Gli errori più comuni in tema di abitudini ecosostenibili
Essere ecocentrici è la vostra filosofia di vita? Bene, ma a volte anche con le migliori intenzioni si può sbagliare.
Anche intorno alla sostenibilità e comportamenti green si sono creati luoghi comuni (e tranelli degli eco-furbi): esistono diverse cose che, ho scoperto, molti credono eco ma sono basate su leggende metropolitane o false credenze. Non tutto quello che è naturale è a basso impatto, come il cotone, e non sempre risparmiare gli alberi significa tutelare l’ambiente.
Proviamo insieme a sfatare qualche falso mito e a scoprire qual è l’alternativa davvero più sostenibile.
1) SOIA O LATTICINI?
Foto: Adriano Gambarini/WWF Brazil
La soia è un legume molto nutriente, una buona fonte di proteine vegetali, tanto da essere la principale alternativa a carne e latticini. Ma è più sostenibile? La sua produzione sì: per ottenere un litro di bevanda vegetale di soia si consuma 1/3 di acqua e si emettono 1/5 delle emissioni di CO2 rispetto a quelli necessari per un litro di latte. L’allevamento di bovini è, infatti, quello con l’impatto ambientale più alto, ma anche la soia non scherza. Ogni anno vengono distrutti più di 1,5 milioni di ettari di foresta amazzonica, e il 10% delle aree deforestate vengono utilizzate per coltivare soia, quasi tutta OGM.
Quindi, va bene sostituire o alternare i latticini con prodotti vegetali, ma quando acquistate quelli a base di soia verificate che provengano da filiere sostenibili e siano stati coltivati senza danneggiare l’ambiente: verificate l’origine in etichetta, preferendo le produzioni europee, e che abbiano certificazioni bio quindi certamente senza OGM.
2) LA PLASTICA NON RICHIEDE TAGLIO DI ALBERI. MA INQUINA DI PIÙ
Foto: www.lastampa.it
Fin da bambina i miei genitori mi hanno sempre indirizzata all’uso responsabile di tutto ciò che deriva dagli alberi: avevo i quaderni in carta riciclata, per disegnare mi davano vecchi fogli dicendo di utilizzare il retro, se sbagliavo a scrivere cancellavo o tiravo sopra una riga, guai a strappare il foglio! E così per un po’ sono sempre stata restìa ad acquistare cose in legno, finché non ho scoperto che resta comunque la scelta migliore per l’ambiente: è una risorsa rinnovabile e naturale, a differenza della plastica. L’aumento della diffusione di questo materiale è una piaga per l’ambiente, non solo perché è a base di petrolio e richiede quantità ingenti di acqua, ma non è biodegradabile (ci mette anche 1000 anni prima di degradarsi) e sta inquinando tutto il mondo.
Purché sia sostenibile, però, il legno deve essere italiano o almeno europeo, meglio se certificato FSC o PEFC per la gestione responsabile delle foreste. Se dovete acquistare utensili per la cucina, vi do anche un altro motivo per sceglierlo: è un materiale inerte, ovvero non rilascia sostanza chimiche agli alimenti. Non si può dire lo stesso delle plastiche!
3) TESSUTI (FINTAMENTE) NATURALI
Foto: altreconomia.it
Quello della moda è un tasto dolente. È un settore con un impatto altissimo: pensate che un quarto delle sostanze chimiche prodotte al mondo vengono utilizzate per l’abbigliamento, realizzato spesso in fibre sintetiche (derivate dal petrolio) e trattato con solventi che inquinano fiumi e mari, per non parlare del consumo di acqua ed emissioni di CO2. Quello che purtroppo molti non sanno è che bisogna guardarsi anche dalle fibre naturali; il cotone, ad esempio: il 10% dei pesticidi prodotti al mondo vengono utilizzati nella sua coltivazione. Circa l’80% del cotone sul mercato deriva da coltivazioni OGM. E consuma enormi quantità di acqua: 27.000 litri per una maglietta! Se cotone dev’essere, che sia biologico, altrimenti meglio orientarsi su altre fibre più sostenibili come lino, canapa o bambù.
Un altro inganno è l’eco pelle, che non ha nulla di eco: non vengono uccisi animali, è vero, ma viene prodotta con derivati del petrolio e non è nemmeno un tessuto biodegradabile o riciclabile.
4) BIOCARBURANTI: DI BIO HANNO SOLO IL NOME
Foto: www.salviamolaforesta.org
Sappiamo tutti quali sono i problemi dei carburanti tradizionali: inquinano, rendono il nostro Paese dipendente dai produttori di petrolio, risorsa che comunque non è rinnovabile e quindi andrà via via esaurendosi. Come alternativa sostenibile sono stati creati i biocarburanti, ottenuti da coltivazioni agricole come grano, mais, canna da zucchero e altri; sicuramente riducono l’emissione di sostanze nocive nell’ambiente, ma mi lasciano perplessa per più di un motivo. Il primo è che per coltivare queste risorse spesso si deforesta come accade in Sud America con il mais e con l’olio di palma nel sud est asiatico; il secondo è che non si utilizzano solo gli scarti agricoli, ma le piante vengono coltivate appositamente per diventare carburanti, sottraendo così risorse all’agroalimentare e creando una competizione e speculazione finanziaria che fa aumentare il prezzo dei cereali.
5) GLI INGANNI DEL “GREENWASHING”
Foto: www.100daysofrealfood.com
Quanti slogan pubblicitari alludono al “green”, al “bio”, accompagnati da confezioni verdi, immagini di natura e animali, utilizzando qualche parola chiave che enfatizza ingredienti naturali? Di esempi ce ne sono molti, perché più aumentano i consumatori eco-responsabili, più le aziende cercando di trarne profitto dando una parvenza di sostenibilità, ma dietro cui di concreto c’è poco.
Ne abbiamo parlato spesso anche qui su Ecocentrica: dalle pubblicità ingannevoli dei cosmetici fintamente naturali, che utilizzano il prefisso “bio” nel nome ma non possiedono nessuna certificazione, ai detersivi come quello per pavimenti di Rio, che si dichiarava “detergente biologico” senza esserlo, ai fornitori di energia elettrica rinnovabile o presunti tali, visto che i contratti verdi non fanno aumentare la produzione di energie pulite. Di recente anche San Benedetto è stata multata per aver pubblicizzato le proprie bottiglie come “amiche dell’ambiente” perché prodotte con meno plastica e meno energia: in realtà l’azienda non aveva mai svolto test per sostenere queste affermazioni.
Come difendersi e non farsi ingannare? Diffidate sempre quando le informazioni sono vaghe e faticate a trovarne di ulteriori; non fermatevi al primo impatto, foto o slogan in bella vista, ma leggete bene le etichette e cercate eventuali certificazioni eco-bio come garanzia.
È facile per tutti cadere nei tranelli del “finto ecologico”, ma l’unico modo per migliorare è informarsi sempre e cercare più pareri. Anche a me capita di sbagliare e di correggermi, tutto quello che vi racconto su questo blog è frutto della mia esperienza e la condivido con voi perché sono da sempre convinta che la vera differenza la facciano i consumatori, il singolo nelle azioni della vita di tutti i giorni: insieme possiamo davvero salvaguardare il nostro pianeta!
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5 Comments
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