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Ci serve davvero il controllo vocale in casa? Ecco quanto consuma


Tessa Gelisio, controllo vocale

Ormai basta una parola per accendere le luci di casa, regolare il termostato, avviare il condizionatore o controllare se il frigorifero è pieno: il controllo vocale ha di certo rivoluzionato il modo con cui ci rapportiamo agli elettrodomestici. Ma ne vale davvero la pena? Considerando i consumi energetici, e il relativo impatto sull’ambiente, gli assistenti vocali non sembrano essere una soluzione così idilliaca: poiché devono rimanere sempre accesi, anche quando non li utilizziamo, l’impatto su bolletta e Pianeta può essere rilevante. Ma cosa sapere?

Il consumo del controllo vocale domestico

È una delle innovazioni tecnologiche che più sta prendendo piede all’interno delle nostre case: ormai non c’è produttore che non offra il controllo vocale all’interno dei propri elettrodomestici, anche quando francamente sembra essere un surplus inutile. Basti pensare che esistono addirittura frullatori attivabili con la voce, scelta di marketing abbastanza opinabile, considerando che difficilmente gli utensili da cucina vengano utilizzati a distanza dal piano di lavoro. Ma quanto consuma l’assistenza vocale?

Dispositivi perennemente accesi

Dispositivo di controllo vocale

Affinché siano sempre pronti a rispondere ai nostri comandi, i dispositivi vocali devono essere sempre accesi e, nella maggior parte dei casi, connessi anche a Internet oltre che alla rete elettrica.

Secondo alcune rilevazioni condotte dal Natural Resources Defence Council (NRDC) degli Stati Uniti, un classico hub vocale domestico consuma circa:

  • 2-3 watt in modalità stand-by, ovvero in attesa di ricevere i nostri comandi;
  • 7-10 watt in modalità attiva, ovvero durante l’esecuzione delle nostre richieste.

In media, su base giornaliera i dispositivi rimangono in stand-by per 22 ore e in utilizzo effettivo 2 ore, considerando anche usi più prolungati di un semplice comando vocale – “accendi le luci” – ad esempio durante la riproduzione musicale. Sempre su base media, si stima circa 0,06 e gli 0,09 kWh al giorno di consumo, pari a 1,8-2,7 kWh al mese o 21-21 kWh all’anno.
Considerando un costo medio dell’energia di circa 30 centesimi sul libero mercato – circa 15 centesimi di solo consumo, a cui aggiungere i vari oneri e le tasse – la spesa annuale è ridotta: tra i 6 e i 12 euro. Eppure, non è l’unico dato da prendere in considerazione.

La moltiplicazione dei dispositivi di controllo vocale

Controllo vocale, smart speaker

Per quanto il consumo del singolo dispositivo possa sembrare irrisorio, non bisogna dimenticare che difficilmente in casa sarà presente un solo controllo vocale. Gli smart-speaker si moltiplicano a vista d’occhio – spesso ve n’è più di uno in un’abitazione – e sempre più elettrodomestici ne incorporano di proprietari.

In media, considerando circa 5 dispositivi – lo smart speaker, il televisore, le lampadine smart e un paio di elettrodomestici, come ad esempio termostato e condizionatore – perennemente in ascolto all’interno delle nostre case, la spesa annuale va moltiplicata: dai 30 ai 60 euro l’anno, cifre che iniziano a essere rilevanti all’interno del budget di una famiglia media.

Una moltiplicazione che non deve essere però considerata solo all’interno della singola unità domestica, ma anche a livello di popolazione generale. Sempre l’NRDC, nello studio precedentemente citato, ha affermato che negli Stati Uniti i dispositivi in stand-by potrebbero consumare ben 19 miliardi di elettricità ogni singolo anno. Forse troppo, per soluzioni che vengono utilizzate relativamente poco: come visto, per 22 ore giornaliere rimangono infatti in attesa di ricevere istruzioni.

L’impatto ambientale dei dispositivi vocali

Quando vi è un consumo energetico, vi sono degli ovvi costi ambientali da prendere in debita considerazione. A meno che non si approfitti dell’autoproduzione verde – ad esempio, con un impianto fotovoltaico – o di forniture esclusivamente rinnovabili, la produzione di energia ha sempre costi elevati in termini di emissione di gas climalteranti.

Il peso ambientale per l’uso domestico

Contatori di energia

Se si considera il mix italiano per la produzione di energia – quindi con una quota per il 2024 di 51,83 di rinnovabili, 42,01% di gas naturale, 1,52% di carbone e il rimanente da altre fonti – una casa con cinque dispositivi vocali produce tra i 26,35 e i 40 chilogrammi di CO2 equivalente, solo per l’energia necessaria a farli funzionare.

Se si ipotizza che il 10% delle 26 milioni di famiglie italiane utilizza almeno cinque di questi dispositivi, il consumo totale è tra i 274 e 416 GWh l’anno, per delle emissioni totali tra 68.250 e 104.000 tonnellate di CO2 equivalente. Un impatto paragonabile a quello di una cittadina della provincia italiana di medie dimensioni.

L’impatto da remoto: il peso dei data center

Datacenter per il controllo vocale

Quando si parla di dispositivi ad attivazione vocale, non bisogna dimenticare che il consumo non è solo domestico. Per funzionare, devono infatti connettersi a grandi datacenter, dove vengono elaborate le domande e le risposte dall’utente.

In media, una singola richiesta comporta un consumo tra gli 0,0003 e gli 0,0005 kWh lato server, se moltiplicato per 10 richieste al giorno, si traduce in circa 1,1-1,8 kWh l’anno. Cinque dispositivi comportano quindi tra i 5,5 e i 9 kWh l’anno che, moltiplicati per il 10% delle famiglie italiane, equivalgono a un consumo tra 14,3 e 23,4 GWh l’anno.

Considerando il medesimo mix energetico, ciò corrisponde a circa 7.150-11.700 tonnellate di CO2 equivalente emessa l’anno, a meno che i datacenter siano alimentati unicamente da fonti rinnovabili.

A conti fatti, dei consumi rilevanti e un impatto ambientale enorme, per delle funzioni di cui non abbiamo strettamente bisogno: forse è il caso di accendere le luci con il classico interruttore, anziché ordinare all’assistente vocale di farlo.

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