Punto di vista

Insetti commestibili: chi li mangerebbe?


Punti a favore e difficoltà, con il mio test d’assaggio in anteprima

In tanti Paesi del mondo non è più una novità, e finalmente anche l’Europa apre le porte agli insetti commestibili: dal 1° gennaio 2018 entra in vigore un pacchetto di normative in materia di cibo, il nuovo regolamento europeo sui Novel Food, ovvero nuovi cibi, che comprende tra le altre cose grilli & co.

Dico che è una novità solo per noi, perché altrove vengono consumati abitualmente: solo per le cavallette, ad esempio, viene stimato un consumo annuo superiore alle 10 tonnellate in Paesi come Thailandia o Algeria, mentre bruchi e farfalle arrivano a 3 tonnellate l’anno in Messico.

Se pensate che sia un cibo di nicchia, insomma, dovrete ricredervi: secondo la FAO, ci sono circa 2mila specie di insetti commestibili, portati in tavola da 2 miliardi di persone al mondo (che sostengono da sempre il loro ottimo sapore).

La stessa FAO ne ha sempre promosso il consumo, per più di una motivazione: prima di tutto, il loro commercio sosterrebbe l’economia di Paesi arretrati, come il sud-est asiatico. Ma la cosa più interessante è che potrebbero essere una buona arma contro la fame nel mondo: si parla sempre di sovrappopolazione, al momento siamo 7,2 miliardi di persone e già adesso il nostro pianeta non ha risorse sufficienti per sfamare tutti; come faremo quando nel 2050, secondo le previsioni degli esperti, saremo in 9 miliardi? Aumentare la produzione alimentare non è sempre possibile, perché agricoltura e allevamento hanno già un impatto sull’ambiente eccessivo.

Decisamente più sostenibili sarebbero invece gli allevamenti di insetti: più semplici da gestire, con meno investimento economico iniziale, richiedono meno spazio, consumano meno risorse, causano minori emissioni di CO2.

Non mancano poi gli studi scientifici sulle loro proprietà nutrizionali: hanno un alto contenuto di proteine, fibre, acidi grassi, vitamine, minerali importanti come calcio, ferro, magnesio. Ho chiesto conferma anche al Dott. Aronne Romano, Medico Nutrizionista di mia fiducia: «Ad esempio, le cicale, a parità di calorie, rispetto a carne e pesce contengono più proteine e meno grassi; hanno meno Omega 3 del salmone ma più del manzo. Sono anche ricche di fibre prebiotiche, importanti per combattere le disbiosi intestinali.
Non meno importante, le minori risorse impiegate: servono solo di 2 kg di mangime per ottenere 10 kg di insetti commestibili, contro gli 8 kg di mangime necessari agli animali da allevamento per 1 kg di carne.»

È un argomento che divide, con favorevoli che sostengono questi benefici, e contrari che non vogliono aprirsi a nuovi prodotti e mantenere quelli della tradizione; i dubbi sollevati sono ancora molti, ad esempio quelli sulla sicurezza: non dimentichiamo che su cibi importati da Cina o Thailandia saltano spesso fuori allarmi alimentari.

Foto: www.insetticommestibili.it

Problema in parte risolvibile, perché anche in Italia c’è già qualcuno che vede un futuro in questo mercato: Antonio e Giuseppe Bozzaotra sono due fratelli di Monselice (PD) che hanno aperto l’azienda Insetti commestibili. Vendono confezioni di insetti, farina di grillo, farina di baco da seta, barrette proteiche e molto altro (per ora solo online, l’unico commercio consentito), e hanno circa 6mila clienti; gli insetti sono allevati da loro, in un campo di appena mezzo ettaro, e non contengono nessun tipo di additivi.

Questo argomento mi ha così incuriosito che ho deciso di provarli anch’io: mi sono fatta spedire proprio da loro una confezione di grilli, gli insetti che mi sembravano più semplici da assaggiare. Nonostante i miei viaggi in Asia, Africa e Sud America, non ho mai mangiato né insetti né cibi particolarmente strani, ma mi sono detta che non sarebbe stato così diverso dal mangiare una lumaca di mare o un gamberetto: eppure vi confesso che, nel momento in cui ho aperto la busta, ho avuto un attimo di esitazione!

Come vedete in foto, l’aspetto provoca un po’ di ribrezzo; ho convinto il mio fidanzato Massimo ad assaggiarli prima di me, e poi mi sono buttata anch’io: non si può dire che il sapore sia cattivo (ricorda quello delle patatine al formaggio), ma l’impatto visivo non è di molto aiuto.

Ho voluto testarlo perché sono convinta anch’io che sia una cosa molto positiva, dal punto di vista di nutrizione e ambiente, e che perciò vada incentivata, d’altra parte non so se nel nostro Paese arriveremo mai a un consumo su larga scala.

Coldiretti ha interrogato gli italiani: solo il 16% degli intervistati si è mostrato favorevole, il 6% non ha saputo rispondere e il 54% si è detto contrario, perché non fanno parte della nostra cultura.
Non mancano neanche le obiezioni degli esperti: oltre a quella sulla provenienza, c’è chi mette in guardia da possibili reazioni allergiche, chi dice che per combattere la fame nel mondo non serve cercare nuove fonti alimentari ma basterebbe limitare lo spreco di cibo. In realtà problemi per la salute non ce ne sono, come conferma anche il Dott. Romano: «Gli insetti sono talmente lontani da noi nella catena filogenetica, che è improbabile che possano trasmetterci malattie; rischiamo molto di più con la carne.»
Quindi diciamoci la verità: la vera barriera è quella psicologica.

Anche il fatto della cultura è vero solo in parte. Certo, ogni Paese o religione ha la propria: gli anglosassoni non mangiano il cavallo, i thailandesi il coniglio, gli indiani la mucca, i musulmani il maiale. Ma a volte le cose cambiano: neanche il sushi faceva parte della nostra cultura, eppure negli ultimi anni si è imposto come uno dei piatti più amati.

Non ci sono motivi reali per non mangiare insetti: fanno semplicemente impressione. Come conferma anche un esperimento dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN), che ha offerto una degustazione di insetti ad alcuni volontari; in pochissimi si sono azzardati a mettere insetti interi nel proprio piatto, ma è andata decisamente meglio con i preparati, ad esempio la pasta all’uovo con farina di grilli.

Non so se ci abitueremo mai a mangiare cavallette fritte o spiedini di millepiedi, ma una chance alle farine la concedo: sono proteiche, sane, saporite, adatte ai celiaci e, soprattutto, con pasta, torte salate o biscotti si supera “l’impasse visivo”, perché non ci si accorge di quello che si sta mangiando.

Voi che dite: gli insetti diventeranno il cibo del futuro?

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