Molti prodotti di bellezza sono pieni di minuscoli pezzetti di plastica dal grandissimo impatto ambientale. Per non parlare dell’impatto sulla salute…
Per il fatto di essere micro in pochi si sono resi conto di quanto potessero rappresentare una minaccia per l’ambiente. Adesso del problema delle microplastiche parla persino il Programma ambientale dell’ONU (Unep) che invita i consumatori a riflettere sul costo ambientale della cosmesi.
In questo poster le Nazioni Unite danno i numeri delle microplastiche: in alcuni cosmetici il contenuto in microplastiche supera in peso la plastica del tubetto o della boccetta in cui sono venduti; in alcuni cosmetici le microplastiche rappresentano dall’1 al 90% (!) del peso del prodotto stesso; sono presenti in un elenco lunghissimo di cosmetici, specialmente negli scrub, i bagnoschiuma, i dentifrici ma anche i rossetti, le maschere, i mascara, gli idratanti, spray per capelli, creme lenitive, schiume da barba…
Un elenco senza fine. In Europa, nel solo 2012, ne sono state impiegate quasi 5000 tonnellate finite quasi tutte in mare, una parte di queste dopo aver trascorso un periodo più o meno breve nel nostro corpo; non sono ovviamente riciclabili.
Qualche tempo fa vi avevo parlato delle microplastiche. Sono ovunque, persino nella birra! E chissà quante ne ingolliamo senza nemmeno accorgercene. D’altronde sono micro…
Nessuno sa bene che effetto facciano sull’organismo umano con certezza. C’è chi pensa possano influire sul nostro bilancio ormonale, c’è chi dice siano cancerogene. Ma come sapete i “c’è chi dice” senza certezza non mi piacciono. Mi fido solo dei dati. Anche se, diciamolo chiaramente, non credo che ingoiare plastica faccia bene.
Ebbene lo facciamo più spesso di quanto crediamo. I famosi “microgranuli” dei dentifrici sono plastica. La maggior parte li risputiamo nel lavandino quando ci sciacquiamo ma qualcuno di certo finisce nel gargarozzo. E chissà come e quando verrà smaltito. Per ora quello che è certo è che sull’ambiente marino hanno potenzialità distruttive enormi. Non solo agiscono come la plastica di sacchetti e bottiglie disperdendo sostanze tossiche durante la loro lentissima decomposizione ma entrano molto più facilmente nella catena alimentare viste le dimensioni. Uno dei tanti cicli possibili potrebbe essere: ci laviamo i denti con i microgranuli (che non sono affatto miracolosi, almeno a detta dell’Unep), questi finiscono nel lavandino poi in mare perché i filtri dei depuratori non li fermano, vengono filtrati dai molluschi che vengono mangiati dai crostacei che vengono mangiati dai pesci che vengono mangiati da noi.
In poche parole, ogni danno che infliggiamo all’ambiente presto o tardi ci torna indietro. In Europa soltanto Austria, Svizzera, Svezia, Olanda, Lussemburgo e Belgio si sono mosse ufficialmente invitando i propri cittadini a non consumare prodotti contenenti microgranuli. Ora, visto che prima che accada in Italia passeranno ancora anni, cerchiamo di iniziare la nostra personale campagna contro le microplastiche non acquistando prodotti che le contengono. Il primo passo è evitare tutti quelli che contengono microgranuli! L’Unep ha anche prodotto questa app https://get.beatthemicrobead.org/. Grazie alla scansione del codice a barre l’applicazione riconosce la presenza o meno di microplastiche nel prodotto. Non esiste per ora la versione in italiano.
antonio
9 Ottobre 2015 at 18:55Quello che ci consola e’ che vengono assimilati anche da chi li produce.
Tessa Gelisio
10 Ottobre 2015 at 12:23giaà