A chi non è mai capitato di cercare informazioni sulla raccolta differenziata dei tessuti, per smaltire correttamente vecchi vestiti ormai consumati oppure stoffe danneggiate? A differenza di altre tipologie di materiale – come plastica, vetro o la carta – gestire i rifiuti tessili non è un’operazione sempre immediata. Solitamente non avviene una raccolta porta a porta e, nelle città che offrono servizi appositi, spesso si confonde la necessità di smaltire un tessuto danneggiato con la raccolta solidale degli indumenti.
E in mancanza di informazioni chiare, si rischia di danneggiare l’ambiente o rendere complicato il lavoro di moltissime associazioni sparse sul territorio. Chi getta vecchi indumenti nell’indifferenziato, ad esempio, non fa altro che alimentare il problema delle discariche, degli inceneritori e dell’inquinamento atmosferico. E chi invece si limita a buttare tessuti consumati nei raccoglitori per i più bisognosi, compie un gesto poco corretto sia nei confronti dei gruppi che si occupano della raccolta che dei destinatari delle donazioni.
Ecco perché è utile imparare a gestire in modo corretto e sostenibile i rifiuti tessili della casa, nel pieno rispetto dell’ambiente: scopriamo insieme come fare.
Posso buttare i tessuti nell’indifferenziato?
In linea teorica, e in assenza di altre indicazioni fornite dal proprio comune di residenza, i vecchi tessuti possono essere gettati nel sacco della raccolta indifferenziata. Questa opzione dovrebbe però rappresentare, come sempre, l’ultima “spiaggia”.
Ciò che finisce nell’indifferenziato ha infatti un futuro ben poco sostenibile: rifiuti trasferiti in discarica, con conseguenze ambientali e paesaggistiche ben note, oppure negli inceneritori, con la produzione di anidride carbonica e altri inquinanti atmosferici.
Fortunatamente, la raccolta dei tessuti per il loro corretto smaltimento e riciclo si sta diffondendo sempre più velocemente su tutto il territorio italiano, per un circolo virtuoso della gestione dei nostri rifiuti. Ma quali sono le possibilità oggi disponibili?
Raccolta solidale e raccolta differenziata: le differenze
Per lo smaltimento o il riciclo dei vecchi tessili, possiamo approfittare di due principali opzioni:
- Raccolta solidale degli indumenti: viene gestita da apposite associazioni sparse sul territorio, normalmente in concerto con gli enti comunali, e si occupa di recuperare indumenti ancora in buono stato da donare alle persone in difficoltà;
- Raccolta differenziata dei tessuti: purtroppo non ancora disponibile in tutta Italia, si occupa di recuperare tessuti consumati e danneggiati per riciclarne le fibre, ottenendo così nuovi filati.
Bisogna però prestare attenzione, poiché è facile confondersi fra le due modalità. Anche perché spesso sono entrambe segnalate con bidoni e raccoglitori di colore giallo, sebbene si tratti di servizi decisamente diversi.
Raccolta solidale: come funziona e quali capi accetta
La raccolta solidale dei vecchi indumenti è una realtà ormai attiva e conosciuta da decenni su tutto il territorio dello Stivale. Anche i comuni più piccoli oggi dispongono di speciali bidoni di raccolta per vestiti ormai dismessi, ma ancora in buono stato: questi vengono recuperati da alcune organizzazioni, spesso di volontariato, per poi essere igienizzati e consegnati a chi ne ha più bisogno.
Il requisito principale per poter accedere a questo tipo di raccolta è che gli indumenti a nostra disposizione siano ancora integri, affinché possano trovare una seconda vita. Non vi sono problemi per stampe sbiadite o tinte scolorite, ma di certo non ci si può affidare a questo servizio per sbarazzarsi di vestiti danneggiati, stoffe ormai inservibili o tessili che nulla hanno a che fare con il vestiario. Un malcostume che purtroppo persiste tutt’oggi, con gravi conseguenze sulle scarse risorse a disposizione dei gruppi che gestiscono la raccolta e sulle persone destinatarie delle donazioni.
Ma quali indumenti, di conseguenza, donare per la raccolta solidale?
- Vestiti: maglie, maglioni, pantaloni, jeans, giacche e cappotti e cappelli, purché integri e in buono stato;
- Scarpe: calzature di ogni tipo, purché ancora servibili, quindi prive di fori sia sulle suole che sui tessuti;
- Biancheria intima: slip, reggiseni, boxer e calzini, purché non danneggiati;
- Tessili della casa: principalmente lenzuola, federe e coperte, a cui possono aggiungersi tovaglie e tende. In questo caso, è bene informarsi direttamente dall’associazione che gestisce la raccolta sul proprio territorio.
Naturalmente, tutti i tessuti donati dovranno essere puliti e privi di macchie irrecuperabili.
Raccolta differenziata: come funziona e a chi rivolgersi
Differente è il caso della raccolta differenziata dei tessuti, ovvero il recupero di vecchie stoffe – anche danneggiate – per ricavarne nuovi filati oppure per il corretto smaltimento ambientale. Il servizio non è ancora capillare sull’intero territorio italiano e, in genere, è proposto in due modalità:
- Bidoni di raccolta: gestiti direttamente dal comune o dalla società incaricata per lo smaltimento dei rifiuti, sono sparsi per le città e solitamente di colore giallo. Per questo, è bene leggere attentamente le istruzioni riportate sullo stesso raccoglitore, per non confondersi con la raccolta solidale degli indumenti;
- Piazzole ecologiche: i comuni che ancora non dispongono di appositi bidoni di raccolta, di solito accettano il ritiro dei tessuti nelle piazzole ecologiche, quelle a cui normalmente ci si rivolge per smaltire mobili ingombranti, apparecchiatura elettronica e altri rifiuti non accettati nella raccolta differenziata.
In genere, questo servizio accetta tessili in ogni condizione: consumati, strappati, scampoli di stoffa avanzati e molto altro ancora. Le tipologie accettate sono:
- Fibre di origine naturale: non vi sono particolari problemi per cotone, lino, canapa, lana e seta,
- Fibre sintetiche: meglio accertarsi con i gestori del servizio per sapere se materiali come nylon, poliestere e acetato vengano accettati o, in alternativa, smaltiti insieme ai rifiuti plastici
Come avviene il recupero e il riciclo della stoffa
Ma cosa succede ai vecchi tessuti una volta gettati nei raccoglitori della differenziata? In che modo le fibre vengono recuperate e riciclate?
La gran parte del tessuto recuperato viene destinato alla produzione di pezzame industriale o di materiali per imbottiture. Segue quindi la sfilacciatura, per il recupero delle fibre, e la rigenerazione per ottenere nuovi filati dalle caratteristiche del tutto analoghe alle fibre vergini. Solo una piccola parte viene invece destinata a discariche e inceneritori, quando impossibile da riciclare.
A seconda del centro di smaltimento, l’intero processo può richiedere tre fasi:
- Smistamento dei tessuti: una prima e grossolana selezione per separare fra di loro fibre diverse;
- Controllo e selezione dei capi: una seconda selezione più specifica dei tessuti, per identificare quelli effettivamente idonei al riciclo;
- Igienizzazione e recupero: le stoffe idonee vengono lavate in profondità sfruttando macchine industriali e, successivamente, lavorati per ottenere pezzame o filati rigenerati.
Alternative possibili
Ma cosa fare se il nostro comune non dovesse ancora offrire un servizio di raccolta differenziata dei tessuti o, ancora, la stoffa in nostro possesso non fosse adatta alla donazione?
Con il riciclo creativo, le alternative non mancano: da scampoli e ritagli di stoffa, magari le porzioni meno consumate di vecchi indumenti, possiamo ricavare pezze e strofinacci per le pulizie, presine per il forno, sacchetti per la biancheria, borse per la spesa e molto altro ancora. In definitiva, prima di arrivare al sacco nero, impegniamoci con ingegno e fantasia!
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