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Connessi a internet, sconnessi dal mondo


L’altra faccia della medaglia del web: problemi psicologici e fisici per chi è troppo connesso

patologie pc

La Rete, quella con la R maiuscola, è sicuramente una delle più grandi invenzioni del genere umano.

Oggettivamente, nonostante in Italia solo il 50% della popolazione possa godere di una connessione degna di questo nome, della rete ormai non riusciamo a fare a meno. Il web è diventato la fonte principale di informazioni e di svago per milioni di persone. Diciamolo pure, appena ci viene un dubbio, appena non sappiamo cosa fare, con un tablet in borsa, viene più spontaneo navigare, anche a caso, piuttosto che prendere in mano un libro.

Non parliamo poi di quello che è successo con l’arrivo dei social network! Da allora la connessione è diventata un’esigenza sociale nel vero senso della parola. Quante ore passiamo connessi? Tante. Si va dall’estremo del Brasile dove si sta attaccati a internet per oltre 6 ore al giorno alle 3 ore e mezza della Corea del Sud . E l’Italia? Si colloca nella parte bassa della classifica, con circa 4 ore e mezza. Tante? Poche? Difficile dirlo. Sicuramente costituiscono circa un quarto del tempo che passiamo svegli.

Ma questa è una media. Fatt’è che una tecnologia tanto diffusa non può non incidere sulle nostre vite. Positivamente, ma anche negativamente. Quando si eccede. Anzi, esistono vere e proprie patologie legate a internet, specialmente psicologiche e psichiatriche.

La più clamorosa è la internet-dipendenza. I sintomi? Quando vi manca la connessione andate in ansia, entrate nel panico nel vero senso del termine? Tendete a passare connessi la maggior parte della giornata (non per lavoro) tanto da isolarvi dagli altri e avere una vita sociale praticamente inesistente? Allora probabilmente siete internet-dipendenti. Una patologia più grave di quanto si pensi perché compromette seriamente la qualità di vita: è una forma di estraniamento dal mondo che si traduce in varie forme di “mania” si va dalla fissazione per il gioco on line a quella per il porno, ma forse quella più strettamente correlata a internet è la fame spasmodica di informazioni di webdipendenti che entrano in veri e propri gorghi di ricerca, continuando a cercare e cercare, compulsivamente informazioni. All’inizio la ricerca può sembrare anche sensata… ma, a un certo punto, diventa fine a se stessa. Un incubo che segrega letteralmente chi è affetto da questa (in Italia per ora rara) patologia in un mondo virtuale senza alcun senso. Stessa cosa può succedere a chi si droga di social network che avrebbero lo scopo di far incontrare la gente ma che nel caso dei socialdipendenti crea individui completamente isolati e incapaci di avere rapporti normali con i propri simili. 

Un’altra “patologia” con cui psicologi, psichiatri ma anche medici di altre specialità si scontrano è la cybercondria. Molti negli ultimi anni hanno cominciato a sostituire i medici con i siti che trattano più o meno scientificamente di salute. L’autodiagnosi via web ha trasformato stress e stanchezza in tumori, SLA, problemi cardiologici e chissà quali altre tremende malattie che una qualunque visita medica avrebbe potuto smentire. Certo parliamo di persone già affette da qualche forma di depressione o ipocondria che però l’uso improprio della rete potenzia enormemente. Ho conosciuto persone precipitare nella più nera disperazione nonostante il parere contrario dei medici, certe di avere i giorni contati per aver mal interpretato sommari elenchi di sintomi copia-incollati su vari siti web.

Non mancano i problemi fisici derivanti dalle varie forme di internet-mania: disturbi del sonno e della vista a causa della luce dei monitor, problemi a schiena alta e bassa, collo, tunnel carpali dovuti all’uso del mouse, mal di testa

Quindi? Il web è un’invenzione paragonabile alla ruota, ma come si può finire investiti da un’auto così anche questa tecnologia va usata con cautela e soprattutto deve essere uno strumento non un mondo in cui nascondersi e perdersi. La vita è soltanto reale.

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1 Comment

  • Reply
    Paolo Castellani
    7 Marzo 2015 at 17:56

    Ciao Tessa 🙂 e che dire della dipendenza da watsup?? Io oramai non sopporto più quel fastidioso bip bip dei messaggi e quando mi tolgo dai gruppi motivando le mie intenzioni, vengo sempre attaccato defindendomi “sei il solito asociale “…mah che vuoi che ti dica, forse bisognerebbe ritrovare un po’ ppiù di “gusto ” nel fare le piccole cose – ma REALI – che ci danno felicità (un’ uscita con un amico, una passeggiata al parco, un buon libro, una semplice ma gustosa cena), dimenticandoci dei vari ashtag, tweet, watsup, che, se usati a sproposito e senza controllo, poi possono portare a danni enormi al nostro sistema nervoso, come tu hai giustamente riportato.
    Buon weekend Tessa 🙂 smaaaak

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