Anche quest’anno la Fondazione Yves Rocher, con il supporto di Yves Rocher Italia, ha premiato progetti e donne all’insegna della sostenibilità: vi racconto le tre vincitrici del premio.
Ormai è quasi una ricorrenza, un avvenimento che si ripete anno dopo anno e di cui continuo a parlarvi con piacere: anche quest’anno si è svolta l’iniziativa Terre de Femmes della Fondazione Yves Rocher, giunta alla sesta edizione italiana ma molto più longeva in Francia (dove è nata nel 2001). Un programma internazionale che coinvolge 50 Paesi nel mondo, compreso il nostro grazie al supporto di Yves Rocher Italia (14 le donne italiane premiate fino ad oggi), con l’obiettivo di sostenere finanziariamente quelle donne che con le loro idee possono dare un contributo alla salvaguardia del pianeta. In oltre 20 anni, la Fondazione Yves Rocher ha stanziato oltre 2 milioni di euro e permesso così a quasi 500 donne di inseguire i propri obiettivi e portare avanti progetti all’insegna della sostenibilità ambientale e sociale: sono queste le parole chiave che ancora oggi caratterizzano le proposte delle partecipanti al programma Terre de Femmes. Un’iniziativa in linea con la filosofia del marchio: lo scorso anno, l’azienda Yves Rocher Italia è diventata una “Società Benefit”, pertanto la crescita economica seguirà i principi di sviluppo sostenibile, salvaguardando le risorse del pianeta, anche attraverso il supporto e la celebrazione di iniziative come quella del premio Terre de Femmes.
A selezionare le vincitrici dell’edizione 2021-2022 è stata chiamata una giuria di esperti di imprenditoria e tutela dell’ambiente, di cui ha fatto parte anche la sottoscritta: per me è la stata la prima volta da giurata, e vi confesso che sono stata in difficoltà perché i progetti erano davvero tutti belli e meritevoli! Al momento della selezione ci basa su alcuni parametri suggeriti dalla Fondazione Yves Rocher, ma entra molto in gioco la sensibilità personale, quindi è stata una scelta molto combattuta. Posso dirvi che alla fine avrei comunque scelto le tre vincitrici, non necessariamente in quest’ordine, ma queste tre donne avevano davvero quel “qualcosa in più” che mi ha colpito. I loro progetti ruotano intorno alla biodiversità dei nostri mari, al recupero di materiali con il doppio fine dell’utilità sociale, alla tutela della preziosa foresta amazzonica: tutte tematiche che, credo ormai lo sappiate, mi stanno molto a cuore.
Conosciamole meglio le tre vincitrici della sesta edizione italiana di Terre de Femmes: vi racconto le loro iniziative, che potranno portare avanti anche grazie al premio, oltre che, naturalmente, alla loro tenacia.
1° Premio: Sofia Bonicalza, «Care4Seals»
Questa giovane biologa marina ha iniziato qualche anno fa a dedicare la propria attenzione alla Foca Monaca, considerata ormai estinta in Italia perché gli avvistamenti si facevano sempre più rari. In realtà, per questa specie non è ancora persa la speranza: è sì in forte pericolo, ma un programma mirato alla sua conservazione potrebbe salvarla. Questo è l’ambiziosa aspirazione di Sofia, creare una rete di monitoraggio tra le regioni italiane che si affacciano sul Mediterraneo, individuando i luoghi in cui transitano gli esemplari di Foca Monaca grazie a una sofisticata tecnica strumentale, l’eDNA, che permette di analizzare il DNA prelevato in ambiente marino e confrontarlo con quello dell’animale.
Auguro davvero a Sofia di realizzare il suo progetto, che può fare la differenza per questa specie; il primo premio, pari a 10.000 €, l’aiuterà ad iniziare un percorso che sarà comunque molto duro e dovrà portare avanti con determinazione (che non mi sembra le manchi).
2° Premio: Ivana Appolloni, «Il Filo Che Unisce»
La storia di Ivana incrocia quella di Gomitolorosa Onlus, associazione che promuove la lanaterapia: lavorare a maglia stimola la motricità delle mani, ma non solo, è dimostrato che agisce anche a livello psicologico, liberando endorfine e aiutando quindi a combattere ansia e stress. Il progetto “Il Filo Che Unisce” ha una duplice valenza, perché oltre a donare la materia prima per la lanaterapia nei reparti ospedalieri che vogliono aderire all’iniziativa, contribuisce anche a recuperare la lana che non viene utilizzata dalle industrie tessili, quasi 9.000 tonnellate l’anno solo in Italia: uno spreco insostenibile. Il premio di € 5.000 servirà ad Ivana per acquistare 3.000 gomitoli di lana, nonché ad ampliare la rete di ospedali in cui realizzare il suo progetto, che è molto bello oltre che originale, perché mette insieme la riduzione dell’impatto ambientale e un aiuto concreto a persone che si trovano in un momento delicato della loro vita.
3° Premio: Emanuela Evangelista, «Protezione della foresta Amazzonica: Parco Nazionale dello Jauaperi»
Il progetto della terza vincitrice non è stata una scoperta per me: conosco da tanto tempo Emanuela, così come conosco bene la realtà che la riguarda perché sono stata anch’io in quei luoghi. So quello che sta facendo per la foresta amazzonica, un ecosistema prezioso per tutto il pianeta, uno scrigno di biodiversità sempre più minacciato dalle azioni dell’uomo, che mettono in pericolo non solo l’ambiente, ma anche le specie che vi abitano, umana compresa. Emanuela e la sua Amazônia Onlus promuovono iniziative per tutelare l’Amazzonia dalla deforestazione, coinvolgendo le popolazioni native, a cui viene offerto un diverso modello di sviluppo sostenibile, con tanto di educazione ambientale, lavoro retribuito, assistenza sanitaria; in particolare, il progetto che ha portato alla creazione del Parco Nazionale dello Jauaperi, è un’impresa immensa, che prosegue dal 2004 grazie alla caparbietà di Emanuela. Questo contributo, del valore di € 3.000, può aiutarla a portarlo avanti: il premio servirà a migliorare l’attività di sorveglianza all’interno del Parco, con il fine di prevenire azioni illegali come gli incendi dolosi o il bracconaggio, e a incentivare l’ecoturismo nella zona, che per le popolazioni locali rappresenta un’ottima risorsa.
Se questa iniziativa vi ha incuriosite e anche voi avete in mente un progetto che aspetta solo di essere realizzato, vi segnalo anche un’altra opportunità, ovvero il Premio Internazionale Terre de Femmes, sempre dedicato alle donne impegnate nella tutela dell’ambiente ma ogni anno incentrato su una tematica particolare. Quella dell’edizione 2022 sarà la salvaguardia delle aree paludose: le candidature apriranno a partire dal 1° ottobre, sul sito della Fondazione Yves Rocher; pensateci, è un’occasione da non farsi sfuggire!
Tutte le info su https://www.yves-rocher.it/terre-de-femmes
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Tessa Gelisio
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