I cambiamenti climatici non minacciano soltanto l’ambiente, ma anche la nostra salute: rischiamo infatti di essere sempre più malati. È quanto purtroppo evidenziano diversi studi internazionali, nel rilevare un peggioramento delle condizioni di benessere e la più rapida diffusione di malattie infettive a livello internazionale. Ma cosa dobbiamo attenderci per i prossimi anni e, soprattutto, si tratta di un processo reversibile?
Peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie generali, malnutrizione e scarso accesso alle risorse alimentari, rapida propagazione delle infezioni, batteri dalla sempre più elevata resistenza ai farmaci: sono queste le preoccupazioni su cui la scienza, ormai da diversi anni, cerca invano di lanciare un monito. Ho quindi voluto approfondire questo tema, per comprendere quale sarà il percorso che dovremo affrontare.
Cambiamenti climatici: 250.000 morti in più per cause evitabili
La prima tendenza che la scienza evidenzia nel rapporto tra cambiamenti climatici e salute, così come sottolinea anche l’OMS, è l’aumento di decessi per cause in realtà evitabili. In particolare, saranno le temperature proibitive e i loro effetti sull’approvvigionamento di cibo a determinare le conseguenze più gravi.
Stando alle stime proprio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il 2030 e il 2050 si assisterà a un aumento di 250.000 morti l’anno a livello mondiale, a causa di:
- malnutrizione sempre più diffusa, date le sempre maggiori difficoltà d’accesso a una dieta equilibrata e completa;
- patologie gastrointestinali, in particolare diarree batteriche e virali, per la progressiva diminuzione delle condizioni igieniche-sanitarie, ma anche dalla scarsità di acqua potabile;
- problemi cardiaci, dovuti sia agli inquinanti immessi in atmosfera che a diete sempre meno ricche, ma anche a un clima più afoso;
diffusione di infezioni, come quella da malaria, che rischia di colpire ben oltre alle aree di diffusione attuali.
Sempre più infezioni con un clima alterato
Il clima sempre più instabile potrebbe favorire la diffusione di malattie infettive, limitando le barriere naturali che l’ambiente ci ha offerto sino a oggi. È quanto emerge da uno studio condotto dai CDC statunitensi, in particolare dagli scienziati del National Center for Emerging Zoonotic Infectious Diseases. Nel dettaglio, al crescere delle temperature e dei livelli di umidità si renderanno più probabili:
- malattie trasmesse da insetti: destano particolare attenzione tutte le infezioni normalmente trasmesse dalle zanzare, ma anche dalle zecche. Negli ultimi anni si sta infatti assistendo a una maggiore diffusione della malattia di Lyme, dovuta proprio al morso di zecca, così come di colera, malaria, Zika, Dengue e West Nile. Quest’ultima da qualche anno ha raggiunto anche l’Italia, mietendo vittime soprattutto fra gli anziani;
- malattie trasmesse da animali: se la pandemia da Covid non fosse stata sufficiente per destare allarme, nei prossimi anni le zoonosi potrebbero farsi sempre più frequenti. Gli scienziati hanno ad esempio notato una maggiore distribuzione della rabbia fra diverse specie animali, così come di alcune patologie connesse alle arvicole. Con temperature più favorevoli, questi piccoli roditori proliferano senza sosta e raggiungono anche i centri abitati, dove potrebbero diventare un pericoloso veicolo di contagio. Ancora, potrebbe estendersi il raggio d’azione sia dell’ebola che del vaiolo delle scimmie, così come potrebbero comparire nuovi patogeni: in questo senso, i coronavirus rimangono dei sorvegliati speciali;
- malattie provocate da funghi: un clima più caldo e umido facilita la proliferazione delle micosi e di altre patologie fungine. In particolare, gli esperti stanno notando una maggiore diffusione delle infezioni da Coccidioides. Nota come “valley fever”, la malattia è causata da funghi che vivono in terreni aridi, come quelli desertici, e può essere letale per gli anziani. Negli Stati Uniti, nell’ultimo decennio il fungo si è lentamente esteso dai deserti del Nevada fino ad alcune coste del Pacifico;
- malattie provocate dall’acqua: oltre alle contaminazioni da inquinanti ambientali, le acque dolci più calde potrebbero favorire la proliferazione dei cianobatteri, decisamente pericolosi per la salute.
I cambiamenti climatici portano più allergie
Brutte notizie anche per chi soffre di allergie, in particolare quelle stagionali dovute ai pollini: i cambiamenti climatici le renderanno più frequenti. La ragione è abbastanza semplice: date le temperature più elevate, e le stagioni calde che si allungano progressivamente, si estende il periodo di produzione e circolazioni dei pollini. Negli Stati Uniti, ad esempio, dal 1995 a oggi la stagione dei pollini si è allungata di quasi 20 giorni.
Le piante maggiormente responsabili, come ad esempio pioppi e graminacee, entro il 2050 rischiano di essere attive per due mesi aggiuntivi l’anno. Le conseguenze? Si soffrirà maggiormente di problemi respiratori, raffreddori, mal di gola e congiuntiviti. Non è però tutto, poiché con le modifiche del clima rischiamo di diventare maggiormente sensibili agli alimenti. Una minore varietà della dieta, unita a una minore qualità degli ortaggi e della frutta coltivata, potrebbe portare a maggiori fenomeni di sensibilizzazione a comuni allergeni, incrementando il rischio di soffrire di intolleranze alimentari.
Preoccupante potrebbe essere il futuro di chi è allergico al veleno degli insetti, in particolare api, vespe, calabroni e altri impollinatori. L’aumento delle temperature potrebbe portare alla progressiva sostituzione delle specie locali con altre più aggressive provenienti dall’Asia, come la vespa velutina, con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza.
Benessere psicologico e famiglia a rischio con il clima impazzito
Infine, i cambiamenti climatici potrebbero influire sul benessere psicologico. Innanzitutto, si dovrà fare i conti con livelli più elevati di stress, sia dovuto alla necessità di vivere in luoghi più afosi che dalle conseguenze indirette delle alterazioni del clima. Difficoltà lavorative, economiche e alimentari potrebbero essere infatti all’ordine del giorno e, unite a una maggiore instabilità sociale, disturbi come ansia e depressione potrebbero farsi più frequenti.
Ancora, i cambiamenti climatici potrebbero avere effetti diretti sulla fertilità – in particolare quella maschile, con una diminuzione del numero di spermatozoi dovuti a una dieta poco ricca e alterazioni ormonali – rendendo complesso il sogno di allargare la famiglia.
In definitiva, il futuro che ci aspetta non sembra essere dei più floridi per il nostro benessere. Per questo ci si deve impegnare sin da ora non solo a contrastare i cambiamenti climatici con azioni tampone, ma a lavorare per eliminarne le cause, a partire dalla riduzione delle emissioni e l’addio definitivo ai combustibili fossili.
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