Punto di vista

Soia, l’impatto nascosto sulla Terra: coltivazioni e deforestazione


Tessa soia nascosta

Quando si parla di consumo di soia a volte tendiamo a liquidare la questione facendo solo riferimento al legume che effettivamente raggiunge le nostre tavole. Eppure il quadro è molto più ampio, tanto che la soia “nascosta”   incide in maniera piuttosto grave sul pianeta. La minaccia della deforestazione è sempre dietro l’angolo.

Non è questione di tofu, di seguire una dieta vegana o vegetariana. Addirittura non è nemmeno questione di inserire o meno la soia all’interno della nostra dieta. Come sottolineato dal WWF nel rapporto Mapping the European Soy Supply Chain” (Mappatura della catena di approvvigionamento della soia europea), la soia consumata indirettamente dai cittadini UE supera il 90% del totale. È proprio questo 90% a incidere maggiormente sugli ecosistemi, spingendo a distruggere foreste, praterie e savane per creare nuove aree dedicate alle coltivazioni intensive.

Insomma, poco meno del 10% raggiunge le tavole degli europei. E il  resto, quindi, che fine fa?

La soia nascosta: come arriva nei nostri piatti

Allevamento intensivo di polli e galline

Arriviamo ora a uno dei punti più critici in merito alle produzioni di soia, quello del consumo indiretto. Come può arrivare la soia nei nostri piatti anche senza accorgercene? Basti pensare alla carne, al pesce e ai derivati animali, che ancora oggi alimentano un fiorente mercato in tutto il mondo. La soia nel sua forma originale o trasformata in farina e olio di soia è utilizzata negli allevamenti intensivi, soprattutto di pollame, suini e bovini. Senza contare il pesce da acquacoltura.

A preoccupare sono soprattutto i quantitativi utilizzati a fronte del prodotto finale. Occorrono circa 96 grammi di soia per ottenere 100 grammi di carne di pollo, mentre 95 per 100 g di salmone allevato. Inferiore, ma pur sempre elevato, il volume impiegato per la carne di maiale (41,5 di soia). Poco distanti i prodotti lattiero-caseari.

Consumi in Italia e in Europa

Per avere un’idea più chiara di quelli che sono i rischi per il pianeta iniziamo a fare due conti in relazione al consumo in Italia di carne e derivati animali. La media è di circa 79 kg di carne per persona all’anno, perlopiù maiale (37), pollame (21) e bovino (20). Le uova sono in media 219, mentre circa 2,5 chilogrammi il quantitativo di pesce da acquacoltura. Lato formaggi e prodotti caseari troviamo 22 kg di formaggio, 7 di yogurt e 2 di burro; 52 i litri di latte consumati in media ogni anno.

Come si riflette tutto questo nel bilancio europeo? Secondo il rapporto del WWF ogni cittadino UE consuma, consapevolmente o non, circa 60,6 kg di soia ogni anno. Di questi ben 55 risultano derivare da consumo indiretto.

Deforestazione, l’impatto delle coltivazioni intensive di soia

Raccolto coltivazioni intensive soia

Abbiamo ormai visto ampiamente quello che è l’impatto delle coltivazioni intensive sulla Terra, anche nel caso delle nocciole, ma riassumiamo brevemente. Le logiche commerciali spingono aziende senza scrupoli a erodere intere aree naturali per sostituirle con estese monoculture. Il risultato è deforestazione nelle aree tropicali, un impoverimento del terreno e del patrimonio di biodiversità, senza contare le conseguenze per il suolo e le falde acquifere derivanti dall’utilizzo massiccio di pesticidi.

I maggiori produttori ed esportatori sono USA, Argenti na e Brasile, che insieme rappresentano l’80% del mercato mondiale. Particolarmente a rischio il Sudamerica, dove si trovano veri e propri patrimoni della biodiversità come l’Amazzonia, il Cerrado e il Pantanal.

Maggiori importatori sono invece l’Unione Europea, la Cina e alcuni altri paesi dell’Asia. L’UE ha avviato in questi anni una sua produzione interna, ma risulta ancora ampiamente insufficiente (circa 2,7 milioni di tonnellate nel 2020) a soddisfare una domanda superiore ai 30 milioni di tonnellate annue.

Legislazione UE, a che punto è la situazione

Una nuova legge è in discussione a livello europeo, presentata dalla Commissione UE lo scorso mese di novembre. Non rappresenta tuttavia un impegno coraggioso e capace di intervenire in maniera netta sul problema, ma limita il suo campo di applicazione alla sola difesa del patrimonio forestale. Le altre tipologie di ecosistemi diverranno ambito di intervento soltanto tra due anni.

Fino a quel momento l’impatto deviato dalle foreste si riverserà inevitabilmente su praterie e savane, che potrebbero quindi trovarsi a fronteggiare una minaccia senza precedenti.

Cosa possiamo fare noi?

Nell’attesa che vengano approvate leggi capaci di intervenire in maniera ampia e completa occorre ricordare che anche noi ecocentrici possiamo e dobbiamo fare qualcosa. Nelle nostre mani c’è un’arma importante, quella dei consumi. Ad esempio possiamo scegliere un’alimentazione basata su un minore consumo di carne e derivati animali, eliminando quella proveniente da allevamenti intensivi a favore di quelli biologici e\o estensivi. Meno carne e di miglior qualità a vantaggio diretto anche della nostra salute.

Difendiamo la Terra insieme, anche a tavola.

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