Le armi per tenere sotto controllo una malattia che colpisce soprattutto le donne
Torniamo a parlare di problematiche di salute che riguardano soprattutto il sesso femminile: l’osteoporosi. Secondo l’OMS è una vera e propria emergenza, ancora sottovalutata, che riguarda almeno 5 milioni di persone solamente nel nostro Paese. Nell’immaginario collettivo viene associata soprattutto alle donne e alla menopausa, e un fondo di verità c’è, ma non sono le uniche: la probabilità di ammalarsi di osteoporosi riguarda entrambi i sessi ed aumenta con l’avanzare dell’età, fino a colpire 1 donna su 3 e 1 uomo su 5 (come riportato nel sito del Ministero della Salute). Le donne dopo la menopausa sono sicuramente più esposte al rischio, ma di contro sono anche quelle che fanno più controlli ed esami di screening, a differenza degli uomini, in generale più indisciplinati quando si tratta di salute e prevenzione. Il problema è che l’osteoporosi è una malattia subdola, perché non dà nessun sintomo: se non ci si sottopone ai controlli necessari, la si scopre di avere solamente quando è troppo tardi, ovvero dopo una frattura (in Italia si registrano 100.000 ricoveri l’anno per fratture del femore dovute ad osteoporosi, e il femore è solo una delle sedi rese più fragili dalla malattia, non l’unica).
Come correre ai ripari? Come sempre, prevenire è meglio che curare. Ma l’osteoporosi si può prevenire o si può solo diagnosticare e trattare? Ci sono moltissimi dubbi e pareri contrastanti al riguardo: il ruolo dei latticini, l’integrazione di vitamina D, l’attività fisica, gli esami da fare e quando cominciare. Per questo ho deciso di affrontare la questione, punto per punto, insieme al Prof. Carlo Selmi, Responsabile di Reumatologia e Immunologia clinica di Humanitas e docente presso l’Università degli Studi di Milano.
COS’È L’OSTEOPOROSI
Foto: www.inran.it
«È una condizione in cui la densità dell’osso scende sotto un determinato livello, rendendolo quindi più fragile. La malattia in sé però è solo una parte del problema, perché è asintomatica: il rischio è di subire fratture anche in caso di traumi lievi, quelli che non provocherebbero danni a un osso sano. La malattia è però reversibile, con i trattamenti adeguati si possono aumentare i valori di densità ossea e minimizzare questo rischio.»
I FATTORI DI RISCHIO
Foto: www.vivereinbenessere.com
«L’osteoporosi viene distinta in due forme, quella primaria, tipica dell’invecchiamento e della menopausa, e quella secondaria, causata da altri fattori, come malattie o farmaci.
Nel primo caso, le cause scatenanti sono appunto la menopausa, soprattutto quella precoce (prima dei 45 anni), e i processi di invecchiamento, che impoveriscono l’osso: colpisce circa il 30% delle donne sopra i 50 anni, ma anche gli uomini non ne sono immuni; purtroppo non si sottopongono ai controlli e scoprono di soffrirne solamente in seguito a una frattura.
Per l’osteoporosi secondaria, tra i fattori di rischio ci possono essere alterazioni ormonali, come disturbi della tiroide, problemi di malassorbimento intestinale causati ad esempio dalla celiachia, condizione di sottopeso, fumo, abuso di alcool, sedentarietà, inadeguato apporto di calcio dalla dieta, carenza di vitamina D. Le malattie infiammatorie croniche intestinali costituiscono un rischio, non solo perché causano spesso malassorbimento, ma perché uno stato di infiammazione cronica predispone ad altre malattie come l’osteoporosi; inoltre, va citata anche l’assunzione per lunghi periodi di corticosteroidi, farmaci che provocano una perdita di massa ossea: andrebbero prescritti solo in caso di necessità reale, nelle dosi e nei tempi giusti, senza contare che oggi ci sono molti farmaci alternativi che possono sostituirli.»
I CONTROLLI: QUALI SONO E QUANDO COMINCIARE
Foto: www.ok-salute.it
«La diagnosi si fa attraverso esami strumentali ed esami di laboratorio. Con le analisi del sangue si rilevano i livelli di vitamina D e calcemia (il contenuto di calcio), mentre con l’esame delle urine nelle 24 ore si individua il valore di calciuria, ovvero il livello di calcio nelle urine. L’esame strumentale più indicato invece è la MOC, acronimo che sta per Mineralometria Ossea Computerizzata, che attraverso i raggi X permette di determinare la densità dell’osso; si esegue a livello delle aree più a rischio frattura, generalmente a livello femorale e della colonna lombare.
I controlli sono raccomandati dopo i 65 anni e in generale dopo la menopausa per le donne, ma anche prima in presenza degli altri fattori di rischio: menopausa precoce, anamnesi famigliare positiva o assunzione di steroidi per almeno 6 mesi.
MOC e altri esami andrebbero poi ripetuti ogni 18 mesi, per vedere se e come evolve il quadro della malattia.»
CURE E PREVENZIONE
Alcuni trattamenti da fare in caso di osteoporosi per aumentare la densità ossea sono utili fin dalla giovane età per limitare il rischio di svilupparla in futuro. E così torniamo alla domanda iniziale: l’osteoporosi si può prevenire? La risposta è sì, anzi, si dovrebbe.
Ecco come:
Dieta
Foto: www.meteoweb.eu
Latticini sì o no? Il dibattito è ancora aperto, tra medici schierati a favore, che sostengono l’importanza del calcio in questi alimenti, e quelli contro, che sostengono che latte e derivati siano più nocivi che altro. Su Ecocentrica avevamo già dedicato un post al tema latticini e osteoporosi, mettendo a confronto due punti di vista opposti; il Prof. Selmi si schiera a favore: «Nella mia esperienza ho osservato che latte e derivati ricchi di calcio, come i formaggi stagionati, aiutano nell’assunzione di calcio; consiglio fino a 5 porzioni quotidiane di cibi ricchi di calcio, che includono anche questi alimenti. Altrettanto importante però è l’acqua: non bisogna dimenticare di berne almeno 1 litro e mezzo al giorno, preferendo le effervescenti naturali, ricche di minerali tra cui il calcio.»
Vitamina D
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«Indispensabile per l’assorbimento di calcio, non si assume attraverso l’alimentazione: dipende soprattutto dall’esposizione solare. è fisiologico quindi che in inverno, con meno ore di luce, i livelli tendano a scendere; la carenza di vitamina D è un problema molto frequente, si stima che in Italia riguardi il 70% della popolazione. Ecco perché è necessario controllarne i livelli già dalla giovane età e se necessario integrarla opportunamente.»
Di osteoporosi legata alla menopausa ho parlato anche con la Dott.ssa Angela Maio, ginecologa, anche lei concorde nel fatto che non si possa aspettare la comparsa della malattia per agire: «Non bisogna arrivare alla menopausa già in condizioni di osteopenia, ovvero con ossa fragili: la qualità delle ossa va conosciuta in anticipo. Siamo quasi tutti carenti di vitamina D senza saperlo, quindi è necessario controllarsi con un dosaggio nel sangue ed eventualmente assumerla; inoltre, stiamo sempre meno all’aria aperta: dovremmo stare al sole almeno mezz’ora al giorno.»
Attività fisica
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Altro argomento di dubbi: va fatta in caso di osteoporosi? «Assolutamente sì, la camminata veloce ad esempio è un fattore di rinforzo per le ossa. Lo sport è fondamentale anche come arma di prevenzione.»
Integratori di calcio
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Gli integratori servono sempre? «Dipende, a volte sono necessari, altre invece è sufficiente l’apporto di calcio dalla dieta più l’integrazione di vitamina D per favorirne l’assorbimento. Gli integratori di calcio hanno alcuni effetti collaterali, come disturbi allo stomaco; per fortuna però ne esistono di tanti tipi diversi, quindi in questo caso basta provare a cambiare.»
Se per voi l’età senile è ancora lontana, non abbassate la guardia: siete al corrente se avete una carenza di vitamina D? Quello potrebbe essere un buon punto di partenza per non farvi trovare impreparate dall’osteoporosi in futuro!
Foto copertina: www.assolatte.it
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