella dei negozi. E, forse con un po’ di sorpresa, a vincere è la spesa online: pesa all’incirca il 75% in meno, in termini di emissioni di CO2, rispetto al supermercato.
I ricercatori hanno infatti indagato il peso di una spesa media effettuata in negozio con una recapitata a casa, per le principali città italiane. In particolare, sono emersi dati decisamente interessanti per:
- Milano, con 2,81 kg di CO2 equivalente per la spesa classica contro gli 0,22 dell’home delivery;
- Ferrara, con 2,87 kg di CO2 equivalente per il supermercato, contro gli 0,36 della consegna a domicilio;
- Viterbo, con 2,96 kg di CO2 equivalente per la spesa in negozio contro gli 0.64 kg di quella online.
Ma per quale ragione la spesa online si rivela vincente, in termini di riduzione delle emissioni di gas climalteranti?
Spesa: come si compongono le emissioni
Per comprendere perché la spesa online sia meno impattante, contro ogni più florida previsione, bisogna considerare un dato evidenziato dallo studio del Consorzio Netcomm e del Politecnico. Sulla grande distribuzione, il 90% delle emissioni si concentra:
- negli spostamenti dei clienti verso i supermercati, poiché la maggior parte degli acquisti avviene tramite l’uso di auto private;
- nei costi ambientali di mantenimento dei negozi che, oltre a rappresentare un punto di distribuzione aggiuntivo rispetto al magazzino, hanno costi intrinseci in termini di consumi di energia, riscaldamento e via dicendo.
Per quanto le nostre strade siano sempre più affollate di corrieri delle catene di supermercati, bisogna tenere presente che si tratta comunque di una riduzione del traffico legato alla spesa. Questo perché:
- i singoli clienti prendono l’auto, a volte anche da soli, per recarsi al supermercato. Ciò determina una moltiplicazione di mezzi su strada, con dei costi in termini di emissioni moltiplicati per ogni persona che si reca al punto vendita;
- i corrieri ottimizzano invece le consegne, utilizzando un solo veicolo per servire più clienti ubicati sullo stesso percorso.
In più, come già spiegato, la spesa online si avvale di pochi magazzini di distribuzione sparsi sul territorio, i quali possono ottimizzare i consumi – e quindi le emissioni – non necessitando di illuminazione o servizi specifici, come quelli invece garantiti dai singoli punti vendita.
L’importanza dell’ultimo miglio
È però necessario sottolineare nuovamente che, sebbene la spesa online sia generalmente a minore impatto, non sia a emissioni zero. E la maggior parte del peso ambientale – oltre il 60% – avviene nell’ultimo miglio di distribuzione.
Tuttavia, questo dato può essere ulteriormente migliorato affidandosi ai punti di ritiro, anziché alla consegna sull’uscio di casa. Avvalersi di questa possibilità, se vicina alla propria abitazione e quindi facilmente raggiungibile a piedi, può ridurre fino a 10 volte le stesse emissioni di gas climalteranti.
Consegna a casa o negozio: quale scegliere
È necessario sottolineare che i dati emersi dallo studio riguardano situazioni d’acquisto generali, ma l’impatto ambientale potrebbe notevolmente cambiare anche in funzione delle proprie abitudini. Di conseguenza, quale scegliere tra la spesa a casa o in negozio?
Innanzitutto, è utile evidenziare che i dati emersi riguardano solamente la spesa online e non altri tipi di acquisti in Rete, per i quali il peso ambientale potrebbe essere molto diverso. Dopodiché, è necessario considerare che:
- se si preferisce fare la spesa molto frequentemente – quindi acquistare poco ma più volte alla settimana, anziché scegliere una grande spesa mensile o bisettimanale – la spesa in negozio potrebbe essere meno impattante. Purché ci si rechi a piedi al punto vendita o, ancora, con i mezzi pubblici o con veicoli a basso impatto, come le auto elettriche;
- se si desidera differenziare i propri acquisti – anziché comprare tutto al supermercato, si preferisce dividere tra ortolano, pescivendolo, al mercato e via dicendo – la spesa dal vivo è di certo migliore;
- se si opta per l’online, meglio sempre effettuare una spesa importante, possibilmente dalla catena di distribuzione più vicina alla propria abitazione. Se si scelgono negozi online con sedi molto lontane, i vantaggi ambientali potrebbero venire meno a causa dell’aumento dei costi di trasporto.
In definitiva, per quanto sulla carta la spesa online vinca, molto dipende dalle nostre abitudini: migliorare le nostre scelte di consumo, di conseguenza, non può che avere effetti positivi sull’ambiente.
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