Dell’innalzamento dei mari si sente spesso parlare come di qualcosa lontano nel tempo. Ma al 2050 mancano solo 35 anni.
New York, una delle città preferite dai film catastrofici. La Grande Mela è stata sommersa da immani tsunami, congelata da tempeste glaciali, investita dai meteoriti… Tralasciando Godzilla e King Kong, sembra proprio che il simbolo della costa est americana, con la famosa skyline disegnata dai grattacieli di Manhattan, sia destinato a scomparire dalle mappe.
Nell’immaginario hollywoodiano… Ma anche in quello di alcuni politici e climatologi che hanno preso molto sul serio i miliardi di danni e le vite perse a causa dell’uragano Sandy, che un anno faha spinto le onde ben oltre le protezioni antimareggiata del NY Harbor inondando il perimetro della città, con metro allagate, tunnel e aeroporti allagati:.
Quando il sindaco d’allora, Michael Bloomberg, ha iniziato imponenti opere di “fortificazione” della linea costiera di NY si è pensato a una reazione esagerata mossa soprattutto dallo shock. Invece, a dire, il vero, Bloomberg sarà stato anche traumatizzato, come i suoi elettori, ma forse sapeva anche leggere i dati: le mareggiate nella baia dell’Hudson sono aumentate nel corso dell’ultimo secolo, per frequenza e intensità e il livello medio della baia di New York si è alzato sensibilmente. Semplicemente si è resi conto che era ora di correre ai ripari per reagireal mondo che cambia.
Già, perché le previsioni dell’IPCC (lnternational Panel on Climate Changes, l’organo ONU che si occupa di monitorare il clima) parlano di mari e oceani che si alzano e non di poco: entro il 2100 se il trend si manterrà costante, l’acqua lungo le coste del pianeta salirà tra i 60 cm e 1 m. Ora, 60 cm non vi sembreranno un’enormità ma sarebbero più che sufficienti a sommergere città costiere e atolli del Pacifico: famoso il caso di Tuvalu, un piccolo arcipelago della Polinesia, la cui popolazione avrebbe già chiesto asilo all’Australia prevedendo di vedere scomparire la propria terra.
Ecco un piccolo elenco di grandi città del globo che entro il 2050 forse si troveranno in parte sommerse: Miami, New York e New Orleans; Canton e Zhanjing in Cina; Ho Chi Min city in Vietnam; ma anche Sapporo in Giappone e Santo Domingo nei Caraibi… E vi assicuro che sto riassumendo considerando soltanto le città più grandi che insieme contano un paio di centinaia di milioni di abitanti.
E nel Mediterraneo? Pare che il livello del Mare Nostrum cresca di quasi 2 mm all’anno da un po’ ma sembra anche che il ritmo sia in crescendo con previsioni catastrofiche di 1 m entro il 2100. Dubito che assisterò in prima persona al cambiamento della cartina geografica ma se date un occhio a questa immagine vi farete un’idea di come lo Stivale non sarà più tale (la cartina è stata disegnata dallo slovacco J. Simmons ed è mio avviso un po’ esagerata ma rende l’idea delle aree a rischio) . Di certo, entro il 2050, gli abitanti di città come Venezia, Livorno, Genova e altre aree di Campania, Romagna, Marche, Calabria e Abruzzo potrebbero trovarsi con i piedi bagnati.
Che fare? Beh, il cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacci artici non sono l’unico motivo dell’innalzamento. Almeno uno dei motivi è immediatamente sotto il nostro controllo: l’erosione delle coste dovuta all’urbanizzazione selvaggia degli anni Settanta e Ottanta. Come abbiamo fatto il danno possiamo cercare di porvi rimedio e non mancare di ricordare a chi ci amministra quello che ha fatto Bloomberg… New York non è lontana quanto sembra in un mondo così piccolo.
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Tessa Gelisio
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