Punto di vista

Unite To Act, cambiamo rotta: insieme per uno sviluppo sostenibile


Tessa Gelisio, Unite to Act

È arrivato il momento di cambiare rotta: per uno sviluppo davvero sostenibile, dobbiamo essere tutti Unite to Act! È con grande entusiasmo che ho deciso di aderire alla nuova SDG Campaign delle Nazioni Unite, in vista del prossimo vertice di New York sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals), previsto dal 18 al 21 settembre. Lo scopo? Abbattere le barriere che da sempre l’uomo erige, esasperando le differenze tra i popoli anziché le loro affinità, impedendo così che tutti abbiano accesso alle stesse risorse. Perché se teniamo davvero al nostro Pianeta, e alle persone che lo abitano, l’unica strada che abbiamo a disposizione è quella di lavorare insieme!

Scopriamo perciò quali sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dalle Nazioni Unite e cosa possiamo fare, di concerto, affinché vengano al più presto realizzati.

Unite to Act: i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile

17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile

La nuova campagna Unite to Act ha come obiettivo la diffusione e la sensibilizzazione verso i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – ovvero gli SDG, Sustainable Development Goals – definiti dalle Nazioni Unite. Di cosa si tratta, come sono nati e quali sono le tempistiche previste per raggiungerli?
Gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile sono stati definiti nel 2015 e ratificati con la Risoluzione delle Nazioni Unite A/RES/70/1, durante l’Assemblea Generale dell’ONU del 25 settembre dello stesso anno. Conosciuti anche come Agenda 2030, si tratta di una serie di traguardi da raggiungere entro la fine di questo decennio “per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti.

A differenza dei precedenti Obiettivi di Sviluppo del Millennio, che avevano come orizzonte temporale il 2015 e si rivolgevano in modo diversificato tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo, gli SDG introducono un importante e non scontato concetto: lo sviluppo sostenibile deve necessariamente avere un carattere universale, garantire a tutti lo stesso accesso alle risorse, riconoscendo lo stesso legame che esiste tra il benessere umano e la dimensione ambientale, sociale ed economica dell’esistenza. Ed è proprio grazie a questa dimensione di unità e di uguaglianza, che la risoluzione sull’Agenda 2030 è stata ratificata da tutti i 193 Paesi che compongono le Nazioni Unite.

Quali sono i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile

Come già accennato, i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile si focalizzano sulle dimensioni ambientali, sociali ed economiche dell’esistenza umana e dovranno essere raggiunti entro il 2030. Ma quali sono e perché rappresentano un passo tanto fondamentale per un futuro migliore per tutti?

  • Sconfiggere la povertà: non c’è sviluppo sostenibile senza uguale accesso alle risorse. Se non agiamo subito per garantire a tutti i mezzi di sussistenza minima, nel 2030 ci ritroveremo con 575 milioni di persone in condizioni di povertà estrema;
  • Sconfiggere la fame: più di 600 milioni di persone rischiano di soffrire la fame nei prossimi 10 anni, a causa dell’aumento dei prezzi di cibi e materie prime. E più della metà della popolazione mondiale rischia di imbattersi in vari livelli di malnutrizione, con conseguenze disastrose per la salute;
  • Salute e benessere: non c’è sviluppo sostenibile senza politiche che offrano a tutti uguale accesso ai servizi per la salute e il benessere. Nel 2021, 25 milioni di bambini non hanno potuto approfittare di un ciclo completo di immunizzazione di base, si tratta di 9 milioni in più rispetto al 2019. 381 milioni di persone non possono permettersi cure mediche, soprattutto in quei Paesi dove la sanità è privata, e ogni due minuti una donna muore per problematiche prevenibili connesse alla gravidanza;
  • Istruzione di qualità: se non agiamo ora, entro il 2030 ben 84 milioni di bambini non andranno a scuola, 300 milioni di studenti non raggiungeranno i livelli minimi di alfabetizzazione e solo in una nazione su sei i giovani potranno concludere un ciclo di istruzione secondaria;
  • Parità di genere: assicurare l’eguaglianza fra i generi è indispensabile per garantire uguale accesso alle risorse, eppure questo obiettivo è ancora lontano dall’essere raggiunto. Ai ritmi attuali, servirebbero 300 anni per eliminare definitivamente il problema delle spose bambine, 286 anni per rimuovere tutte le leggi che favoriscono la discriminazione fra i sessi e 140 anni per raggiungere l’eguaglianza sul posto di lavoro nei Paesi Occidentali;
  • Acqua pulita e servizi igienico-sanitari: l’accesso all’acqua potabile è indispensabile alla vita. Eppure, nel 2022 ben 2.2 miliardi di persone non hanno potuto approfittare di fonti d’acqua salubri, 3.5 miliardi non possono utilizzare servizi igienici sicuri e ben 2.2 miliardi di individui non hanno modo di lavarsi le mani quotidianamente;
  • Energia pulita e accessibile: puntare sulle fonti rinnovabili non significa solo produrre energia a basso impatto ambientale, ma anche garantire l’accesso all’elettricità alle persone che oggi si trovano in situazioni di grave povertà. 675 milioni di persone, ad esempio, oggi non dispongono dell’illuminazione domestica: di questi, 4 persone su 5 si trovano nell’Africa sub-sahariana;
  • Lavoro dignitoso e crescita economica: ben 2 miliardi di lavoratori si trova impiegato in occupazioni precarie e informali, non legalmente tutela e prive di protezioni sociali;
  • Imprese, innovazione e infrastrutture: lo sviluppo industriale avviene ancora a velocità differenti sul Pianeta, con ritmi di crescita elevati per Europa e Stati Uniti e difficoltà invece in Africa, Asia e Oceania. Servono infrastrutture solide che permettano a tutti di accedere alle stesse innovazioni, ad esempio quelle garantite dalle comunicazioni e dall’energia verde;
  • Ridurre le diseguaglianze: il divario tra le nazioni è ancora enorme e, anzi, è addirittura peggiorato dopo la pandemia da Covid 19. Nel 2022, ben 34.6 milioni di persone hanno richiesto lo status di rifugiato a un Paese estero, per sfuggire da condizioni di guerra, fame, discriminazione o povertà. 7.000 persone sono morte sulle rotte migratorie, mentre a subire maggiormente gli effetti negativi della distribuzione iniqua delle risorse sono donne e bambini;
  • Città e comunità sostenibili: ancora oggi, oltre un miliardo di persone vive in baraccopoli. A livello mondiale, solo 1 persona su due ha accesso a forme primitive di trasporto pubblico, 2 miliardi di persone non possono approfittare di strade adatte ad automobili e solo il 20% delle città mondiali ha previsto nuovi spazi verdi pubblici;
  • Consumo e produzione responsabili: le nazioni più ricche hanno un footprint di emissioni 10 volte più alto rispetto a quelle più povere. In media, i residenti nei Paesi sviluppati producono 120 chilogrammi di rifiuti a testa l’anno, mentre nel post-pandemia sono tornati ad aumentare i sussidi alle fonti fossili, rallentando così la corsa per un futuro più verde;
  • Lotta al cambiamento climatico: agli attuali ritmi, sarà impossibile mantenere l’obiettivo di una crescita massima di 1.5 gradi entro il 2050, rispetto alle temperature medie del periodo preindustriale. L’innalzamento dei livelli dei mari si è raddoppiato negli ultimi 20 anni, mentre è salita di 15 volte la mortalità dovuta a eventi atmosferici estremi;
  • Vita sott’acqua: l’acidificazione degli oceani dovuta ai cambiamenti climatici sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza di specie marine, vegetali e animali, fondamentali per la produzione di ossigeno e la sussistenza dell’uomo. Le temperature dei mari sono in costante crescita, l’inquinamento da plastica rischia di aumentare di 4 volte entro il 2050 e, ancora, un pesce su cinque proviene da pesca illegale in aree protette;
  • Vita sulla Terra: dal 2015 al 2019 sono stati distrutti 100 milioni di ettari l’anno di aree verdi, pari a due volte la dimensione della Groenlandia. La deforestazione è la prima causa dell’aumento dei gas serra in atmosfera, della crescita delle temperature e dell’estinzione di specie vegetali e animali;
  • Pace, giustizia e istituzioni solide: nel corso del 2022, 108.4 milioni di persone sono state cacciate con la forza dalle loro abitazioni, a causa di conflitti civili. La guerra in Ucraina ha duplicato in un anno il tasso di mortalità fra comuni cittadini, dovuto a guerre e scontri armati, 200.000 persone sono vittime di traffico di umani e 458.000 persone hanno perdono la vita ogni anno per omicidi intenzionali;
  • Partnership per gli obiettivi: per garantire uno sviluppo davvero sostenibile, è necessario una cooperazione internazionale, in particolare tra nazioni sviluppate e in via di sviluppo. Ad esempio, 37 dei 69 Paesi più poveri al mondo non potrà auspicare l’avvio di un processo di sviluppo senza politiche di cancellazione del debito.

Come possiamo costruire un mondo migliore senza raggiungere questi obiettivi?

Come far parte di Unite to Act

Unite to Act

La campagna Unite to Act è aperta a chiunque volesse partecipare, con l’intento di informare e sensibilizzare sui 17 SDG ratificati dalle Nazioni Unite. L’orizzonte temporale è quello del 21 settembre, in vista del prossimo vertice di New York, ed è possibile organizzare iniziative sia online che offline.

Il sito ufficiale dell’iniziativa, ad esempio, offre numerosi contenuti che possono essere utilizzati sui social oppure su siti personali: da un comodo strumento per personalizzare le foto del profilo, fino a banner e contenuti scaricabili, non mancano. È però utile ricordarsi di inserire l’hashtag #ACTFORSDGs alle proprie comunicazioni social e, se lo si desidera, menzionare l’account ufficiale @sdgaction. Siete quindi pronti per unire le forze per un futuro più equo, verde e sostenibile per tutti?

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