I batteri buoni che ci aiutano a restare in salute
Pesa in totale circa 2 chilogrammi e possiede oltre 3 milioni di geni. Quello che una volta veniva genericamente chiamato flora batterica, oggi ha un nome nuovo e iper scientifico: microbiota intestinale.
Composto da colonie di microrganismi – oltre 1.000 specie di batteri, miceti e protozoi – che vivono nel nostro apparato digerente e operano in simbiosi, il microbiota intestinale svolge una funzione davvero benefica per la nostra salute: previene la proliferazione di agenti patogeni, sintetizza sostanze utili come, ad esempio, la Vitamina K, digerisce le molecole più complesse e mantiene in «allenamento» il nostro sistema immunitario.
La scienza sta attivamente studiando il ruolo del microbiota nelle malattie umane più diffuse, ma le conoscenze sono ancora limitate. Ciò che gli scienziati hanno capito è che arricchendo il microbiota intestinale di batteri «buoni» a scapito dei batteri «cattivi», si favorisce uno stato di generale benessere dell’organismo. Tuttavia, non esiste un microbiota ideale e uguale per tutti: i nostri geni, la storia personale e le caratteristiche individuali concorrono a comporre una “formula” di microbiota specifica per ognuno di noi.
Per capire cos’è il microbiota intestinale e soprattutto come mantenerlo sano ho chiesto aiuto al Dott. Benedetto Mangiavillano, gastroenterologo dell’Humanitas Medical Care. «Con la nostra alimentazione quotidiana forniamo energia e nutrienti ai microrganismi intestinali. Noi alimentiamo i batteri e loro ci aiutano a far funzionare correttamente l’apparato digerente e il sistema immunitario.»
Ed è proprio a sostegno delle nostre difese immunitarie che il microbiota gioca un ruolo di primo piano. Ci spiega Mangiavillano: «I batteri contribuiscono alla stimolazione e all’educazione del sistema immunitario, che altrimenti non avrebbe alcun modo di svilupparsi e irrobustirsi. Solo nell’intestino tenue è presente il 70% delle cellule del sistema immune del nostro organismo, che vengono regolate dal microbiota. Quindi un microbiota sano contribuisce allo sviluppo e al mantenimento di un sistema immunitario sano.»
Ma non solo. Il microbiota – nello specifico quello che popola il colon – ha una funzione cruciale anche in molte malattie, tra cui la sindrome da colon irritabile. «Le comunità batteriche del colon servono per degradare i polisaccaridi, hanno enzimi molto potenti e trasformano gli acidi grassi. Il colon, con il suo microbiota, è infatti responsabile di circa il 30-40% del nostro metabolismo. Un microbiota sano contribuirà pertanto ad un assorbimento “sano” dei nutrienti. Nei pazienti con alterazioni dell’apparato digerente, il microbiota può migrare dall’intestino al sangue creando uno stato infiammatorio. La traslocazione di questi batteri può, inoltre, irritare le pareti, provocando i noti sintomi da colon irritabile. Una infiammazione di questo tipo può essere causata anche da fattori esterni, come una scorretta alimentazione, alcune terapie antibiotiche o gli stress ossidativi.»
Abbiamo capito l’importanza del microbiota intestinale, ma come possiamo mantenerlo in salute? «Tutto dovrebbe iniziare già nell’infanzia, considerando che il microbiota si sviluppa nei primi 5 anni di vita. Una corretta alimentazione influenza in maniera positiva la composizione delle colonie di microrganismi. Per fare questo è necessario seguire una dieta ricca di fibre e cerali, limitare i grassi e le proteine animali e stare attenti alle cotture. Oltre ai prodotti biologici, bisogna anche cercare di consumare solo alimenti tipici di ogni stagione. Per ciò che riguarda invece i carboidrati sarebbe bene evitare le farine 00, spesso in parte geneticamente raffinate, e preferire quelle di kamut o di cereali integrali.»
Quindi è sufficiente mangiare in modo sano, biologico e naturale per garantire benessere al nostro microbiota? «Questo è vero solo in parte. Oltre a migliorare l’alimentazione, bisogna anche cambiare lo stile di vita, ad esempio aumentando l’attività fisica aerobica, eliminando fumo e alcol ed evitando di ricorrere agli antibiotici senza un reale motivo medico. Le terapie antibiotiche, infatti, danneggiano alcuni ceppi batterici saprofiti del nostro intestino, indebolendo l’intera comunità e, di conseguenza, le nostre difese immunitarie. L’impoverimento del microbiota sarebbe alla base della recente diffusione di patologie tipiche della società contemporanea, come le malattie autoimmuni, ma anche l’obesità e il diabete. Il microbiota sembrerebbe, inoltre, implicato in diverse patologie depressive, stati d’ansia e disturbi del sonno.»
Dieta, sport e pochi farmaci. Ecco la formula perfetta per un microbiota al massimo! Ho un’ultima curiosità da chiedere al Dott. Mangiavillano e cioè se esistono nuove terapie mediche per ridare vigore al microbiota, in caso di specifiche malattie o di un generale indebolimento della carica microbica. «Una tecnica molto all’avanguardia è l’idrocolonterapia, un vero e proprio “lavaggio” dell’intestino finalizzato ad eliminare le tossine e i residui della digestione rimasti tra le pareti e le anse dell’intestino, ma soprattutto a rimuovere il vecchio microbiota, ormai non più equilibrato e causa di fastidiosi sintomi come diarrea, flatulenza, stipsi, dolori addominali e digestione lenta. E’ un metodo ormai consolidato per depurare l’intestino dalle scorie, presso l’Humanitas Medical Care di Arese (Milano) lo utilizziamo soprattutto nei pazienti affetti da sindrome del colon irritabile. Molto efficaci sono anche i probiotici – derivanti principalmente dai latticini – e i prebiotici, contenenti fibre alimentari, che possono aiutare il microbiota intestinale.»
Non siamo soli! I piccolissimi ospiti del nostro intestino sono alleati preziosi per il benessere di tutto il corpo. Impariamo, quindi, a prendercene cura al meglio, per una salute di ferro in ogni periodo dell’anno.
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