La lista degli ingredienti più dannosi e come riconoscerli nell’INCI
Ho letto un articolo, pubblicato su la Repubblica (https://www.repubblica.it/ambiente/2018/02/16/news/saponi_e_vernici_inquinano_l_aria_piu_del_traffico-188984176/), che tratta di un tema affrontato diverse volte qui su Ecocentrica: l’inquinamento indoor. Quando si parla di inquinamento, il pensiero va subito al traffico e allo smog, che sono sicuramente un problema, ma lo è anche l’aria delle nostre case, spesso sottovalutato. Nell’articolo si citava un recente studio, condotto dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), agenzia federale statunitense, secondo cui le principali fonti di inquinamento, più che dalle automobili, provengono proprio dalle case, ovvero i luoghi in cui ci sentiamo più protetti. Il rischio è rappresentato da moltissimi prodotti che utilizziamo ogni giorno: siamo esposti mediamente a 168 sostanze chimiche, tra cosmesi e detergenti per la pulizia della casa. Alcune di queste vengono rilasciate nell’aria, e in ambienti ristretti e poco areati raggiungono facilmente concentrazioni molto alte; altre sono causa di irritazioni ed allergie cutanee, non solo quelle che si toccano con le mani, anche “insospettabili” come i detersivi per il bucato, che nonostante il risciacquo restano intrappolati nelle fibre. Anche il Ministero della Salute mette in guardia dai detersivi: li definisce “una delle principali entità di rischio di patologia dermatologica”, a cui aggiunge il problema delle intossicazioni. Nel post sugli avvelenamenti domestici avevo intervistato il Dirigente Medico del Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano, che mi ha riferito che le richieste di aiuto nel 90% dei casi riguardano proprio l’ambito domestico, di cui un terzo a causa dei prodotti chimici per la casa o la cosmesi.
Per non parlare del problema di inquinamento ambientale. Molti componenti sono poco o per nulla biodegradabili: c’è poco da fidarsi anche di quelli definiti tali, perché nei test la biodegradabilità si misura nell’aria, senza considerare che invece si possono depositare nelle acque come nel caso dei detersivi, e magari sono anche tossici per flora e fauna. E non si parla di piccole quantità di prodotti: l’Istituto “Mario Negri” di Milano ha analizzato le acque dei fiumi del milanese (quelle da cui si ricava l’acqua potabile!), trovando varie sostanze, come droghe e farmaci, ma anche prodotti chimici per la persona, di cui ne vengono sversati circa mezza tonnellata all’anno.
Come individuare le sostanze nocive nei cosmetici e nei detersivi? Per quanto riguarda la cosmesi, è relativamente semplice: ogni prodotto deve obbligatoriamente riportare l’INCI (ovvero la composizione, con gli ingredienti presenti in ordine decrescente); alcuni nomi all’inizio sembrano indecifrabili, ma vi assicuro che a forza di leggere etichette si memorizzano in fretta. Per i detersivi è leggermente più complesso. Dal 2007 è in vigore un regolamento europeo sull’etichettatura, ma come sostiene Fabrizio Zago, chimico industriale e autore del famoso EcoBioDizionario, «le etichette non dicono molto, anzi, sembrano fatte solo per gli addetti ai lavori. La legge impone di essere molto più chiari rispetto alle pochissime informazioni che vengono date in etichetta: deve essere indicato l’indirizzo web in cui poter reperire l’intera formulazione», anche se purtroppo non è sempre così semplice trovare le schede di sicurezza (fondamentali poi per soccorso in caso di avvelenamenti domestici).
Comunque, interpretare le etichette di cosmetici e detergenti in linea di massima è possibile, anche senza essere un chimico: basta saper riconoscere i gruppi principali in cui sono classificate le sostanze, e sapere quali sarebbe meglio evitare. Per facilitarvi il compito, ho preparato un elenco con i 10 ingredienti più diffusi, e più nocivi, che potete trovare; alla fine trovate anche la versione scaricabile: vi consiglio di stamparla e portarla sempre con voi. La prossima volta che farete acquisti, sarà più facile analizzare le etichette!
Tensioattivi
Foto: www.innaturale.com
Si trovano sia nei detersivi, sia nei prodotti per l’igiene quotidiana: sono quelle sostanze che servono a sciogliere e rimuovere lo sporco, quindi sono presenti in tutti i prodotti schiumogeni. I tensioattivi possono anche essere di origine naturale (nei prodotti naturali spesso sono derivati dall’olio di cocco), ma per lo più sono di sintesi e di origine petrolifera, ben più economici. Purtroppo però sono anche più aggressivi sulla pelle, causando secchezza, irritazioni e anche allergie; alcuni di questi poi sono poco biodegradabili e tossici per gli organismi acquatici, fissandosi sulle branchie dei pesci e impedendo loro di respirare.
Nome INCI:
In genere quelli con il suffisso –eth (come Laureth) sono etossilati, ovvero di derivazione petrolchimica.
Cocamide
Foto: www.alfemminile.com
Utilizzata sempre nei prodotti schiumogeni per l’igiene personale, come shampoo e bagnoschiuma, in diversi Paesi (come la California) è stata vietata. Perché? La sua pericolosità è dovuta al fatto che in certe condizioni può liberare nitrosoammine, sostanze cancerogene. Nonostante questo, da noi è ancora permessa.
Nome INCI:
Cocamide MEA, Cocamide TEA, Cocamide DEA o semplicemente MEA, TEA, DEA.
Filmanti
Foto: www.nonsolobenessere.it
Fanno parte di questa categoria i siliconi e i petrolati. Sono impiegati soprattutto nei prodotti per il viso (make-up compreso) e in quelli per capelli, perché rivestono la superficie con una pellicola invisibile, che dà l’illusione di lisciare e ammorbidire; in realtà, sono sostanze occlusive, che impediscono ai pori della pelle e ai fusti dei capelli di respirare, seccandoli ancora di più e causando problematiche cutanee come invecchiamento precoce o acne. I petrolati poi, come suggerisce il nome, sono derivati dal petrolio, quindi oltre ad essere di scarsa qualità hanno anche un altro impatto ambientale nella produzione.
Nome INCI:
I siliconi si riconoscono dal suffisso –thicone o –siloxane (dimetichone, pentasiloxane…). Tra i petrolati più famosi ci sono petrolatum, paraffinum liquidum, mineral oil, vaselina, cera microcristallina.
Coloranti
Contenuti in detersivi e cosmetici, sono inutilmente dannosi: non hanno nessuna funzione, se non quella di rendere più appetibile il prodotto. Sono tra i principali responsabili di irritazioni e allergie alla pelle.
Nome INCI:
Si riconoscono perché sono preceduti dalla sigla CI seguita da un numero a cinque cifre; i coloranti da CI 1000 a CI 74999 sono quelli di sintesi.
Profumi
Foto: www.ilpapaverorossoweb.it
Diffusissimi nei prodotti per la casa e per l’igiene (compresi quelli per bambini), come i coloranti non hanno nessuna utilità se non quella commerciale, ovvero rendere creme o detersivi più gradevoli, facendo molto affidamento sulla componente psicologica del “profumo di pulito”. Esistono oltre 4000 sostanze utilizzate come profumo, quasi tutte di sintesi ovvero realizzate in laboratorio (quelle naturali sono date dagli oli essenziali); oltre ad essere tra gli ingredienti con il più alto effetto allergizzante, sono pericolosi anche per inalazione. Contengono spesso ftalati, sostanze usate come solventi del profumo, che oltre ad essere derivati del petrolio sono considerati interferenti endocrini, alterano cioè il corretto funzionamento ormonale. E non è finita: Fabrizio Zago ha posto l’accento su un problema ancora poco conosciuto, ovvero i COV (Composti Organici Volatili), un insieme di composti chimici che il Ministero della Salute definisce “un rischio cancerogeno per i soggetti che trascorrono molto tempo in ambienti confinati”. Nonostante questo però ad oggi non esiste nessuna legge a livello europeo che fissi delle limitazioni; le uniche eccezioni sono quella nazionale della Svizzera e quella del marchio di qualità Ecolabel. Per questo motivo i COV si possono trovare un po’ ovunque, soprattutto, secondo Zago, smalti e levasmalto, lacche per capelli, detersivi per vetri e naturalmente i profumi, sia la classica Eau de Toilette che i deodoranti per ambiente.
Nome INCI:
Non sempre è possibile sapere che tipo di profumi sono contenuti in un prodotto, perché se un’essenza è utilizzata sotto una certa percentuale si può nascondere dietro la generica dicitura Parfum. Esistono però 26 sostanze (naturali e non) con maggiore potere allergizzante: queste vanno obbligatoriamente segnalate in etichetta, e sono Alpha-isomethyl ionone, Amyl cinnamal, Amylcinnamyl alcohol, Anise alcohol, Benzyl alcohol, Benzyl benzoate, Benzyl cinnamate, Benzyl salicylate, Butylphenyl methylpropional, Cinnamal, Cinnamyl alcohol ,Citral, Citronellol, Coumarin, Eugenol ,Evernia furfuracea, Evernia prunastri ,Farnesol ,Geraniol, Hexyl cinnamal, Hydroxyisohexyl 3-cyclohexene carboxaldehyde, Hydroxycitronellal, Isoeugenol, Limonene, Linaool, Methyl 2-octynoate.
Formaldeide
A proposito di COV, la formaldeide è uno di questi: inserita da IARC nel gruppo 1, ovvero quello dei cancerogeni certi, non si può più utilizzare pura, ma è nascosta in diversi conservanti chiamati “cessori di formaldeide” (questa sostanza infatti ha proprietà battericide). La formaldeide si può trovare un po’ ovunque, non solo nei cosmetici o detergenti per la casa (soprattutto quelli ad azione disinfettante), ma anche nei tessuti, nei mobili e parquet, in solventi, colle e vernici, e spesso anche nei profumi, per la persona e per l’ambiente.
Nome INCI:
Gli unici che si possono riconoscere sono i cessori di formaldeide. Tra questi troviamo Imidazolidinyl urea e Diazolidinyl urea, Benzylhemiformal, DMDM Hydantoin , Quaternium-15, 2-Bromo-2-Nitropoane-1,3-Diol (Bronopol), Sodium hydroxymethyl glycinate.
Conservanti
Foto: www.benesserecorpomente.it
Usati per far durare più a lungo i prodotti, possono dare innanzi tutto problemi di allergie cutanee. Un cenno a parte meritano i parabeni: dalle proprietà antimicrobiche, sono però dei pericolosi interferenti endocrini.
Nome INCI:
I parabeni si riconoscono facilmente (methylparaben, ethylparaben, propylparaben, butylparaben). Gli altri conservanti da evitare sono Methylisothiazolinone e Methylchloroisothiazolinone, allergizzanti, e i già citati cessori di formaldeide (DMDM Hydantoin , Quaternium-15, Imidazolidinyl urea e Diazolidinyl urea).
Triclosan
Restiamo in tema di antimicrobici: tra i più utilizzati nei prodotti per la detergenza per la casa e l’igiene (ad esempio saponi per le mani o intimi, deodoranti, dentifrici) c’è il triclosan, già messo al bando negli Stati Uniti ma non da noi. Oltre ad essere considerato un interferente endocrino, l’utilizzo di questa sostanza è correlata allo sviluppo del fenomeno di antibiotico resistenza.
Nome INCI:
Triclosan.
Candeggina
Foto: www.deabyday.tv
Un altro disinfettante a cui pare che non si riesca proprio a rinunciare, nonostante non ne abbiamo nessuna necessità. Fabrizio Zago mi ha spiegato che come disinfettante è potentissimo, ma che può essere utile per sanificare acqua e alimenti nei Paesi poco sviluppati, mentre da noi non c’è nessuna necessità di sterilizzare gli ambienti domestici (o come dicono le pubblicità, “uccidere il 99,9% dei batteri); anzi, secondo gli esperti è addirittura controproducente far crescere i bambini in case troppo igienizzate, perché non sviluppano un corretto sistema immunitario.
Quindi non abbiamo nessuna giustificazione per l’uso di un prodotto che inquina l’ambiente, soprattutto quello acquatico, e che è pericoloso per la salute anche solo per inalazione. Attenzione poi ai mix micidiali, come quello con l’ammoniaca: si formerebbero dei gas tossici chiamati cloroammine, irritanti per le vie respiratorie.
Nome INCI:
Sodium hypochlorite.
Microplastiche
Foto: www.terranuova.it
Infine, parliamo di un problema che ora è soprattutto ambientale ma che a breve sarà anche sanitario, sempre che non lo sia già e non ce ne stiamo accorgendo. Ho già dedicato un approfondimento al tema delle microplastiche (se volete leggerlo, cliccate sul link), quindi sarò breve: si tratta di minuscole particelle, di diametro inferiore ai 5 mm, troppo piccole per essere filtrate dai sistemi di depurazione delle acque; così, dal nostro lavandino, arrivano fino in mare, provocando un enorme problema di inquinamento per via dei loro lunghissimi tempi di degradazione.
Sono contenute in quei prodotti a base di microgranuli, come scrub e dentifrici; in Europa, nel 2013, si stima che siano state utilizzate circa 5.000 tonnellate di microplastiche nei cosmetici! C’è una proposta di legge per vietarne la commercializzazione in Italia a partire del 2020, ma per il momento meglio tenere gli occhi aperti.
Nome INCI:
Polypropylene (PP), Polyethylene (PE), Polyethylene Terephthalate (PET), Polymethyl methacrylate (PMMA), Nylon.
I consigli che posso darvi sono: utilizzare un’app per decifrare INCI e composizioni, come quella di EcoBioControl (disponibile gratuitamente su Google Play), utile sia per la cosmesi che per la detergenza; preferire i prodotti certificati biologici (ad esempio con il marchio AIAB, ICEA, Ecocert…); optare per l’autoproduzione di cosmetici e detersivi, ugualmente efficaci e molto più economici. Come vedete, le alternative non mancano!
SCARICA LA LISTA DEGLI INGREDIENTI DA EVITARE
Foto copertina: www.green-news.it
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