
Non è di certo un segreto: la plastica è letteralmente ovunque e, purtroppo, rappresenta oggi uno dei più gravi problemi ambientali a livello mondiale. Ben meno nota, però, è la sua presenza “nascosta” in moltissimi prodotti che si utilizzano quotidianamente per la cura personale: dai detergenti ai cosmetici, passando per i trattamenti per la pelle. Enormi quantità di polimeri di derivazione plastica, spesso riportati con sigle o con nomi difficili sulle etichette, che raramente vengono considerati come tali dai consumatori. E non solo contribuiscono all’inquinamento – in particolare quello acquatico, perché finiscono negli scarichi – ma sono anche poco amici della salute. Come identificarli?
La plastica nascosta nei detergenti

Sono decine i prodotti di uso comune che contengono piccole e grandi quantità di polimeri plastici, a partire dai più comuni detergenti. Impiegati perlopiù per il loro potere lucidante o ammorbidente, rappresentano una fonte di contaminazione importante: trattandosi di sostanze di piccolissime dimensioni – vere e proprie microplastiche – finiscono negli scarichi, contaminando gli ambienti acquatici. I filtri della depurazione delle acque reflue non sono infatti in grado di catturarli, data la loro grandezza infinitesimale.
Sebbene dal 2020 le microsfere solide nei cosmetici siano vietate in Europa, e con il Regolamento UE 2023/2055 si siano bandite microplastiche consapevolmente aggiunte, permangono altre sostanze di origine plastica, come ad esempio polimeri addensanti, lucidanti o disciplinanti.
Fra le tipologie di detergenti commerciali più ricche di plastica nascosta, vale la pena citare:
- gli shampoo, specialmente quelli idratanti e anticrespo, che solitamente incorporano grandi quantità di siliconi e di poliquaternium di origine petrolchimica, dei polimeri che contribuiscono a migliorare la morbidezza dei capelli e la loro texture, accumulandosi però negli ambienti acquatici;
- i saponi liquidi, che possono contenere copolimeri acrilici, in qualità di addensanti. Sono comuni nei gel doccia o nei saponi antibatterici e contribuiscono all’inquinamento da microplastiche;
- i dentifrici, soprattutto se ad azione sbiancante perché possono contenere polimetilmetacrilato, un agente lucidante di origine sintetica;
- le schiume da barba, perché possono contenere polimeri espansi e propellenti plastici per generare schiuma, rilasciando microplastiche nell’ambiente dopo il risciacquo.
È bene sottolineare che le plastiche presenti in questi prodotti non danneggiano solo l’ambiente, ma potenzialmente anche la salute: date le piccole dimensioni, vengono assorbite a livello della cute, contribuendo al peggioramento del sistema endocrino, anche se serviranno futuri studi scientifici di conferma.
Quanta plastica nei cosmetici

Oltre ai detergenti, una delle categorie più colpite dal problema della plastica è quella dei cosmetici. Anche in questo caso, si tratta di composti dall’azione esfoliante, ammorbidente e fissante che, una volta sciacquati, si disperdono nell’ambiente sotto forma di microplastiche, con effetti contaminanti soprattutto per gli ambienti marini.
Fra i prodotti maggiormente colpiti, si elencano:
- fondotinta, mascara, ombretti e rossetti, perché spesso contengono polimeri acrilici – in particolare, il polimetilmetacrilato – e microplastiche di derivazione dal nylon, impiegate per migliorare la texture della pelle, garantire effetti ottici leviganti o aumentare la durata dei colori. Peraltro, si tratta di sostanze fra le meno biodegradabili possibili: impiegano tantissimo tempo – secoli – per degradarsi nell’ambiente;
- tinte e spray per capelli, di solito prodotti ricchi di polimeri cationici, poliquaternium di origine petrolchimica e siliconi, che aiutano ad ammorbidire il capello e fissare il colore, eppure estremamente persistenti nelle acque reflue.
Anche in questo caso, sono in corso diverse ricerche per comprenderne i potenziali rischi per la salute, in particolare come interferenti endocrini e, in alcuni casi, anche possibili cancerogeni.
La plastica nascosta in vari trattamenti per la cute

Infine, non bisogna dimenticare che la plastica non è presente solo nei detergenti o nei prodotti dichiaratamente cosmetici, ma anche in una lunga serie di prodotti che vengono utilizzati per il trattamento della cute, si tratti di protezioni solari oppure di deodoranti. In altre parole, delle soluzioni che normalmente si ritengono protettive, ma dall’altissimo impatto per il Pianeta.
I prodotti più a rischio coprono diverse categorie, in particolare:
- i deodoranti spray e roll-on, spesso ricchi di copolimeri acrilici e poliquaternium di origine petrolchimica, che agiscono come emulsionanti o agenti film-formanti, ovvero in grado di creare una barriera sulla pelle contro batteri e odori. Tutte sostanze non biodegradabili, che si accumulano nelle acque reflue e, purtroppo, anche nell’organismo;
- le creme solari, frequentemente ricolme di nano-plastiche – addirittura più pericolose delle microplastiche, perché di dimensioni inferiori – come polimeri acrilici o derivati del nylon. Vengono impiegati per rafforzare il potere dei filtri UV o come agenti opacizzanti, per riflettere i raggi del sole, ma si espandono sia nelle acque che nell’aria. Ancora, sono fra i principali responsabili della morte dei coralli marini;
- le creme idratanti, antirughe o antiarrossamento, perché possono sempre incorporare particelle derivanti dal nylon o glicole polietilenico. La funzione è protettiva, levigante e riportante, ma rilasciano particelle dannose sia per l’organismo che per l’ambiente. Se idratanti, possono contenere anche carbomer, un derivato del petrolio, particolarmente contaminante per le acque.
In definitiva, la plastica nascosta è estremamente diffusa nei prodotti per la cura personale, fortunatamente c’è una rapida ed efficace soluzione: scegliere solo soluzioni ecobio, completamente prive di sostanze di derivazione plastica, nonché sicure sia per l’ambiente che per il nostro organismo.

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