Le specie più importanti al mondo che l’uomo sta portando all’estinzione
Fonte: flickr.com
Riuscite ad immagine un mondo senza gorilla, rinoceronti, elefanti e tartarughe giganti? Sono solo alcune delle più importanti flag species – specie bandiera simbolo di interi ecosistemi – che rischiano la totale estinzione in natura entro pochi decenni. Colpa dei cambiamenti climatici, della distruzione degli habitat, dell’inquinamento, della deforestazione, della caccia indiscriminata e dell’introduzione di specie invasive. Per farla breve, colpa dell’uomo.
L’allarme arriva dalla IUCN – l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – che dal 1964 compila ogni anno la Lista Rossa delle specie a rischio di estinzione. Si tratta del più grande sistema di monitoraggio della biodiversità mondiale e riporta l’elenco degli animali e delle piante che rischiano di scomparire per sempre dal nostro Pianeta.
Un inventario prezioso che fornisce il barometro della vita e del benessere ambientale globale e che contiene attualmente ben 112.432 specie studiate dalla scienza e classificate in base allo status di conservazione e alle minacce legate alla loro sopravvivenza. Tra queste, oltre 30mila sono quelle considerate a rischio più o meno elevato di estinzione e, per questo, potenzialmente prossime alla scomparsa definitiva. Un numero preoccupante, che include il 23% dei mammiferi e il 14% degli uccelli, il 25% dei rettili e il 41% degli anfibi.
Ben 73 le specie estinte in natura in un periodo considerato scientificamente recente, in base all’ultimo aggiornamento pubblicato dalla IUCN nel dicembre del 2019. Non c’è più nulla da fare per la tartaruga nera dal guscio molle (Nilssonia nigricans), l’orice dalle corna a sciabola (Oryx dammah), il geco di Christmas Island (Lepidodactylus listeri) e l’ara di Spix (Cyanopsitta spixii): abbiamo perso per sempre ogni speranza di ammirare questi esseri viventi in libertà nei loro habitat naturali.
Ma quali sono, invece, le specie che ancora popolano gli ambienti naturali della Terra ma che sono tenute sotto stretta osservazione dagli scienziati perchè fortemente minacciate dalle attività umane? Sono circa 6.000 tra piante ed animali, e per loro la speranza di sopravvivenza è davvero ridotta al minimo. Una vera e propria corsa contro il tempo per fermarne il declino e tutelare i pochi esemplari rimasti in libertà.
Proprio dalla Lista Rossa della IUCN ho voluto prendere spunto per mostrarvi dieci specie animali classificate come Critically Endangered e quindi maggiormente in pericolo.
Ecco per voi la top list delle creature viventi con il codice rosso, quelle che purtroppo rischiamo di perdere e che necessitano di un intervento immediato e urgente per essere salvate!
RINOCERONTE DI GIAVA (Rhinoceros sondaicus)
Fonte: IUCN
A dichiarare l’inesorabile condanna a morte di questo enorme rinoceronte asiatico, un tempo largamente diffuso dalle isole di Giava e di Sumatra fino all’India e alla Cina, è stato il bracconaggio indiscriminato. Il suo corno, particolarmente richiesto nella medicina tradizionale cinese, può valere oltre 30.000 $ al chilo sul mercato nero. Oggi ne rimane un’unica popolazione in natura, di appena 60 esemplari, nel parco nazionale di Ujung Kulon nell’estremità occidentale di Giava in Indonesia.
GORILLA DI MONTAGNA (Gorilla beringei beringei)
Fonte: IUCN
Soltanto 680 gli esemplari rimasti, confinati nella regione dei Monti Virunga, al confine tra Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, e all’interno dell’impenetrabile foresta di Bwindi, nell’Uganda sud-occidentale. Un grande primate che gli scienziati stanno cercando di salvare con ogni mezzo, nonostante la progressiva riduzione del suo areale, le minacce provocate dal bracconaggio intensivo e la preoccupante deforestazione, che devasta l’habitat naturale di questo gigante dallo sguardo umano e riduce all’osso le risorse naturali indispensabili alla sua sopravvivenza.
LEOPARDO DELL’AMUR (Panthera pardus orientalis)
Fonte: IUCN
L’agricoltura intensiva, la frammentazione degli habitat, la colonizzazione urbana e il bracconaggio a scopo commerciale hanno inesorabilmente ridotto al minimo le popolazioni di questo splendido animale, originario delle zone montane della taiga e delle foreste temperate della Corea, Cina nord-orientale e Russia orientale. Oggi è considerato il felino più raro al mondo, appena 103 gli esemplari censiti in natura, dei quali soltanto 6 femmine. Aiuto!
TARTARUGA GIGANTE DI ESPANOLA (Chelonoidis hoodensis)
Fonte: IUCN
E’ l’arcipelago delle Galapagos l’ultimo rifugio di queste gigantesche testuggini, la cui estinzione è stata per ora evitata soltanto grazie a un efficace programma di riproduzione in cattività. Ricorderete certamente tutti la storia di Diego, la tartaruga centenaria che ha contribuito a salvare la sua specie generando oltre 800 discendenti con l’aiuto delle più sofisticate tecniche di fecondazione artificiale.
ELEFANTE DI SUMATRA (Elephas maximus sumatranus)
Fonte: IUCN
Negli ultimi 25 anni, questa specie endemica di Sumatra ha perso l’80% del suo habitat originario, principalmente a causa dell’intensa deforestazione operata per fare spazio alle dilaganti piantagioni di olio di palma e all’agricoltura intensiva. Un censimento della popolazione condotto nel 2000 ha indicato che rimangono in natura poco più di 2.000 esemplari, davvero troppo pochi per una delle specie ecologicamente più importanti della Terra.
AMAZZONE IMPERIALE (Amazona imperialis)
Fonte: IUCN
Da imputare al riscaldamento globale – e al conseguente intensificarsi di uragani e tifoni – il drammatico declino di questo coloratissimo pappagallo, specie bandiera simbolo della piccola isola Dominica, nel Mar dei Caraibi. Soltanto un centinaio gli individui rimasti e molte meno le speranze di salvaguardare il suo ristretto habitat, ormai flagellato dall’impatto dei cambiamenti climatici in atto.
CEBO DORATO (Sapajus flavius)
Fonte: IUCN
La sua casa – o ciò che e rimane – è la meravigliosa Foresta Atlantica del Nord est del Brasile. Un ambiente devastato dalla deforestazione, dallo sfruttamento minerario e dalla colonizzazione urbana, dove moltissime specie selvatiche rischiano oggi lo sterminio totale. Sono soltanto 180 i cebi dorati censiti dagli scienziati in natura, il 50% dei quali sembra essere destinato a scomparire dei prossimi decenni.
ORANGO DI TAPANULI (Pongo tapanuliensis)
Fonte: IUCN
Con solo 800 individui in natura, l’orango di Tapanuli ha la popolazione più bassa tra tutte le grandi scimmie. Le principali minacce per questa specie sono la deforestazione, la caccia, il traffico di selvaggina e un mega progetto idroelettrico realizzato proprio all’interno del suo areale, la foresta tropicale dell’isola di Sumatra.
PANGOLINO DEL BORNEO (Manis javanica)
Fonte: IUCN
Cacciata in modo indiscriminato per la pelle e la carne, questa specie endemica delle foreste del Sud-est asiatico è attualmente tutelata da specifici programmi di conservazione, ma questo non ha fermato la crudeltà dei bracconieri, che continuano a sterminare le ultime popolazioni rimaste in natura.
VAQUITA (Phocoena sinus)
Fonte: IUCN
Nonostante i media internazionali dichiarino periodicamente l’estinzione di questa rarissima specie di focena, la IUCN stima che ne esistano ancora 12 esemplari nel Golfo della California, attentamente monitorati proprio per scongiurare la scomparsa definitiva della specie. Ancora da ricondurre al comportamento umano le cause del declino della vaquita, le cui popolazioni sono state sterminate dalle reti da pesca e avvelenate dall’inquinamento marino, in particolare dai pesticidi clorinati riversati nelle acque dalle industrie costiere.
Dalle regioni tropicali, dove la deforestazione e lo sfruttamento delle risorse naturali sono più devastanti, fino alle aree temperate settentrionali, dove la cementificazione e l’inquinamento atmosferico, idrico e terrestre hanno inesorabilmente contaminato l’ambiente, sono tante, troppe le specie animali che stanno soccombendo per mano dell’uomo. Se non corriamo subito ai ripari, i bambini del futuro potrebbero riuscire ad ammirare queste straordinarie creature solo nei documentari del National Geographic o, peggio ancora, in cattività nei parchi faunistici. Vogliamo davvero questo?
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