Punto di vista

Carne e deforestazione


Quanto pesa sull’ambiente la carne che mangiamo?

La produzione di carne sta divorando le foreste. Sì perché, non è solo l’importazione di legno e cellulosa a contribuire alla deforestazione delle foreste tropicali, ma a dare il colpo di grazie ad un ecosistema già ampiamente violato c’è anche tutto il comparto della produzione di proteine animali, costituito dagli allevamenti intensivi di polli, maiali e bovini. Gli animali, infatti, per crescere e “produrre carne” hanno bisogno di nutrirsi e consumano quasi sempre più risorse alimentari di quanto ne producono in termini di carne, latte e uova. Praticamente oltre la metà della produzione mondiale annua (2.5 miliardi di tonnellate) di cereali è destinata agli allevamenti. Cosa significa questo? Che per fare spazio alla coltivazione del mangime si abbattono foreste. L’industria alimentare sfrutta ad oggi circa il 40% dello spazio disponibile sulla Terra. Un esempio su tutti: la foresta Amazzonica, in cui l’88% del territorio disboscato è stato adibito a pascolo, tutti terreni, destinati poi a erosione e desertificazione. Questa tipo di conversione rappresenta oltre l’80% della deforestazione nel mondo e secondo la Fao, la maggior parte delle conversioni da foresta a zone agricole avviene in aree tropicali, con una perdita di patrimonio forestale pari a 7 milioni di ettari ogni anno. 

Poi c’è un altro fattore chiave da considerare che è l’uso delle risorse idriche. L’acqua è necessaria per dissetare gli animali, far crescere i terreni destinati a pascolo, irrigare le coltivazioni da cui si producono i mangimi. Ma non solo, gli allevamenti industriali ne consumano grandi quantità per pulire e disinfettare gli spazi destinati agli animali e per smaltire le scorie che essi producono. Un manzo può consumare fino a oltre 80 litri di acqua al giorno, un maiale oltre 20 litri, mentre una mucca da latte, durante la stagione estiva, può consumare fino a 200 litri di acqua in un solo giorno. E per produrre un kg di carne quanta acqua servirà? Secondo i dati del Barilla Center for Food and Nutrition

  • Per 1 kg di carne bovina occorrono 15.500 litri di acqua, più o meno 110 vasche da bagno, quindi per produrre una bistecca di media grandezza si consumano quasi 5mila litri di acqua. 
  • Per 1 kg di maiale ne bastano “solo” 4.800 litri
  • Per 1 kg di pollo servono 3.900 litri 

Ma l’utilizzo dell’acqua negli allevamenti intensivi è solo una parte del problema. La crescita esponenziale del numero di animali allevati, concentrati in spazi sempre più ridotti, fa sì che i terreni non siano in grado di assorbire efficacemente l’enorme quantità di deiezioni animali cariche di contaminanti, che finiscono per depositarsi nelle acque di superficie e nelle falde acquifere, con gravi effetti per l’ecosistema, la vita animale e vegetale, e la salute umana. Si stima che un unico manzo produca in un solo giorno oltre 20 chilogrammi di sterco, e che un allevamento medio, con 10 mila capi, può produrre fino a un totale di 200 tonnellate di sterco al giorno. E a questo ovviamente si aggiunge anche la produzione di mangime e foraggio che, a causa dell’uso considerevole di composti chimici, possono contaminare le risorse idriche dopo essere stati applicati sul terreno. 

La situazione non migliora affatto se consideriamo le emissioni di gas serra. Anche in questo caso i dati del Barilla Center for Food and Nutrition, calcolati in base alla metodologia LCA (Life Cycle Assessment – analisi del ciclo di vita) che permette di stimare l’impatto ambientale, economico e sociale, dell’intera filiera produttiva, dalla nascita fino alla dismissione del prodotto, ci dicono che:

  • Per 1 kg di carne di bovina si calcolano 30,400 kg di Co2 
  • Per 1 Kg di carne di maiale costa all’ambiente l’emissione di 4,359 Kg di Co2 
  • Per 1 kg di pollo si emettono in atmosfera fino a 3,830 Kg di Co2

L’emissione di gas nocivi ci riporta al punto di partenza: la deforestazione. La distruzione delle foreste e la desertificazione provocate dall’industria zootecnia contribuiscono per il 35% del totale delle emissioni prodotte nel settore dell’allevamento. Le piante sono elementi importanti per l’assorbimento della CO2: quando muoiono, o quando vengono abbattute o bruciate, rilasciano nell’atmosfera il carbonio accumulato anche nel corso di centinaia di anni. La sola foresta Amazzonica contiene circa 75 miliardi di tonnellate di carbonio: quando gli alberi vengono abbattuti e bruciati per fare posto al pascolo o alle coltivazioni ad uso zootecnico, emettono nell’atmosfera elevate quantità di CO2. Un danno davvero inqualificabile per la nostra salute e per il Pianeta.

Entro il 2050 sarà necessario sfamare 2 miliardi di persone in più rispetto ad oggi, e passare a diete a minor consumo di carne potrebbe liberare notevoli quantità di cibo vegetale in tutto il mondo, oggi destinate invece agli stomaci animali. Basterebbe veramente poco: mangiarne meno, ma meglio, consumando carne proveniente da allevamenti estensivi e agricoltura biologica, ne guadagnerà la salute e l’ambiente.

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4 Comments

  • Reply
    giulia
    22 Ottobre 2020 at 11:00

    Ormai seguo una alimentazione prettamente vegetariana, niente carne e pochissimo pesce (sto cercando di elimanare anche questo) ma leggere la relazione tra produzione e deforestazione dovrebbe far riflettere più di una persona

    • Reply
      Tessa Gelisio
      29 Ottobre 2020 at 13:06

      si,

  • Reply
    Metal Cricia
    26 Ottobre 2020 at 11:23

    Brava Tessa, bellissimo articolo!
    Ricordatene quando nelle tue ricette userai uova, burro, latte e brodo di carne…..
    Coerenza, sempre e comunque. 🤦

    • Reply
      Tessa Gelisio
      29 Ottobre 2020 at 13:07

      io uso solo proteine bio da tantissimi anni, quindi no ogm, quindi no deforestazione..

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