Dopo anni di ricerca le tecnologie per sfruttare le energie rinnovabili hanno raggiunto costi abbordabili e ¼ dell’energia globale viene da fonti rinnovabili. Ma non è tutto sole quel che brilla…
In questi giorni, mentre osservavo preoccupata i primi concreti effetti dei cambiamenti climatici sulla nostra vita quotidiana, mi sono chiesta: ma esiste veramente un modo per limitare l’emissione dei gas serra? Al di là di una fede incrollabile nelle forme di energia alternativa, forse mi sono illusa sulla possibilità di lasciarci alle spalle petrolio e carbone?
Così mi sono messa a spulciare e a rinfrescare le mie conoscenze rispetto al mercato delle energie rinnovabili. E nella mia ricerca sono incappata in un pezzo pubblicato su Scientific American che riporta dati e sensazioni sul futuro delle rinnovabili. Ne traspare un quadro lusinghiero e, devo dire la verità, al di là di ogni mia più rosea aspettativa.
Un dato in particolare mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo: gli esperti prevedono che l’energia prodotta da idroelettrico, eolico e solare (più altre forme di energia rinnovabile per ora più marginali come geotermico e tidale) nel 2016 dovrebbe superare quella prodotta da gas naturale e nucleare assieme. Nel 2016, non nel 2050, le rinnovabili saranno la seconda fonte di energia alle spalle del carbone!!!
Maria van der Hoeven della IEA (International Energy Agency) si sbilancia affermando che entro il 2018 le rinnovabili copriranno un quarto della capacità energetica mondiale!
Capite bene che, per chi come me è ragionevolmente preoccupato per il futuro del Pianeta, già soltanto due dati del genere buttati sul tavolo da una fonte tanto autorevole hanno costituito un vera boccata di ossigeno.
E se non bastasse sentite qua: le rinnovabili si stanno espandendo in tutto il mondo e stanno diventando competitive, dal punto di vista dei costi, rispetto ai combustibili fossili.
Per anni chi si opponeva al cambiamento ha sempre frenato i facili entusiasmi con la tipica frase: “eh, le rinnovabili… In un futuro… Ora sono tecnologie troppo costose”.
Non più, a quanto pare. E’ vero anche che qualcuno ci crede più di altri: mentre USA ed Europa per ora stanno andando a rilento, la Cina entro il 2018 dovrebbe rappresentare da sola il 40% della crescita globale di produzione elettrica da fonti rinnovabili (sperando che la crisi finanziaria cinese non mandi tutto a gambe all’aria).
Sono dati entusiasmanti ma oggettivamente la capacità di produrre energia con le rinnovabili sarebbe ancora maggiore. Quel 25% di energia globale prodotta sfruttando sole e vento mi esalta ma gli esperti dicono che potrebbe non essere ancora abbastanza per contenere il cambiamento climatico (la produzione di energia elettrica da fonti fossili è la prima fonte di gas serra al mondo). Perché nonostante la Cina, la rivoluzione energetica nei paesi occidentali è lenta.
Da qui al 2020, nonostante il continuo aumento della generazione, i progressi saranno sostanzialmente limitati. Il rischio, avverta la Iea, è che non si tocchino i livelli necessari per raggiungere gli obiettivi di contenimento del surriscaldamento gobale entro i 2C°, oltre al quale gli sconvolgimenti climatici sarebbero catastrofici. La produzione di energia elettrica, infatti, lo ricordiamo, è in assoluto la prima causa dell’inquinamento, ovviamente quando la produzione avviene attraverso le inquinanti risorse fossili.
Prendiamo il caso dell’Europa (e con essa l’Italia). Qui a frenare lo sviluppo delle rinnovabili è soprattutto il quadro normativo, molto incerto dopo il 2020. D’altronde è un mercato per grandi investitori e l’Ue, al momento, non è l’ambiente più stabile e sicuro del mondo a livello economico-politico. Indovinate una cosa però: al clima dei problemi economici interessa poco o nulla. Non ci resta che sperare che chi comanda, ancor prima di chi investe, realizzi quanto sia importante mettere carbone, petrolio e gas (in quest’ordine) in soffitta. Per sempre.